Mi muovo silenzioso con un paio di pantofole nella casa riscaldata e bagnata di pioggia. Con me ci sono diversi libri a farmi compagnia e alcuni appunti sparsi. Mi sento a mio agio nel mio studio, luogo in cui trascorro gran parte della giornata. In qualche modo il tempo qui sembra fermarsi. Certo che, penso, la mia zona comfort è davvero piacevole. Siamo un po’ tutti fatti così d’altronde, apprezziamo l’ambiente in cui ci troviamo mentre ci troviamo in difficoltà in realtà diverse. E quando siamo seduti nella posizione comoda troppo a lungo finiamo per attendere che altre situazioni migliori accadano senza scomodarci. In genere.
È proprio il movimento, fisico e mentale, il mezzo più efficace per vivere nuovi stimoli e trovare nuove posizioni comode di cui magari non sospettavamo l’esistenza. Così si trova anche l’ispirazione. Ripenso alle parole scambiate con Alberto Kofi alias Alberto La Prova qualche giorno fa, un autore che ha avuto il merito di integrarsi in realtà molto diverse tra loro. È andato incontro al diverso con un’apertura mentale a mio giudizio invidiabile e con una voglia di vivere pazzesca tutto quello che sarebbe arrivato. Le sue parole sono intrise di queste esperienze. Sono diventate un libro entusiasmante, La follia di Aiace di cui abbiamo parlato attraverso una recensione.
Questo scambio, che potete leggere nella segue intervista mi ha rinfrescato la memoria in merito all’importanza del viaggio. In questo caso le esperienze sono diventate percepibili per il lettore, la condivisione attraverso i versi funziona. L’ispirazione radicata nell’animo vede la luce, per così dire, insegnandoci a confrontarci con noi stessi e con ciò che è oltre.
Vi invito a considerare questa preziosità nelle risposte di Alberto Kofi e magari a cercare in voi l’inizio di un nuovo viaggio in cui le tappe siano cose o posti che servono all’anima per entrare in sintonia con ciò che ci circonda.
Chi è Alberto Kofi?
Un nomade eremita. Un’individuo nato nella fredda Milano persuaso da colori e calori meridionali, attratto dal lontanissimo, dallo sconosciuto, dai viaggiatori e da tutte le forme di vita.
La poesia, forse più di molte altre espressioni letterarie deve pescare a fondo nell’esistenza e nell’animo umano. Quali sono secondo lei le influenze reciproche fra letteratura e vita?
La letteratura-vita è un binomio essenziale per chi scrive. Si dipendono l’un l’altro e sono complementari. Alcune volte è un macigno insopportabile.
Quando Alberto La Prova è diventato Alberto Kofi? Quale o quali sono stati gli elementi propulsori che l’hanno gettata nell’abbraccio intimo dei versi?
Nella nostra recensione abbiamo raccontato di come “La follia di Aiace” rappresenti (anche) un viaggio che ha preso la forma di “poema dalle forti vibrazioni in cui la ricerca dell’ascolto passa attraverso il sentimento puro e onesto che rinasce dal tempo”. Il lettore apprezzerà sapere che tipo viaggio sta per percorrere: scelga un aggettivo per descriverlo.
Metafisico.
Qual è il senso di questo procedere, errare?
Liberarmi dalle catene culturali di appartenenza, in cerca delle più disparate forme di aggregazione umana. Conoscere l’altro, condividerne i momenti…
Nella poesia “Realtà” si legge della nostra incapacità di assorbire la realtà oggettivamente, senza distorsioni. In effetti nella nostra società confusione, disinformazione e mistificazione rappresentano problemi seri da affrontare con determinazione, anche per le generazioni future. I suoi componimenti vogliono suggerire qualcosa in relazione al ruolo della poesia nel modo in cui si deve affrontare questo tema?
A volte solo distaccandosi dalla società si riesce ad toccare con mano nuda, la propria vera identità e le prospettive reali del vissuto.
I suoi versi, spesso essenziali e netti arrivano e concordano con immediatezza richiamando immagini tra l’antico e il moderno. Un incontro tra l’uomo prigioniero della sua visione del mondo tragica e della sua solitudine e l’eroe che cerca la sua libertà. Ci vuole parlare di questo collegamento uomo-eroe che sopravvive fino ad oggi?
Le antiche civiltà, vicine o lontane ma anche alcune società contemporanee hanno bisogno di miti e storie per poter dominare le proprie emozioni per poter avere la chiave della sopravvivenza indispensabile per costruire il senso dell’esistenza. Personalmente penso che ognuno di noi ha il bisogno di mitizzare e infondere fiducia in quello che verrà per affrontare la realtà eroicamente.
Sono forti i richiami a elementi naturali come il sole, la luna, il mare, l’aurora etc. Spesso le cose più immediate da richiamare alla nostra immaginazione sono le più suggestive. Ci racconta come nasce questa specifica scelta?
Gli elementi naturali, fanno parte di quell’universo primordiale in cui spesso, in senso metafisico, divento appartenente con tutto me stesso. Sono gli elementi da sempre in stretta vicinanza con l’uomo, quindi antichissimi, saggi e protettori di segreti.
La follia di Aiace, il libro che raccoglie i suoi 31 componimenti ha raccolto un discreto interesse tra i lettori di poesia. C’è qualche soddisfazione personale che ha avuto e ci vuole raccontare?
Una lettrice mi ha scritto in privato, giorni fa, dicendosi di essersi sentita meno sola dopo la lettura del libro; ecco questo è il mio obbiettivo, Non sono concentrato su me stesso, fra cento anni, non sarò altro che polvere, ma il libro forse sopravviverà e forse potrà aiutare qualcun’altro.
Un pregio e un difetto della sua scrittura da cui non riuscirà sicuramente a separarsi.
L’essenzialità e i diversi tipi di linguaggio usato.
Una domanda di rito, per tutti gli interessati alla sua scrittura: sta lavorando a qualcosa di nuovo? Può dirci qualcosa di più?
Attualmente ho iniziato la stesura di un’altra raccolta più intima dal titolo “Il diario di Abdoul” e in grande segreto e riserbo la stesura di un’altra opera ,con diverso editore, dal titolo “La Danza di Medea”.
Fabio Pinna