Autore: Jacopo Martinello
Pubblicato da Ciesse Edizioni - Maggio 2017
Pagine: 288 - Genere: Fantasy
Formato disponibile: Brossura
Collana: Gold
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Il giovane investigatore sorseggia lentamente la sorba ghiacciata, lo sguardo perso nel vuoto, la mente lontana da quella locanda. Ma ecco, d’improvviso, un guizzo illuminare il volto del ragazzo. Ogni indizio, ogni singola informazione, ogni piccolo dettaglio, sfilano ordinatamente sotto ai suoi occhi.
Perin posa con decisione il boccale sul bancone. Sorride compiaciuto.
Ha la soluzione.
In La Spelonca delle Stalattiti Andrea Perin di Belisario, apprendista scaldo, impugna con determinazione la mappa di quella terra a lui sconosciuta. Il suo sguardo indugia prima sulla Radura dei Comodini, poi sul Col di Resina, nell’arduo tentativo di identificare la propria posizione.
Bratislanda è un inusuale parco divertimenti, costruito ad hoc per ragazzi grassottelli, alla parvenza anemici, disposti a sborsare qualsivoglia somma pur di sostituire carte, dadi, joystick e tastiere con un’esperienza reale.
Perin varca i cancelli di questo mondo con uno scopo ben preciso. Non è un giocatore qualunque, bensì un investigatore in incognito incaricato di far luce sul peggiore dei reati: omicidio. L’Umanite Alastor, Architrave di Buratta, è stato ritrovato esanime nella propria abitazione e nulla sembra facilmente suggerire l’identità del colpevole.
Tra prove da superare e imprevisti da gestire, Perin raggiunge Buratta – cittadina famosa per le sue case a vela – dove intraprende immediatamente le indagini. Con la complicità dell’improbabile Grattacroma – intenditore di sorba più che di scene del crimine – il giovane investigatore interagisce con i possibili sospettati e, al contempo, impara a conoscere le bizzarre logiche di quel mondo surreale.
Orientandosi tra copie candela, pani da guardia e calcinatori registra minestra, Andrea Perin di Belisario riuscirà a risolvere un caso senza precedenti e a far uscire dall’ombra il nome del colpevole.
La Spelonca delle Stalattiti: un fantasy-giallo messo in scena sul teatro dell’ironia. Un racconto scanzonato e sagace che pecca terribilmente di originalità.
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Approfondimento
In punta dei piedi, quasi a non voler disturbare, La Spelonca delle Stalattiti cerca il suo posto tra gli scaffali della libreria. Il racconto è un po’ incerto: deve inserirsi tra i gialli? O, forse, chiedere un angolino ai fantasy? Del resto, anche i comici sembrano piuttosto amichevoli.
Ebbene, non è semplice etichettare il romanzo di Jacopo Martinello, giovane autore che con il suo esordio ha osato sfidare le rigorose classificazioni da bibliotecario.
L’azione rischiosa di imboccare un genere poco calcato dalle stilografiche ha tuttavia portato ad un risultato interessante. La Spelonca delle Stalattiti prende forma in uno scenario fantasy, dove i riflettori vengono puntati su un intricato caso di omicidio, che sembra non poter essere risolto senza una buona dose d’ironia. L’autore ha saputo creare un mondo, Bratislanda, e dar vita ad una collezione di personaggi il cui denominatore comune è, senza ombra di dubbio, l’originalità. Si pensi ad esempio al feroce pane da guardia per proteggere la propria abitazione o al calcinatore registra minestra, che permette di condensare i ricordi in pratici dadi da cucina.
Alcuni scalini traballanti che possono far inciampare il lettore, sono la componente sentimentale eccessivamente trascurata tra i personaggi, nonché la compresenza di troppi sospettati sino alla scena finale.
La Spelonca delle Stalattiti è un romanzo che canta fuori dal coro ma che è meno di nicchia di quanto si possa immaginare. I veterani del fantasy non potranno che amare Bratislanda sin dal primo momento e la sagace ironia e il giallo ben architettato sapranno tenere con il fiato sospeso anche il pubblico più diffidente.
Lettori, afferrate la mappa, seguite Perin nel cuore di Buratta e sfidatelo nella risoluzione del caso. Magari non riuscirete a scovare per primi la soluzione, ma di sicuro vi farete delle grosse risate.
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