Non è facile esordire con un libro scottante come quello di Claudio Gazzano, “Una vita a puttane” è un libro sfrontato, senza peli sulla lingua. L’autore racconta le sue esperienze personali, ci parla della sua folle passione per il sesso a pagamento e per le belle donne. Lo stravagante scrittore americano Charles Bukowski scriveva: “Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita. Io ho preso parecchie lauree. Chiamatemi dottore.”
Abbiamo intervistato l’autore e gli abbiamo fatto alcune domande per capire bene il senso della sua missione letteraria, cosa ha spinto Gazzano a raccontarci queste storie spudorate? Scopritelo attraverso questa intervista!
Come nasce la voglia di raccontarsi dentro un lungo romanzo?
Ho iniziato a scrivere il libro principalmente per me, descrivendo le situazioni, pensavo che questo potesse aiutarmi a trovare una via da percorrere per uscire da quel malessere che mi affliggeva.
Una volta arrivato all’80 % della storia ho pensato potesse servire a qualcuno, qualcuno che si sarebbe potuto trovare in situazioni simili, perché no, magari anche a qualche psicologo o analista per dare un nome a questa situazione.
Io volevo stare sulle 200 pagine ma poi quando abbiamo convertito il file in formato libro ci è esploso in mano. Più di 400 pagine e allora abbiamo tolto degli aneddoti meno interessanti e semplificato alcune situazioni.
Cosa può insegnarci questo romanzo?
Spesso le persone credono di scegliere razionalmente ma poi sono le emozioni e l’inconscio a prevalere. Alcune scelte sentivo che avrei dovuto valutarle sbagliate o contro i miei interessi ma non sono riuscito a dominarmi.
Sono convinto che forse non succede solo a me.
Nel suo libro si parla molto dei suoi rapporti a pagamento con tantissime donne, certe volte con toni un po’ pensanti, crede, visto il periodo complicato che stiamo vivendo con il politicamente corretto, che possa subire una sorta di censura per i suoi contenuti?
Questo argomento non l’ho mai preso in considerazione in fase di scrittura. Certo che se si va a prendere il primo libro di un autore sconosciuto per pontificare un perbenismo e un “finto politicamente corretto”, sarò contento di potermi battere per il diritto di poter pensare e scrivere quello che voglio…
Più volte nel libro si rivolge al lettore, quanto è importante l’opinione del lettore in questo caso?
Qui bisogna intendersi, a me interessa sapere cosa pensa il lettore per avere punti di vista diversi, soluzioni alternative, pensieri laterali o consulti psicologici. Poi come suggerisce il sottotitolo, adattando l’aneddoto del vecchio saggio: “la vita è mia e faccio quel cazzo che mi pare” non mi interessa un giudizio su di me. Ma sulle situazioni.
Quando è nata la sua passione per la scrittura e quali sono i suoi riferimenti letterari?
Non si può parlare di vera passione. Non ho autori o riferimenti letterali. Non sono un grande lettore. Potrei dire Bukowski, come scritto in varie recensioni da lettori a me sconosciuti (grazie di cuore!!) ma la realtà è che non ho mai letto nulla di lui…
Alcuni episodi raccontati sono chiaramente autobiografici, quale episodio della sua vita reputa il più decisivo?
I fatti raccontati sono veri al 90%, il 10% romanzato è per motivi legali. Degli episodi raccontati nel libro, i 5 secondi nel parcheggio con Liza sono sicuramente quelli che mi hanno cambiato la vita. Irina povera, è forse l’episodio più triste che ho visto anche se sono sicuro che, dietro le quinte dello “spettacolo” quello che ti vogliono far vedere non rende… c’è molto di peggio in profondità, dentro la vita di questi personaggi che ho deciso di raccontare.
Ringraziamo Claudio Gazzano per la sua autoironia mostrata anche tra le pagine del suo romanzo, per la schiettezza delle sue risposte ad alcune domande “difficili”. Infine, voglio fare i miei migliori auguri a questo suo primo esordio letterario. Se ve lo siete persi potete leggere la nostra recensione o addirittura volare, incuriositi, ad acquistare il libro!
Fabrizio Raccis