Tre elementi chiave per dare forma a una storia intensa, dove le emozioni si susseguono con naturalezza. È la penna di Alessio Silo, giovane autore di Monte San Giovanni Campano, a tracciare sul foglio l’identità di Andrea, protagonista del romanzo La musica che resta. Un viaggio tra le note e le parole, dove si compie il vero senso dell’esistenza. Silo ha già all’attivo diverse pubblicazioni e ha ottenuto vari riconoscimenti in concorsi letterari. Lo incontriamo per una breve intervista per conoscere in anteprima la sua nuova opera.
Un pianoforte, un libro, un amore. Tre elementi chiave per il tuo nuovo romanzo. Perché “La musica che resta”?
La musica che resta è quella roba indefinibile che alla fine o all’inizio di tutto ci resta quando ci poniamo dinanzi allo sguardo della vita. Quel suono, silenzio, rumore, che è parte integrante del nostro essere, difficile da ascoltare e da percepire. La musica che penetra nella propria originalità e svela il proprio essere, attraverso l’arte dell’amare, restandoci per sempre. È un tipo di musica primordiale senza nome, che non si può apprendere, ma soltanto ascoltare; leggendo questo libro, suonando queste parole, per rinnamorarsi di se stessi.
C’è qualcosa di te in Andrea, il protagonista?
Come spesso accade per chi scrive, i protagonisti, e i vari tratti di una storia, hanno quasi sempre aspetti somiglianti agli autori, contraccambiandosi in un rapporto esaustivo e gratificante, per poi incuriosire il lettore. C’è una parte della mia vita, in Andrea, mascherata da immagini e suoni racchiusi all’interno di queste pagine.
Dove ti portano le emozioni questa volta? E che significato ha la musica nella tua vita?
Mi sono innamorato della musica quando essa mi ha chiamato alla vita. Non sono un musicista, ma mi piace ascoltare la musica delle parole scritte. Farle suonare attraverso la scrittura è uno dei gesti che più ammiro per chi scrive. Far vibrare le corde della propria anima, intonando al coraggio e alla verità. La voce di Lucio Battisti e i testi di Mogol, ad esempio, mi hanno affacciato alla musica che oggigiorno coltivo attraverso l’inchiostro di una penna. Senza le emozioni non saprei come definirmi. Senza di esse, non saprei come vivere.
Hai già pubblicato diversi libri. Di notevole interesse è la biografia del maestro Antonio Mastromattei, costruttore di orologi, che cosa ti ha portato a raccontare la sua storia?
Dal voler far conoscere un mio concittadino, emigrato in America negli anni ’60, che ha trovato fortuna esportando la propria arte orologiaia all’estero, divenendo, come noto, uno dei maggiori esponenti mondiali nel suo settore. Inoltre, è stato insignito anche di alte onorificenze, tra le quali: Medaglia d’oro e nomina a Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana dal Presidente Leone, Principe della Chiesa dell’Ordine Cavalleresco di San Gregorio Magno dal Papa Paolo VI, Commendatore dal Presidente Pertini, Grande Ufficiale della Repubblica Italiana dal Presidente Scalfaro, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Ciampi, Presidente dei Decorati d’Italia dal Console Generale d’Italia a Boston.
Da giovane cittadino, qual è il tuo rapporto con la politica?
Nel corso del tempo, e dalla mia poca ma intensa esperienza, ho iniziato a comprendere che la politica è tutto e nulla. Politica, in primo luogo, è servire il proprio paese senza pretendere nulla in cambio (uno dei gesti più alti che un libero cittadino possa esercitare). Ma questa definizione è comprensibile e applicabile solamente a pochi d’animo nobile. Per questo, la politica, è anche il nulla; poiché viviamo in una società omogenea infangata nel corso degli anni che ha avvizzito e reso schiavi i liberi cittadini, generazione dopo generazione. Penso che un atto rivoluzionario sia l’unico gesto puro e libero che possa emergere da una società incoerente, omertosa e assopita. Per rivoluzionale una società, bisognerebbe in primis rivoluzionare se stessi, ritrovandosi in stralci di vita smarriti, riappropriandosi così della propria dignità e libertà.
I bambini e la lettura. Una tua riflessione sul mondo dei libri per i più piccoli. Hai mai pensato di scrivere per loro?
Ci ho pensato, ma non mi sono mai applicato, poiché ritengo che scrivere per i bambini sia una questione molto seria e che vada affrontata con professionalità, da esperti del settore. Nonostante ciò, insieme ad un gruppo di miei concittadini coetanei, abbiamo messo in mostra, a livello nazionale (e non solo), un concorso letterario, denominato LetteralMonte, rivolto a piccole e grandi penne, dandogli così la voce dovuta attraverso parole scritte. L’evento è giunto alla seconda edizione (la premiazione si è svolta il 3 luglio scorso all’interno del nostro Castello Ducale, dove venne rinchiuso, per un breve periodo di tempo, San Tommaso d’Aquino), grazie anche al Comune di Monte San Giovanni Campano, e prevede una scalata verso la libera espressione e condivisione culturale.
Ambizioni, progetti per il futuro.
Nessuna ambizione, nessun grande progetto. Vivo il presente sempre nei migliori dei mondi, rispettando e aiutando gli altri. Ritengo che le cose belle nascono soltanto con naturalezza.