Presentato all’ultimo Festival di Cannes, Habemus Papam è un film bello e di ampio respiro; sicuramente, da un punto di vista formale, tra i più ambiziosi e importanti nella filmografia di Nanni Moretti. Lo sguardo alla figura del Papa è assolutamente rispettoso, e diventa quasi affettuoso verso cardinali e suorine: incomprensibili ci appaiono così le polemiche di molta stampa cattolica che hanno accompagnato l’uscita del film. Finché il film rimane nell’ambito del Vaticano, l’ho trovato grandioso, e memorabili alcune scene, come il ballo dei cardinali sulle note di “Todo cambia”.
Ma quando la religione, cioè il Papa, esce per le strade di Roma, qualcosa si inceppa. E’ un Papa volutamente ispirato a Woytila, o tutti i Papi conoscono a memoria Cechov e amano il teatro? e l’unico gruppo di persone che lo accoglie e a cui si unisce è una compagnia teatrale? E i teatranti in genere mettono sempre in scena Cechov, e rimangono personaggi anche al di fuori del teatro? Mi faccio queste domande perché ho trovato un po’ di maniera questa utilizzazione vecchio stile della compagnia teatrale, come artificio e come metafora.
Poi il Papa rientra in Vaticano, si affaccia alla finestra e il film torna grandioso, perché, ci dice il Papa, bisogna avere consapevolezza dei propri limiti e delle proprie difficoltà, anche se forse può essere considerata un’offesa a Dio, perché Dio è perfetto e se ha scelto quel Papa, non può aver sbagliato…
Michel Piccoli da grande attore rende molto fragile il suo Papa, lontano dal mondo che esce a conoscere, o riconoscere, e allo stesso tempo vicino per sensibilità, per una sintonia che si nutre anche di simpatia e umanità, anche se gli improvvisi scatti di ira non convincono del tutto.
Inevitabile il confronto con La messa è finita, che pur con tutte le sue ingenuità, ha una forza coinvolgente e una costruzione narrativa ben più salda e intensa. Nel film (1985) il giovane prete Nanni Moretti è impotente di fronte ai cambiamenti che lo irritano e che destabilizzano le sue convinzioni, e se ne va in un luogo lontano dove forse hanno ancora bisogno della sua parola; il Papa Michel Piccoli è chiuso nei suoi limiti, e vaga isolato in una realtà per lui incomprensibile da cui fugge per tornare nel rassicurante Vaticano.
A. P.