
Autore: Annika Baldini
Pubblicato da Amazon - 2014
Pagine: 234 - Genere: Avventura
Formato disponibile: eBook

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Jolanda è una ragazza che soffre della sindrome di Asperger, grazie alla quale si ritrova delle abilità molto particolari. Per colpa di queste abilità (soprattutto quelle linguistiche) sarà coinvolta in un’indagine per spaccio di droga nella capitale svedese. Ma allo stesso tempo dovrà tenere il passo anche con la sua vita di Londra.

Oro, rosso e nero è il secondo libro (a cui ne seguirà un terzo) di Annika Baldini (un nome de plume a cui non possiamo associare un volto, non conoscendo il vero nome dell’autrice) che ha per protagonista Jolanda (personaggio principale anche di Semplici complicazioni, il primo libro della serie).
Jolanda è una ragazza italiana, studiosa ed esperta di lingue e scritture antiche. Vive a Londra e lavora alla Goldsmiths University, dove porta avanti le sue ricerche di paleografia. Fin qui tutto bene, se non che Jolanda sia affetta dalla sindrome di Aspenger, o disturbo dello spettro autistico. Nonostante la malattia, riesce a condurre una vita abbastanza normale… sono piuttosto le persone che la circondano ad avere delle difficoltà a volte! Jolanda spesso le spiazza con la sua mente razionale, non ammettendo uscite non autorizzate dal tracciato prestabilito, e più di una volta mi sono trovata d’accordo con le obiezioni che parava in fronte ai suoi amici. A parte questo, Jolanda è follemente innamorata (e ricambiata) di Rupert, un poliziotto inglese con cui sta insieme dal libro precedente. Ogni tanto però bisogna prendere ferie anche dall’amore, e così fa lei, decidendo di andare a Stoccolma per qualche giorno a seguire un ciclo di conferenze. Qui si troverà a collaborare, grazie alle sue grandiose abilità linguistiche, in un’indagine per spaccio di droghe allucinogene. Non è il solito giallo però, perché sarà coinvolto un vecchio libro (mattone) fantasy di origini ungheresi, coperto dalla polvere degli anni e il suo linguaggio inventato da film di fantascienza.
La lettura è stata molto piacevole e accattivante, ammiro l’autrice per la capacità e l’inventiva che ha avuto per sviluppare un libro dentro il libro (dentro il quale tra l’altro si è inventata di sana pianta una lingua. Complimenti!). Quella trama fantasy era estremamente intrigante e sarei la prima a cercare quel libro sconosciuto, se solo esistesse davvero. Oltretutto le indagini si dipanavano a Stoccolma (sarebbe interessante capire i motivi della scelta di questa città) e con me si sfonda una porta aperta se qualcosa riguarda la Svezia. Ho apprezzato davvero molto che a questa città non sia stata appioppata la solita atmosfera da noir nordico, perché in realtà è un posto pieno di sorprese e di cultura, proprio come Jolanda scoprirà.
Unica nota dolente (che è stata anche la causa delle 4 stelle invece che del massimo): si potevano benissimo tralasciare quelle tre o quattro scene di erotismo che sono spuntate ogni tanto dal nulla per poi sparire dopo qualche riga. Erano a mio avviso superflue e senza scopo, solo a dimostrare la passione che unisce Jolanda e Rupert (cosa che tra l’altro era già abbastanza chiara, ai limiti della dipendenza). La storia funzionerebbe alla perfezione senza, e le ho viste solo come un modo per attirare anche quella fetta di pubblico (di solito femminile) che ultimamente cerca l’erotismo nei libri, e che si sarà probabilmente trovato insoddisfatto alla fine dei conti, perché non è di frustini o lenzuola di seta che parla questo libro.
Approfondimento
Sull’autismo non avevo mai letto nulla, quindi mi è piaciuto molto avere a che fare per la prima volta con un personaggio che abbia questa malattia, soprattutto se poi ci si ritrova davanti Jolanda e le sue fantastiche capacità. Non ho la più pallida idea se esistano diversi tipi di autismo e se la sindrome di Aspenger sia qualcosa di particolare, ma più volte mentre leggevo il libro mi sono detta: “Cavolo, Jolanda è stata una grande per aver imparato a gestire la malattia e per riuscire a trarne anche vantaggio!”. Molto belle le digressioni ogni tanto di poche parole sulla sua infanzia e di come il nonno le abbia insegnato a comportarsi “da persona normale”. Mi ha fatto ragionare su cosa vuol dire e su quante cose spesso diamo per scontate per il solo fatto che siamo abituati a sentirle o farle.
I momenti in cui ho riso di più sono stati quelli in cui qualcuno parlava per modi di dire o faceva battute: Jolanda spesso non riesce a capire il senso di entrambi, dato che prende tutto alla lettera. Vederla impegnarsi per cercare di capire un’amica mentre cerca di spiegarle che non è che Rupert voglia pensare alla matematica quando sono insieme, ma il numero 69 ha anche un altro significato al di fuori dell’algebra… scene di questo tipo mi hanno davvero fatto sbellicare. Oltre al fatto che certi momenti sono esilaranti, bisogna sottolineare che in molti altri punti mi sono trovata incollata al libro per scoprire i risvolti dell’indagine e le sue conseguenze. Consigliato a tutti!