Titolo: La principessa guerriera
Autore: Marina Cvetaeva
Pubblicato da Sandro Teti Editore - Ottobre 2020
Pagine: 283 - Genere: Poesia
Formato disponibile: Brossura
Collana: Zig Zag
ISBN: 9788899918989
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Disponibile in libreria La principessa guerriera, poema di Marina Cvetaeva, con testo russo a fronte.
Una Vergine guerriera possente come il sole, uno Zarevic inetto e perseguitato dalla sua Matrigna, un vecchio Zar ubriacone: i personaggi della tradizionale fiaba russa Zar-fanciulla acquistano una nuova vita nei versi di uno dei più grandi poeti russi del Novecento. Marina Cvetaeva compone questo poema nei difficili anni della guerra civile, poco prima di partire per l’esilio, riuscendo con la sua tipica potenza immaginifica a fondere la cultura popolare e folcloristica di una Russia che stava per scomparire con le storie di personaggi biblici, ovidiani, shakespeariani. L’opera esprime nella maniera più compiuta il geniale talento di Cvetaeva nel creare complesse tramature di temi e di stili.
Alcune note su Marina Cvetaeva
Figlia di un eminente filologo e di una musicista, ricevette una raffinata educazione artistica e cominciò prestissimo a scrivere versi. Nel 1911 sposò uno studente di filosofia, Sergej Efron, che allo scoppio della rivoluzione si arruolò tra i Bianchi. Nel 1922 seguì il marito a Praga e poi si trasferì a Parigi. Tornata in Unione Sovietica nel 1939, fu osteggiata dalle autorità; in preda a una profonda crisi depressiva, si suicidò due anni dopo. Dopo i primi volumi di poesie (Album serale, 1910, e Lanterna magica, 1912), ancora immaturi, serbò un lungo silenzio fino al 1922, anno in cui uscirono contemporaneamente, a Berlino, le raccolte Versi a Blok, Congedo, Psiche, Verste, e il poemetto Lo zar-fanciulla, seguito da Il mestiere (1923) e Dopo la Russia (1925). Negli ultimi anni si dedicò intensamente alla prosa: stralci di memorie e saggi di argomento letterario, in una mirabile prosa lirica dal complesso impianto ritmico.
La poesia della Cvetaeva, tra le più originali del Novecento russo, è aliena da qualsiasi sentimentalismo e morbidezza; secco e nervosamente cadenzato, il suo verso si frantuma in unità significanti di altissima tensione emotiva. Riducendo la metafora a violento attrito semantico, sopprimendo i nessi logici normali, la Cvetaeva arriva a trasformare le sue poesie in ruvide trame fonetiche. A questa scrittura convulsa corrisponde, tematicamente, un’enfasi che converte i gesti quotidiani in momenti di esasperata drammaticità e trova nei più appassionati miti femminili della storia russa gli ideali «alterego» della violenta personalità dell’autrice. Benché la Cvetaeva non abbia partecipato ai movimenti d’avanguardia dell’inizio del secolo, la sua ricerca espressiva e il suo sperimentalismo linguistico sono paralleli alle esperienze dei cubofuturisti e, in particolare, a quelle di Pasternak, cui la apparenta la concisione della visione poetica.
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