Autore: Fulvio Colucci, Lorenzo D'Alò
Pubblicato da Kurumuny - Giugno 2016
Pagine: 80 - Genere: Romanzo d'inchiesta
Collana: I semi
Da giugno in libreria
Benché sia già uscito da qualche mese, merita un occhio di riguardo il libro Ilva Football Club di Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò, edito da Kurumuny, perché non c’è periodo migliore dell’anno per parlare di speranza se non quello di Natale, al quale ci stiamo avvicinando a grandi passi. Questo, infatti, è il racconto di chi non si arrende a un destino e crede possibile ancora giocare l’ultima partita, la partita della vita, a prescindere dal risultato. Ilva Football Club è un romanzo nel quale tre storie parlano del passato, del presente, del futuro, intrecciandosi. È la Spoon River dei campi di calcio in terra battuta sui quali si è scritto un pezzo della disastrosa parabola industriale del Mezzogiorno, attraverso la lente del calcio giocato in un quartiere-simbolo. Vite perdute e vite che resistono nella trincea della memoria. Lo slancio di chi non si arrende a un destino e crede possibile ancora giocare l’ultima partita, la partita della vita, a prescindere dal risultato.
Il romanzo Ilva Football Club è stato candidato dai lettori dei Presìdi del libro, e il 4 e 5 marzo si giocherà la finale come “Libro dell’anno”.
Per il Premio Presìdi del libro, competizione letteraria che premia i migliori libri di autori italiani pubblicati tra settembre 2015 e settembre 2016, a scegliere i candidati sono stati i lettori di circa sessanta comuni pugliesi attraverso i gruppi dei presìdi di tutta la Puglia. Il presìdio di Castellaneta ha proposto il libro dei due giornalisti tarantini Fulvio Colucci e Lorenzo D’Alò edito da Kurumuny apprezzandone particolarmente l’ottica innovativa, come si legge nelle motivazioni: “utilizzare la memoria e i ricordi sportivi degli abitanti del rione Tamburi per descrivere il cambiamento e le trasformazioni di prospettiva riguardo al mostro industriale è certamente idea nuova“.
«Sono tracce brevi, percorsi frammentari quelli di chi militò idealmente nell’Ilva Football Club e realmente finì a morire in fabbrica. Scie luminose spentesi in un vento grigio. Furono lucciole quegli atleti, le lucciole operaie. Illuminarono il campo dei veleni con i loro cross, così simili alle adorabili traiettorie delle lucciole, con le loro invenzioni di gioco».
Un giornalista sportivo nato al quartiere Tamburi di Taranto, dopo il sequestro dell’Ilva da parte della magistratura per disastro ambientale, decide di riannodare i fili del passato. Sente di doverlo al padre, morto di cancro; a quella generazione di calciatori, scomparsa a causa dell’inquinamento, di cui aveva fatto parte negli anni ’70 e ’80; alla storia della sua città, stretta dalla crudele morsa dell’acciaio che le impedisce di costruire memoria e futuro. Col pretesto di cercare, con vana consapevolezza, la “maglia grigia” – indossata durante un torneo e che tanto ricordava il colore del siderurgico – si trasforma in un viaggiatore nel tempo, raccogliendo anzitutto la sua testimonianza, e poi quelle di un commerciante diventato memoria storica del football di quartiere e di un ex allenatore delle formazioni amatoriali. Si dipana così la vicenda di un Ulisse catapultato negli anni drammatici in cui il “colosso d’acciaio” era il totem fasullo di un tragico benessere; fino alla trasfigurazione della vicenda nel grande racconto collettivo di undici, anonimi, campioni. L’Ilva Football Club, squadra ricostruita immaginando di mettere insieme le “figurine” di alcuni tra i tanti che a Taranto lasciarono la giovinezza sul terreno del campo sportivo Tamburi vecchio: a un passo dalla fabbrica più inquinata d’Europa, a due dal cimitero dove le polveri minerali colorano di rosso le lapidi.
Fulvio Colucci, giornalista e scrittore, lavora nella redazione tarantina della «Gazzetta del Mezzogiorno». Nel 1995 ha vinto il premio “Ilaria Alpi”. Ha pubblicato Invisibili. Vivere e morire all’Ilva di Taranto (2011); Liberté! (2011); La zattera (2015)
Lorenzo D’Alò è giornalista e tarantino. Inviato della «Gazzetta del Mezzogiorno», da oltre trent’anni racconta lo sport, che è quasi sempre una lezione di vita.