Chi ama leggere lo sa: i libri ci regalano la possibilità di vivere tante vite, sbirciando per un momento nella quotidianità di qualcuno che non saremo mai. Ci portano in luoghi lontani e a volte persino in mondi di fantasia, facendoci viaggiare senza muoverci di casa. Ci trasportano in epoche passate e poi ci catapultano in un futuro soltanto immaginato. Altre volte, semplicemente, ci fanno indossare i panni di una persona diversa da noi: scopriamo allora, con un pizzico di umorismo, quattro libri che potrebbero quasi farci venire voglia di cambiare lavoro.
La ragazza del convenience store
Keiko Furukura ha trentasei anni, e da diciotto lavora part-time in un konbini, un piccolo supermercato giapponese aperto 24 ore su 24. Famiglia, amici e colleghi la giudicano strana perché non si adatta alle convenzioni sociali e perché non ha nessuna intenzione di trovarsi un lavoro “vero”. Ma per Keiko il konbini, con le sue regole chiare e le sue routine prestabilite, è l’unico luogo in cui può sentirsi parte funzionante del meccanismo della società. Il lavoro di Keiko è tutt’altro che da sogno, ma la sua dedizione e il senso di soddisfazione che ne trae lo rendono quasi invidiabile. L’autrice stessa, Sayaka Murata, ha lavorato a lungo in un konbini. Con questo romanzo ci mostra, attraverso gli occhi di Keiko, quanto possa in realtà essere strana e incomprensibile la “normalità”.
Uomini che odiano le donne
Lisbeth Salander, protagonista della serie Millennium nata dalla penna dello scrittore svedese Stieg Larsson, è uno di quei personaggi che non si dimenticano. Asociale, ribelle e indipendente a tutti i costi, secondo l’autore è una sorta di Pippi Calzelunghe da grande. Invece di spassarsela a Villa Villa Colle, però, Lisbeth dà la caccia agli uomini che odiano le donne sfruttando le sue eccezionali capacità di hacker. Seguendo la sua storia viene una voglia matta di imparare sviluppo web, dedicandosi per tre intensi mesi a un bootcamp di programmazione come quello di Aulab sognando di uscirne, se non proprio hacker, almeno un passo più vicini a Lisbeth Salander.
Jane Eyre
Sì, è vero che tecnicamente quello dell’istitutrice non è più un lavoro tanto in voga, e che forse con il senno di poi sarebbe meglio stare alla larga da un tizio come il signor Rochester. Nel capolavoro di Charlotte Brontë, però, diventare insegnante è ciò che permette a Jane di ottenere nuova indipendenza, lasciandosi alle spalle una vita tediosa per andare a esplorare il mondo (o almeno la lussuosa residenza di qualche famiglia benestante). Chissà, magari il fascino non sta tanto nella professione in sé, quanto nel carattere appassionato, fiero e coraggioso di Jane. Per farsi volere bene e ubbidire da un peperino come la piccola Adèle, in ogni caso, doveva essere proprio brava.
Arsenio Lupin, ladro gentiluomo
Nessuno suggerisce, si badi bene, di darsi al crimine! Bisogna ammettere, però, che le straordinarie avventure di questo ladro inafferrabile ammantano di fascino un’attività non proprio lecita. Facendo del furto una vera e propria arte, Arsenio Lupin lascia sempre con il fiato sospeso per i suoi rischiosi piani durante i quali tra arguzia, travestimenti e fascino riesce sempre a farla franca. Lupin ci piace perché non usa mai la violenza e, proprio come Robin Hood, ruba soltanto a chi già ha troppo: non per nulla, è un ladro gentiluomo. I libri dell’autore francese Maurice Leblanc sono recentemente tornati in auge grazie a una serie Netflix di successo, che ha rielaborato in chiave moderna i temi e le atmosfere di un classico del giallo.
Forse questi libri non spingeranno davvero nessuno a cambiare carriera, ma se non altro ci trasporteranno per magia in paesi, epoche e culture diversissimi. Non è proprio questi il bello dei libri?