
Autore: Stefania De Girolamo
Pubblicato da PlaceBook Publishing - giugno 2021
Pagine: 198 - Genere: Narrativa Contemporanea, Narrativa Italiana
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9798516256257
ASIN: B096QVWL5V

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La colpa e la solitudine è la seconda edizione del libro “Stupro – La ragazza sporca”, che ci narra la storia di Monica, una ragazzina di sedici anni che viene stuprata violentemente da un gruppo di ragazzi. La giovane verrà costretta dai familiari a nascondere questi fatti terribili, Monica troverà sfogo da questo suo grande malessere nella musica e nella danza. Incontrerà finalmente un giovane dagli occhi dolcissimi, nascerà un grande amore tra i due che aiuterà entrambi a riscattarsi dal proprio dolore. Un libro forte e crudo, che riesce a trovare nonostante tutto la forza incredibile della poesia, per lenire queste gravi ferite dell'animo.

La colpa e la solitudine è il libro di Stefania De Girolamo che si presenta, come svela l’introduzione, in veste di seconda edizione del romanzo “Stupro-La ragazza sporca” un romanzo crudo che affronta con intensità la tematica della violenza sulle donne. L’autrice afferma che il messaggio principale di questo romanzo è quello di guardare dritto in faccia, di non nascondere, alterare o peggio rendere più accettabile una verità di fatto “cruda”, con termini o asserzioni che tendano a renderla meno brutale. Molto spesso nella maggioranza di questi casi di violenza l’opinione pubblica tende a minimizzare alcuni fatti, arrivando al punto di far pendere la bilancia dalla parte dei carnefici. Ad esempio nel caso di cronaca della donna uccisa insieme ai suoi bambini a Carignano, nel torinese, la vittima fu dipinta dai giornali come una donna insoddisfatta che non sapeva accogliere il marito col sorriso sulle labbra, verso il povero (si fa per dire) marito-carnefice che secondo vari articoli di cronaca pensava soltanto a lavorare. Tutto questo è veramente grottesco. Sono davvero tanti i fatti di cronaca che spesso grazie a fantomatici articoli di giornale scritti da pseudo-giornalisti che sembrano difendere la maggior parte degli assassini, riescono a ribaltare la dinamica degli eventi.
De Girolamo cita alcuni di questi episodi, come il caso del Genovese, uomo di potere che violenta quasi fino alla morte una ragazzina, le accuse sembrano rivolte crudeli e implacabili alla giovane vittima, o ancora in merito a stupri od omicidi oggi si leggono e si ascoltano frasi come: “Lui era in preda a una tempesta emotiva”, “era un gigante buono”, “si è trattato di un raptus”, “la ragazza portava il tanga”, “la ragazza ha provocato”, “la ragazza non era vergine” (sentenza del 2006), “la ragazza era troppo avvenente”. L’autrice attraverso questa sua pubblicazione mette in risalto questo sistema corrotto, questa linea di pensiero che sempre più spesso si fa largo nella maggioranza delle persone, che tende sempre ad alleggerire, mascherare, rendere sostanzialmente meno atroce quello che per dirlo con le parole della stessa scrittrice è un mero crimine!
“Lei cantava pura e violata, danzava in quell’immane sforzo di trovare uno squarcio verso il futuro, per dovere verso la propria anima, per l’altrui volontà spezzata e irrimediabilmente sepolta laggiù sotto quell’albero, lungo quella strada, quell’anno, quel giorno, quell’ora, quei pochi istanti.
Lei cantava e danzava, parendo l’angelo più inviolato, più puro che potesse esistere, incastonato in un corpo quasi adulto, come fosse un diamante ficcato in un ramoscello appena nato, in attesa che le fronde della futura esistenza l’avvolgessero a ripararlo dall’esistenza stessa, con le sue intemperie, le sue brutte stagioni, e rafforzarlo con le gioie e le speranzose attese di tiepide primavere venute a dar nuova vita, con teneri germogli di utopistici miraggi di un fertile avvenire.
Quelle note volavano via dissolvendosi in minuscole particelle, andando a contaminare qualsiasi materia fosse disponibile, ogni nota sembrava ripercuotersi tutt’intorno quasi fosse stata una bomba atomica, la cui anima omicida è capace di assolvere al suo compito fisicamente e fino a chilometri di distanza, ma anche temporalmente eterna se non con un lento dissolversi lungo i decenni, portando morte e dolore e desolazione una generazione dopo l’altra.
Le povere note del suo gioioso canto andavano a diventare alberi e terra e rami secchi e foglie, penetrando nelle loro cellule e nutrendole di una diversa e innaturale esistenza, contaminandole con il male, prendendone la forma e consistenza, trovando così l’eternità, abbandonando là, in quell’albero, in quei rami, in quelle foglie, immortale la ragazzina di quell’attimo prima.”
Stefania De Girolamo attraverso la sua prosa raffinata riesce incredibilmente a raccontarci il dramma sempre attuale, purtroppo, della violenza sulla donna, riesce a farlo raccontandoci tutta la verità, nient’altro che la verità. Non usa mezzi termini quando ci racconta di Monica, la ragazzina dalla folta chioma castana che amava camminare per la sua città, una notte dopo aver studiato a casa della sua migliore amica, la ragazza viene stuprata con violenza da quattro ragazzi incontrati durante il suo tragitto per tornare a casa. I familiari in seguito la costringeranno a nascondere l’accaduto e la ragazza si ritroverà a sfogare questo suo grande malessere nella musica e nella danza. Sono pagine toccanti, che suscitano nel lettore sentimenti di rabbia e frustrazione nel leggere queste tristi vicende, utili a farci riflettere attentamente su questa grande piaga della violenza sulle donne.
“Monica si rimpicciolì, riducendosi a uno scricciolo subito dopo, andando ad attaccarsi a un albero, a cercare il contatto con la sua forte corteccia, si spinse contro quel tronco con tale forza da sembrare che volesse entrarvi dentro, divenne talmente piccola che i pochi passanti non poterono accorgersi di quel piccolo corpo raggomitolato in quell’anfratto…”
Nessuno meglio di una donna può descrivere il senso di vuoto, il dolore, il sentimento straziante che si prova nell’essere violate con violenza e contro la propria volontà da un branco di bestie feroci come quelle, perché sempre più spesso è stato dimostrato che il verme conquistatore è lui, l’uomo, l’animale più selvaggio e spregevole che esista in natura. Incredibilmente Monica la nostra eroina di questa storia, riuscirà ad abbattere le barriere di questa violenza soltanto attraverso l’aiuto di un altro giovane, attraverso l’amore vero, un sentimento travolgente che aiuterà i ragazzi a riscattare il proprio passato.
Approfondimento
Il libro La colpa e la solitudine indaga sullo stato d’animo delle donne che hanno subito violenza, sul sentimento di angoscia e la ricerca di liberazione, della voglia di sconfiggere i propri demoni dopo la terrificante esperienza. Perché stare zitti e nascondere un fatto simile non fa altro che nutrire il mostro feroce che si fa largo dentro la nostra mente.
La giornalista e scrittrice Viola Conti nella prefazione dice: “Trattare nella letteratura il tema della violenza sessuale sulle donne non è né una mera questione politico-sociale, che si rifà al femminismo, né un problema di etica o morale, bensì, nasce dall’urgenza narrativa di raccontare un fenomeno in crescita a livello globale. Solo in Italia, dal Rapporto Eures 2020, sono stati 91 i femminicidi, 1 ogni 3 giorni, con un aumento delle violenze sessuali gravi, come stupri e tentati stupri, pari al 5,4% del totale” (Fonte: Rapporto Istat 2019). Nessuno può negare che questo grave fenomeno sia in forte crescita, libri come questo sono utili per svegliare la “coscienza” dell’opinione pubblica, devono aprire al confronto e al dialogo, affinché fatti così terribili vengano stroncati sul nascere.
Quello del femminicidio è un problema che affonda le sue radici nella cultura patriarcale e maschilista che, come dice Viola Conti, inverosimilmente, cresce e diviene “sistema” nella società globalizzata, tecnologica e iperconnessa, come teorizzato dal filosofo italiano Luciano Floridi nella cosiddetta era “Onlife”, dove reale e virtuale si (con)fondono. Non si tratta quindi soltanto di raccontare un fatto o, di romanzarlo, facendosi portavoce della lotta di genere, ma, soprattutto di denunciare un fenomeno ancora troppo sottovalutato e marginalizzato.
Fabrizio Raccis