
Autore: Saverio Capozzi
Pubblicato da BookSprint - Marzo 2017
Pagine: 192 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura

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Vite arenate, immobili, permeate dalla patina dell’indifferenza. Anime insoddisfatte e affaticate che camminano a piedi nudi sui cocci delle loro esistenze. Ma ecco, d’improvviso, il Caso s’infila nel grigiore e avanza con una lanterna luminosa. Una lanterna di speranza, un incipit di movimento. Dove porterà?

Trippa, infaticabile garzone di bar, è un uomo semplice, poco istruito, ma di grande cuore. Il suo nome di battesimo, Vittorino, è ormai finito nel dimenticatoio, eclissato da un epiteto capace di dipingere con immediatezza un uomo grassottello e poco curato. Per una cicca di tabacco, Trippa lavora da tutta la vita alla stregua di uno schiavo, aggrappato alla speranza di poter divenire, un giorno, proprietario del bar.
Serapeo è un aristocratico nell’animo, un uomo di cultura, dai modi eleganti. La sua professione lo fa sentire poco realizzato, consapevole che il giornalismo sportivo ha definitivamente imprigionato il suo talento per la scrittura. Forse a causa di un’eccessiva considerazione di sé, Serapeo non è riuscito a tenersi stretta alcuna relazione e vive solo, in una casa spoglia d’arredi e di speranze.
Gilda è una perla rara, di grande valore, ma non ancora scoperta. Attrice capace, è costretta a lavorare in piccoli teatri di periferia, accontentandosi di platee tanto appassionate quanto scarne. Una donna bellissima, sicura di sé e dal carattere forte. Con gli uomini intesse solo relazioni sbrigative, senza alcuna volontà di creare qualcosa di duraturo.
Tre personaggi all’apparenza diversi, contrastanti, eppure così intimamente affini. Il denominatore comune? L’insoddisfazione. Trippa si lascia trascinare da una vita che non ha scelto, ma che gli è semplicemente capitata. Serapeo è costretto ad esprimere il suo estro creativo in miseri trafiletti, poche battute destinate, tra l’altro, ad un pubblico poco colto, totalmente disinteressato a sinonimi e congiuntivi. Gilda sogna il grande teatro, la fama, gli applausi fragorosi, ma non le resta che esibirsi in piccoli palcoscenici corrosi dal tempo.
L’incontro casuale, al termine di uno spettacolo nel Teatro Povero, porta i tre protagonisti a creare una goffa ma appassionata amicizia. Un barlume di speranza nella vita di ciascuno di loro, una possibilità di cambiamento che li spinge a cercarsi e a frequentarsi in modo quasi ossessivo. Le loro esistenze inerti prendono a muovere dapprima qualche passo e poi a correre con grande entusiasmo. Niente è però destinato a rimanere uguale a sé stesso e anche questa nuova, apparente, felicità è destinata a mutare.
Ancora.
Sempre.
Gilda ascolta, non essere infantile, la vita non si arresta mai, va avanti, muoiono vecchie forme e ne nascono di nuove, non esiste agonia che non debba fare i conti con una rinascita.
Approfondimento
Regista di teatro e psicologo, Saverio Capozzi ha condensato queste due sfaccettature della propria personalità nel suo Perpetuo mobile. Il teatro, infatti, fa da grande sfondo della vicenda: luogo, in primis, d’incontro per i tre protagonisti, nonché parte integrante della vita di Gilda. Il taglio psicologico invece, seppur velato, è legato alla metafora che sintetizza il racconto.
Con Perpetuum mobile s’intende una macchina capace di mantenersi in moto senza ricarica di energia, ovvero di creare più lavoro di quanto effettivamente ne assorba. Parallelamente, le esistenze dei tre personaggi si ripetono giorno dopo giorno, identiche a sé stesse e anche quando qualcosa sembra cambiare si trasforma in un’illusione passeggera destinata a riportare tutto al punto di partenza.
L’aspetto vincente del libro è sicuramente dato dal connubio tra uno stile narrativo ritmato e un modo di scrivere ricercato. La penna di Capozzi è elegante, raffinata; aborra i semplicismi e caldeggia una sintassi elaborata. Il piacevole contrasto tra il modo di scrivere dell’autore e la goffaggine dei suoi personaggi crea una spontanea nota di ilarità che accompagna tutto il romanzo.
Un racconto scorrevole, che si legge con piacere ma che, alla fine, lascia una piccola nota di tristezza.
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