Dopo avervene parlato qui finalmente é arrivato!
Ambientato nella Germania nazista, Storia di una ladra di libri inizia in maniera eccessivamente drammatica: Liesel Meminger, la protagonista, assiste alla morte del fratellino – avvenuta in circostanze nebulose – al conseguente funerale, all’abbandono della madre e, per giunta, “tocca” il suo primo libro che è un vademecum del becchino, e in quel caso il suo analfabetismo risulta essere persino un beneficio.
Tratto dal romanzo La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, Storia di una ladra di libri, sembra ripercorrere un po’ le orme di Pollyanna, almeno inizialmente, dove l’orfana è sempre adottata da una matrigna perfida con la presenza fissa di un componente della famiglia che invece ha un cuore buono. Il tutto si svolge scorrevolmente, ma un certo punto il film si “arresta” proprio sul più bello; e alla spensieratezza subentra ciò che in effetti fa da sfondo al film, e cioè l’ombra di Hitler. Quindi si crea questo divario, un contrasto di due parallelismi, del protagonista e l’antagonista, che neanche si incontreranno. Sarà una lotta psicologica, o meglio, intellettuale. Hitler vuole oscurare la cultura, quella conoscenza che avrebbe liberato le persone dall’ignoranza. Dopotutto, è con l’ignoranza che si può soggiogare, e il dittatore sembra avvalersi proprio di questa arma. Ed è qui forse la scena chiave di Storia di una ladra di libri, dove i nazisti, mettono letteralmente al rogo centinaia di libri e gli astanti sembrano essere così plagiati, che arrivano al punto di autoconvincersi che è meglio non sapere. Si fidano del loro leader, e sono pronti a percorrere qualsiasi strada egli indichi, anche se questa portasse – come è avvenuto – alla distruzione.
D’altra parte, Storia di una ladra di libri esagera con la cultura, ponendola come unica condottiera e liberatrice dell’uomo. Se è pur vero che la conoscenza libera, è che la cultura è da preferire senz’altro all’ignoranza, ma non può certo essere la soluzione definitiva dei problemi dell’umanità, anche perché quelli che oggi stanno attentando al benessere dell’uomo sono persone che di certo non sono ignoranti, e noi plebei, non si può dire che siamo tutti ignoranti. A parte questa enfasi, il messaggio di Storia di una ladra di libri va comunque afferrato: la cultura è prerogativa di tutti, e il libro è un bravo insegnante.
Bravissima anche l’attrice Sophie Nèlisse, che interpreta Liesel, rendendo piacevole la visione del film e più profondo il ruolo. La parte finale è alquanto scontata, ma il cinema esiste da un secolo, e quindi non sarebbe illegittimo cadere nella trappola della ripetitività.
Vincenzo Ardito