Come promesso abbiamo intervistato Carlo Tedeschi autore del volume 2 di Leo – L’uomo senza tempo, scrittore e autore teatrale, pittore e poeta ci ha svelato alcune curiosità sulla persona di Leo Amici e sulle attività straordinarie che proseguono attraverso il suo operato. Attraverso questa intervista mettiamo una lente di ingrandimento su un libro che è un dono (e segue il primo volume di cui vi abbiamo già parlato, già menzione speciale Premio Cesare Pavese), una benedizione da parte di chi ha sempre mostrato grande amore verso il prossimo.
Benvenuto a Carlo Tedeschi, nel suo libro racconta le vicende di un uomo incredibile, Leo Amici, che ha lasciato una traccia importante dietro di se, come e perché ha deciso di raccontare la sua storia?
Tutti abbiamo bisogno di comunicare, condividere. Io nella mia vita l’ho fatto raccontando di lui nella musica, negli spettacoli ed ora attraverso la stesura della sua storia: è un tesoro per me, da condividere appunto. Una tavola imbandita su cui tutti possono cibarsi e dissetarsi, un banchetto di nozze a cui tutti possono partecipare…
Quanto tempo ha dedicato alla stesura di questi due volumi di “Leo – l’uomo senza tempo” e quanto hanno influito sulla sua vita gli episodi narrati?
Il tempo dedicato è stato il tempo rubato al riposo, alla notte. La mia vita è colma di incontri e avvenimenti, come lo è stata quella di Leo: ne ho ereditato e proseguito il cammino, ed è un onore, per me, quando nel dipingere o fare teatro debbo rubare al tempo il tempo. Gli episodi narrati sono i passi e le tappe più determinanti verso il mio oggi.
Nelle azioni e nella personalità di Leo Amici si vedono chiaramente qualità straordinarie, quelle che nell’Antico e Nuovo Testamento erano descritte in riferimento a Gesù Cristo, è davvero straordinario rivedere queste qualità in un essere umano umile e generoso. Leo Amici con il suo esempio può riportare all’attenzione di tutti quanto sia importante una figura carismatica e misericordiosa come il Cristo della Bibbia?
Certamente, ognuno di noi avrebbe il dovere d’essere un altro Gesù. Non certo per l’arroganza di sentirsene all’altezza, ma nell’umiltà di accogliere la grandezza in sé per donarla.
Alcuni episodi raccolti nel libro ci fanno capire quanto è importante dare una seconda possibilità al nostro prossimo, mostrare amore e misericordia verso il “diverso” o il “meno fortunato”, oggi siamo diventati meno sensibili e più “cattivi” verso gli altri?
No, non siamo meno sensibili o più “cattivi” verso gli altri… è il male che, ormai, è arrivato al colmo: è tutto nuvolo, cosa serve che accade? Usando le parole di Leo: «Deve tuonare, venir giù la tempesta, per poi tornare il sereno…» Dentro di noi c’è sempre, benché offuscata, mistificata, nascosta… una parte di Dio che non ha colpa e che va rispettata…
Quel piccolo paese fuori dal mondo esiste davvero, si trova a Rimini vicino al lago di Monte Colombo, lei c’è stato ha vissuto in prima persona in quel posto. Cosa si prova nel vedere il testamento vivente di Leo Amici?
Io ne ho fatto parte sin dall’inizio ed ora vivo accanto al “piccolo paese” costruito attorno alle rive del Lago di Monte Colombo. Ogni giorno in esso accolgo chi ricerca qualcosa di vero… respiro l’aria di Leo e ciò che lì è stato riversato: è per me il luogo più bello al mondo.

Carlo Tedeschi: pittore, scrittore e regista
Ha conosciuto Leo, di tutte queste storie citate nel libro che ci hanno fatto conoscere da vicino quest’uomo, qual è la sua preferita o quella che comunque ha lasciato un segno più profondo nella sua anima?
Tutte mi hanno coinvolto e in tutte, dopo aver visto Leo immergercisi con tutto se stesso, mi sono addentrato, partecipando sia nel dolore che nella grandezza a quella felicità del buon risultato finale. Sono tutte presenti e sullo stesso piano.
La fondazione Leo Amici continua a rendere giustizia alle opere e alla memoria di Leo, quanto è importante questa attività di volontariato qui in Italia?
Non è tanto importante la quantità delle azioni, quanto la qualità. Non è importante l’eco, quanto l’aiuto, la condivisione nel silenzio di uno sguardo sincero, nel pudore della riservatezza, nel sapere, anche muto, che il giorno non è andato perso…
Leo ascoltava e correggeva gli autori Giancarlo e Carlo, la fretta con cui aveva girato le ultime scene del film La verità di un ragazzo… non avevano risposto a nessuno di quei punti interrogativi, semmai ne avevano aggiunti altri. Forse solo la morte accidentale del passerotto – Leo se l’era ritrovato sotto i piedi – che aveva proiettato nello spazio il suo grido di dolore, giunto fino alle orecchie dei tre, aveva fatto rintronare nei loro interni un senso d’angoscia, come di una tragedia… imminente?
Le mie parole, da lei citate se non sbaglio, sono di stimolo ad una mia reazione emotiva? Se fosse così, lo sarebbe nel ricordo della morte di Leo, avvenuta l’aprile successivo l’episodio citato (nel 1986). Ora non mi procura né senso di tragedia, né angoscia. È stato allora… Oggi tutto ha un suo senso, i punti interrogativi di allora si sono sciolti alla realtà dei fatti del tempo, che scorreva attorno, e sono rientrati nell’ordine così perfetto in cui ogni avvenimento della vita di ognuno s’incastra per un come e un perché che, anche se accidentali, possono riportare bene e armonia.
Voglio fare i miei più sentiti auguri a Carlo Tedeschi per il suo impegno, per la grande passione che ci mette nel raccontarci la vita in quel piccolo paese fuori dal mondo, per averci fatto conosce Leo Amici. Questo libro ci insegna molte cose, l’umiltà e l’umanità, oggi più che mai abbiamo bisogno di validi modelli di vita che mettono in risalto l’amore puro…grazie di cuore.
Fabrizio Raccis