Autore: Gianpietro Scalia
Pubblicato da Montag - Dicembre 2021
Pagine: 112 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Le Fenici
ISBN: 9788868925574
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Raul corre veloce con le lacrime agli occhi, il tunnel di una miniera dove lavorava suo padre è crollato, il vecchio Costillo sembra avere a cuore il padre di Raul, si prepara per addentrarsi in quella cupa miniera per salvarlo. Mentre il vecchio si accinge ad entrarsi nel buio ventre della terra pensa a Mizzy, la schiava di una tribù indigena che lo ha fatto innamorare, comincia così una discesa negli inferi del mondo e il ricordo di una donna maltrattata che cercava di fuggire con l'amore della sua vita.
Benvenuti amici di leggere a colori, abbiamo letto e recensito per voi un libro speciale, vincitore dell’edizione 2021 del premio internazionale Montag, un libro scritto da Gianpietro Scalia e pubblicato dalla casa editrice Montag, il titolo è Mizzy, ovvero il vecchio Costillo e la miniera.
Abbiamo tra le mani un buon libro, ben curato sotto l’aspetto dell’editing che fa un grande uso della descrizione dei luoghi e dell’atmosfera come una cornice deliziosa attorno ai personaggi che prendono vita dalla penna di questo nuovo e interessante autore. La prima parte di questo libro comincia proprio con la descrizione di questo villaggio di minatori, una pioggia sottile si riversa tra le baracche accompagnando il giovane Raul che corre a perdifiato lungo il pendio della collina, il ragazzino ha appena sentito che un tunnel della miniera è crollato, proprio il luogo dove stava lavorando suo padre, ecco perché corre come un pazzo e le sue lacrime si mischiano alla pioggia sottile:
“Raul l’aveva sentita bene l’esplosione. Lontana, quasi muta, era come se provenisse dal nulla. Come se si fosse trattato di un tonfo: un urlo soffocato senza voce. I minatori non perdevano occasione per affermare quanto quel rumore ricordasse il lamento che arrivava, a volte, dai dannati che affollavano l’inferno. Erano convinti ci volesse un orecchio abituato per rendersi conto che in fondo alla miniera un tunnel era crollato, perché loro lo conoscevano a memoria, quel frastuono agghiacciante: lo portavano nel sangue e nei pensieri, e avevano capito sin dal primo istante che lo scoppio era stato violento e catastrofico. Il padre di Raul si trovava proprio nel turno di quelli che erano sotto. – Non è detto che siano già morti! – furono i primi commenti che sentì Raul quando giunse trafelato alla miniera: – Se qualcuno avesse il coraggio di scendere e piazzare un paio di candelotti nel punto giusto, magari riuscirebbe ad aprire una breccia e riportarli fuori. Però, Cristo, ci vuole una persona con due palle così per scendere lì sotto, senza contare che deve trattarsi di qualcuno che conosce questa bastarda di una miniera come se si trattasse della fessura della sua donna…”
Questa storia ricca di colpi di scena ci ricorda uno dei grandi classici della letteratura, come il celebre “Rosso Malpelo” di Giovanni Verga, anche in quella novella veniva descritta perfettamente la vita dura dei minatori, la discriminazione e lo sfruttamento minorile dei ragazzi, anche se in questa occasione Gianpietro Scalia usa una scrittura molto fluida e moderna. Durante la lettura, infatti, vi ritroverete tra due binari, in modo alternativo vengono descritti alcuni episodi legati al passato che sfumano tra gli eventi del presente in una originale sequenza narrativa.
Il vecchio Costillo si diceva fosse nato appena era stata aperta la miniera, e la miniera aveva almeno cinque secoli, così dicevano di questo uomo burbero con una cicatrice sulla fronte, un uomo duro ma dalla saggezza soprafina. La miniera è una ferita profonda che s’imprime nell’anima della terra. Pensava il vecchio Costillo. L’uomo promette a Raul di entrare nella miniera e salvare suo padre, così che alcuni minatori affermano che il padre di Raul sia un parente stretto del vecchio, forse suo figlio.
Presa questa decisione, durate la sua discesa nella bocca della miniera il vecchio Costillo comincia a riflettere e si fa largo nella sua testa il pensiero della dolce Mizzy, la prima volta che aveva fatto l’amore con lei, tutte le sue frasi, i suoi sogni, l’affetto. Mizzy era una schiava e Costillo aveva promesso di portarla via da quel luogo, lontano da tutte quelle sofferenze e dai maltrattamenti.
Gianpietro Scalia ci descrive così Mizzy, la sua dura vita da schiava sottomessa al padrone che sotto le sue frustate sogna di fuggire via da quell’incubo insieme a Costillo che si è innamorato di lei fin dal primo giorno che l’ha vista. Un libro che sotto il dramma, tra le ferite dell’animo riesce a travolgere il lettore con una storia viva e struggente.
Approfondimento
“Occhi così neri da ricordare un temporale quando il cielo si gonfia di tempesta, aveva pensato Costillo la prima volta che la vide.” Gianpietro Scalia riesce a narrare attraverso immagini forti e romantiche, abile manipolatore della prosa poetica, non lascai spiragli alla banalità o alla sufficenza, ogni frase ha un contenuto valido in questa storia.
È notevole il suo modo di raccontare, di farci vivere in prima persona la vita di Mizzy, della tribù degli Uru Ari, schiavizzata da un uomo senza scrupoli che osa incatenarla come un cane randagio, che per crudeltà e azione ci ricorda un cimelio cinematografico firmato da Quentin Tarantino in Django. Paragone azzardato? Per gli amanti del genere sono sicuro che questo libro vi lascerà senza fiato, e girando l’ultima pagina, proprio come ho fatto io, non vi resterà che il rammarico di aver letto troppo velocemente queste bellissime pagine.
Voglio fare gli auguri a questo ottimo autore, il suo è un grande esordio, il premio e la pubblicazione sono dei traguardi magnifici per questa pubblicazione che merita di essere letta e diffusa a larga scala! Come sempre spero di aver acceso la vostra curiosità, libri come questo non si trovano tutti i giorni, vi auguro una buona lettura amici.
Fabrizio Raccis