
Autore: Andrea Masotti, Giovanna Astori
Pubblicato da Youcanprint - 2014
Pagine: 122 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: eBook

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Un uomo e una donna sono seduti di fronte su un treno che scivola lungo la costa adriatica. Il treno è lo strumento per compiere un viaggio esistenziale alla ricerca di un’identità dispersa nei mille rivoli della psicopatologia del quotidiano.

Bea è una giovane studentessa irrequieta con “occhi di biglie di vetro opaco, cuore che sanguina, pelle di pesca e anima macchiata”. Personaggio complesso e contraddittorio, ricca di forza interiore, ma attraversata da conflitti tipici della giovinezza. Si sposta col treno tra Bologna e Rimini; ogni tanto una puntatina in Puglia, sua terra d’origine. A Rimini ha una relazione con un certo Denis, un personaggio apparentemente neghittoso, ma in realtà coinvolto in un’attività di tipo sovversivo. Viaggiando in treno conosce un infermiere delle Marche, Luca, con cui intreccia una fugace ma intensissima relazione di pensieri.
Beatrice compie un viaggio all’indietro sulle onde della memoria. Come in viaggio psicoanalitico, tenta disperatamente di raccogliere i frammenti della sua esistenza, quando bimba era cullata dalla cantilena “ Bella bimba della mamma fai la ninna, fai la nanna”. Vorrebbe rimanere lì dentro quella dimensione senza tempo e spazio, ma viene sbalzata fuori dalla espulsione del parto. Un parto lungo e difficile; vicino il padre che attende l’esito del cesareo. “ La prima cosa che conosce del mondo è la macchia sulle iridi di suo padre”: ella si rivede piccola proiettata nel primo giorno di scuola, con l’ansia di apprendere e il desiderio di un sonno profondo in cui cullarsi per l’eternità. Sì, perché lì si sta bene mentre dondola un dente e si sente il profumo salmastro del mare in lontananza, in uno spazio infinito in cui tuffare il suo desiderio di bimba inquieta. “ Hey, sveglia!!”Il padre le accarezza i capelli e l’affida alle cure di Pauline, la ragazza francese, che la controlla mentr’ella gioca col mare. Poi la musica…quel carillon che lei bene conosce mentre s’invola in un viaggio onirico, in cui rientrare in contatto con la vita passata.
Ora si trova sul treno con direzione Rimini, dove l’aspetta Denis. Il padre l’accompagna alla stazione, con le parole di rito: chiama quando arrivi. Ha un’amica con cui condividere il mondo della sua interiorità, i primi esami universitari, le scarpinate, le ansie e le inquietudini della giovinezza, le promesse solenni: “ Ce la farai Sara, ce la faremo”. Mentre si scambiano confidenze sull’ultimo amore, Denis, il commiato, poi di nuovo in viaggio verso il mare, col freddo nelle ossa. L’arrivo a Rimini, dove l’aspetta il suo amore. Denis è fascinosamente disarmante; incontratisi in un pub di Bologna, è stato un fulmine a ciel sereno. L’esatto contrario di ciò che i genitori desiderano per lei: molto più grande, non ha studiato, ma si intende e parla di ogni cosa, tale è il suo carisma che ella si lascia coinvolgere nel gruppo rivoluzionario, restando sempre comunque ai margini. Pensa così di vendicarsi di coloro che le hanno portato via il padre, rubandole l’azzurro dei suoi occhi. Mentre si dipana la storia d’amore, con tutti gli interrogativi del caso, Bea se ne torna al Sud, al suo mare turchese, punto unico di colore all’interno di un’esistenza insoddisfacente; qui continua la sua attività sovversiva, sente di compiere un dovere di cui il suo uomo può andare fiero.
Vorrebbe tornare a quell’aprile da favola, quando il Tevere li guardava riflessi, ”in una pigra notte romana”, dopo il viaggio a Roma era piena di energie e di aspettative…la fine degli esami, la laurea, un lavoro vicino a Denis. Poi la scomparsa di Denis, e la morte del padre. L’incontro con Luca, un giovane con un pesante bagaglio psicologico difficile da sgrovigliare: un padre edipico e una vita sentimentale fallimentare. Si porta dietro il ricordo di Michela, con cui aveva una relazione a undici anni; una storia finita male. Ora però lei lavora e studia a Firenze. Angelica, con cui se l’è spassata, fa i tatuaggi ed è povera in canna. Avrebbe voluto fare lo scrittore, ma il complesso paterno lo travalica: quel padre che avrebbe ammazzato volentieri, che si è portata una puttana in camera sua, che poi era una ragazza della sua età di adesso o l’età di quella ragazza che le siede di fronte leggendo “ Oceano mare” di Baricco e che lo osserva nella sua incompiutezza sentimentale –emotiva. Un salto nel passato…Michela, Angelica, Bobo, Fabrizio, Giulio, tante le cose da dire a quella fanciulla che gli ricorda la puttana che il padre portò in camera sua, ma i silenzi sono più forti delle parole.
Il procedimento adottato dai due scrittori è evocativo, psicologico, analogico. Si salta da un momento all’altro dell’esistenza nel desiderio inconscio di riappropriarsi di un tempo lontano in cui si viveva in armonia con se stessi e gli altri. Un tempo mitico, più fantastico che reale, dibattuto tra l’ansia di realizzazione personale e il cullarsi tra gli affetti più cari: il babbo e la mamma. L’incontro con Luca è lo spunto per condividere il tempo interiore, superare la frantumazione di vite disperse nei mille rivoli del quotidiano. Due esistenze problematiche si incontrano fugacemente in uno scambio di sguardi e di pensieri, mentre il mare fa da fondale nel tempo zero della rinascita spirituale.