Autore: Ian Manook
Pubblicato da Fazi - Maggio 2017
Pagine: 474 - Genere: Gialli
Collana: Darkside
Dall’11 maggio in libreria
Il commissario più amato del momento è tornato. Sta per arrivare in libreria Yeruldelgger, Tempi selvaggi, il nuovo capitolo della strepitosa saga da 500 mila copie vendute di Ian Manook edita da Fazi. Dopo Yeruldelgger, Morte nella steppa, il noir francese più premiato degli ultimi dieci anni, a cavallo tra il romanzo giallo e il libro di viaggio (Brunella Schisa, il Venerdì di Repubblica), il secondo capitolo della trilogia Yeruldelgger, Tempi selvaggi non deluderà le aspettative. Il commissario ritrova la Mongolia e le sue terre estreme in un grande thriller di un’originalità assoluta.
È inverno inoltrato e la steppa è avvolta nella morsa dello dzüüd: le temperature si aggirano sui meno trenta, un vento gelido imperversa e il paesaggio è spazzato da tormente di neve. Sembra di respirare vetro. È la leggendaria sciagura bianca, che al suo passaggio lascia dietro di sé una scia di cadaveri. Milioni di vittime, uomini e animali. Da un cumulo di carcasse congelate, incastrata fra un cavallo e una femmina di yak, sbuca la gamba di un uomo. È solo il primo di una serie di strani ritrovamenti. Nel frattempo, in un albergo di Ulan Bator, viene assassinata la prostituta Colette, delitto del quale è accusato proprio il commissario Yeruldelgger. E poi c’è la scomparsa del figlio di Colette, le cui tracce porteranno il commissario fino in Francia, in una fitta trama di giochi di potere dei servizi segreti, loschi affari dei militari e corruttela della politica. Yeruldelgger non ha più niente da perdere ed è pronto a uccidere. Il fuoco va sconfitto col fuoco, proprio come si fa quando scoppiano gli incendi nella steppa: si creano muri incendiari. E intanto, la neve continua a ricoprire la Mongolia…
Su Yeruldelgger è stato scritto:
«Mongolia immensa, spirituale, nera, nel romanzo rivelazione di Ian Manook. Un racconto inesauribile, che risuona ben oltre la rivelazione del male e lo svelamento del colpevole. L’esordio di Manook impone lo spassante scenario mongolo nell’immaginario del poliziesco, così come vent’anni fa Mankell impose la Svezia». – Roberto Iasoni, Corriere della Sera
«Ian Manook mette in scena un giallo dai sapori forti, in un paese ricco di contraddizioni. L’autore è molto abile a trascinare il lettore in una trama violenta e in luoghi esotici. Un romanzo giallo e al tempo stesso un libro di viaggio». – Brunella Schisa, il Venerdì di Repubblica
«Fazi fa delle indagini del commissario Yeruldelgger la sua scommessa per le letture sotto l’ombrellone e non è difficile capire fin dalle prime righe perché la puntata è vincente». – Cristina Nadotti, la Repubblica
«Il thriller di Manook è un magnifico reportage in un mondo perlopiù sconosciuto». – Fabrizio D’Esposito, Il Fatto Quotidiano
«Il futuro del noir? Uno sbirro stile Gengis Khan». – Caterina Maniaci, Libero
Votato come miglior giallo del 2016 dai lettori di Livre de Poche.
«Confezionato con una mano diabolica, popolato di personaggi che lasciano il segno, ecco un thriller xxl». – Lire
«La Francia ha il suo ispettore Maigret, il Belgio ha il suo Hercule Poirot, la Germania il suo Derrick, l’Inghilterra il suo Holmes. Dall’anno scorso grazie a Manook anche la Mongolia ha il suo poliziotto, il commissario Yeruldelgger». – 7 officiel
Ian Manook, giornalista, editore e romanziere, vive a Parigi. Ha esordito con Yeruldelgger, Morte nella steppa, pubblicato nel 2016 da Fazi Editore e primo di una trilogia con lo stesso protagonista. Pluripremiato e adorato dai lettori e dalla critica, Yeruldelgger è un vero e proprio fenomeno.
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