Leonhard Frank, scrittore tedesco legato ai movimenti artistici del primo Novecento e al pensiero pacifista, rivela in questa raccolta di racconti l’inutilità, l’incoscienza e l’ipocrisia nascoste dietro le false ragioni da cui ha origine la guerra.
Una raccolta di novelle di un autore tedesco che non cede alla mitizzazione del progresso e della potenza, dell’organizzazione e della necessità della guerra, e in più decostruisce i percorsi che hanno portato alla tragedia della Prima Guerra Mondiale: la tendenza alla sopraffazione, la propensione all’adattamento e alla conservazione dello stato delle cose per timore della sofferenza, il pessimismo.
La sciagura e il dolore, mascherati da onore e sacrificio, vengono qui svelati in tutta la loro inaccettabile oggettività. La narrazione scoperchia il vaso di Pandora per affrontare la realtà dei mali uno a uno, in un energico slancio verso la reazione, verso l’ottimismo e la presa di coscienza della forza del singolo, perché l’uomo potrà essere e sarà umano quando non sarà più costretto all’inumanità.
Leonhard Frank nasce a Wurzburg nel 1882, da una famiglia di umili origini. Frequenta la severissima scuola evangelica, in una regione e una città di tradizione e cultura radicalmente cattoliche, e dopo il diploma di artigiano si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Monaco per intraprendere la strada della pittura. Nel 1910 interrompe la propria formazione per recarsi a Berlino, dove diviene una presenza costante nei Caffè e nei circoli artistici, ma non vuole essere parte di nessuna cerchia: ritiene che ogni sistema sia finalizzato al mantenimento del potere e che in ogni cerchia si rischino dinamiche di sopraffazione. Pacifista della prima ora, si rifugia in Svizzera durante la Prima Guerra Mondiale, dove frequenta gli artisti del Dada e gli scrittori engagé. Tornato in Germania, è controllato dal regime nazista e costretto di nuovo all’esilio. Ritornerà infine in Germania nel 1950. L’uomo è buono, pubblicato da Del Vecchio Editore, sarà in libreria a settembre.