Le strade si stendono come pagine bianche, pronte a catturare le impronte dei viaggiatori. Ogni passo è una lettera, ogni curva un punto e virgola. E così, con l’inchiostro delle scarpe, iniziamo a scrivere la nostra storia. In questa intervista, esploreremo il mondo di Alberto Kofi, le sue esperienze e la sua visione che è un invito ad andare oltre i confini della nostra zona di comfort.
l viaggio ci insegna a guardare oltre le superfici e a cercare connessioni profonde. Attraverso l’integrazione, scopriamo che siamo tutti parte della stessa famiglia umana. Le nostre storie si intrecciano, le nostre esperienze si somigliano. Questa poesia, un insieme di poesie raccolte in “La danza di Medea” sono esperienze uniche. Nel dialogo e nella condivisione, costruiamo ponti che superano le divisioni e creano legami duraturi. I libri sono proprio questo, le parole di Alberto Kofi aprono gli occhi su una fragilità umana che spesso tentiamo di ignorare. Questa diventa, nella mani del poeta, il coraggio attraverso cui raccontare il suo mondo per farci scoprire il nostro. Piccole cose, spesso incomprensibili, che siamo noi.
Alberto, “La danza di Medea” è il tuo ultimo lavoro poetico. Anche in questa pubblicazione ritroviamo il viaggio come tema ricorrente. Puoi dirci come questo tema si intreccia con la stesura del libro nel tempo?
Il viaggio è parte integrante nel tempo e nello spazio. Semplifico; la lettura di questa raccolta è un viaggio doppio e temporale a ritroso, come un riconnettersi con le visioni, le parole, le sensazioni vissute.
Nella tua opera precedente hai esplorato miti antichi e viaggi interiori. In che modo “La danza di Medea” si collega a questo percorso letterario?
La raccolta precedente; La Follia di Aiace, come quest’ultima prende in considerazione protagonisti atipici, emarginati, feriti e fragili. Amo le figure scaltre e tragiche e così umane e contemporanee. I miti antichi Greci in questo caso offrono un’esauribile fonte di ispirazione.

Autore: Alberto Kofi
Pubblicato da Amazon - maggio 2024
Pagine: 35 - Genere: Poesia
Formato disponibile: Brossura, eBook

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🎬 La video recensione su Youtube
Essenziale, primitivo, completamente immerso nel respiro delle cose.
(Mariella Minnucci)

Nella mia recensione ho parlato di un “viaggio senza fine di un poeta nomade”. Come definiresti il concetto di ‘nomadismo’ nella tua vita e nella tua scrittura?
Il nomadismo è una necessità, una forza interiore, una voce perenne. Fin da piccolo ho sempre avuto il bisogno/tentazione di “andare” e “tornare”, di esplorare. Questo vagare e confrontarsi mi porta ad una dura critica e revisione dei miei concetti culturali e quindi occasioni di ispirazione.
Si può dire che l’ispirazione per i tuoi libri nasce sia dal movimento fisico che quello mentale? Insomma che entrambe le cose siano collegate?
Sicuramente ha un forte impatto. Il bisogno di scrivere nasce comunque da una forte necessità di comunicare che paradossalmente ad oggi, nonostante tutti gli strumenti noi umani non siamo più in grado.
Se ti fa piacere puoi condividere con noi un’esperienza di viaggio che ha particolarmente influenzato la tua scrittura.
Il viaggio in Togo ha influenzato la parte “animistica” di alcuni componimenti non ancora pubblicati.
Il tuo nome d’arte, Alberto Kofi, ha origini interessanti legate al tuo primo viaggio in Ghana. Spieghi ai nostri lettori il legame tra le tue radici culturali e i temi che esplori nei tuoi libri?
È una domanda molto interessante; le mie radici culturali e ci tengo a precisare sono formate dal ruralismo meridionale Italiano arricchito dalle credenze e dalla storia. L’incontro con “l’altro” ha creato una rottura, una doppia identità arricchita, una visione cosmopolita.
La poesia è una parte di te, vive in te così come solo ai poeti accade. Secondo te, quali sono le influenze reciproche tra letteratura e vita?
L’influenza è 100% reciproca. Le esperienze, le mancanze, gli incontri, le parole dette e quelle non dette.
Quando e come hai scoperto la tua passione per la scrittura e in particolare per la poesia?Cosa nasconde il titolo “La danza di Medea”?
Ero giovanissimo 13/14 anni. È stato per caso. Non ho scelto di scrivere poesia è arrivata quasi per gioco; avevo molto da dire dopo molti anni di “reclusione”, avendo passato periodi di isolamento sociale e relazionale. La mia esistenza biologica e quella letteraria, fin quando questa esisterà, non sono interconnesse. Il titolo non nasconde, esprime la vita come una danza folle.
Finiamo in bellezza: dicci un motivo per conoscere la tua poesia e ovviamente questo nuovo lavoro.
Un viaggio folle, un momento di pausa per riflettere su quanto perdiamo in cose che sembrano banali ma in realtà valgono moltissimo.