La guerra dura al peer to peer continua, non si lascia certo intimorire dall’accusa di essere anticostituzionale. Il ministro della giustizia francese ha presentato infatti l’Hadopi II, la seconda versione della severissima legge per proteggere il diritto d’autore online. Recepisce e tenta di aggirare la bocciatura che la prima Hadopi ha incassato dal Consiglio costituzionale. Una novità sostanziale è che deve essere un giudice a stabilire la pena per gli utenti colti a fare peer to peer pirata. La prima Hadopi invece dava questo potere a un’autorità amministrativa, calpestando così – come ribadito dal Consiglio Costituzionale – il diritto dell’utente a eque indagini e a difendersi in un processo.
La pena, a discrezione del giudice, potrà essere un anno di sospensione dell’accesso a internet, multa fino a 300 mila euro o due anni di galera. Il che farebbe comunque dell’Hadopi una delle più severe leggi anti-peer to peer al mondo. Resta il meccanismo dei tre colpi: l’utente riceve un primo e un secondo avviso, dal proprio provider (del tenore: “ti abbiamo scoperto a fare peer to peer, smetti immediatamente”). Al terzo sgarro, si procede con l’iter giudiziario (mentre secondo la precedente Hadopi, a questo punto scattava subito la sanzione).
Ma non è finita. La nuova Hadopi si preoccupa anche di un caso: se l’abbonato a internet non coincide con l’autore “del delitto”, cioè se è una terza parte a utilizzare la connessione per fare peer to peer. In questo caso, l’abbonato è punito per negligenza, a una multa fino a 1.500 euro e a una sospensione dell’abbonamento per massimo un mese. Chi perde l’accesso internet non può attivarlo con un altro provider: rischia una multa aggiuntiva di 3.750 euro. Multa anche per il provider se non ubbidisce all’ordine del giudice di scollegare l’utente entro 15 giorni: 3.750 euro.
Il testo della legge è passato oggi al Senato francese, il 21 sarà al vaglio e poi andrà Assemblea (sono due rami che funzionano in modo simile ai nostri Camera e Senato). Sarkozy ha già detto che intende accelerare i tempi perché l’Hadopi diventi legge a tutti gli effetti, completa anche delle sanzioni (che ora mancano, dopo la bocciatura del Consiglio).
“La nuova Hadopi, accettando che si debba passare da un iter giudiziario, recepisce una critica fatta dal Consiglio. Resta in piedi un secondo appunto, però: la sproporzione tra la colpa e la pena, cioè tra peer to peer e la sospensione dell’accesso internet, perché il Consiglio considera quest’ultimo un diritto inalienabile dei cittadini”, spiega Guido Scorza, avvocato tra i massimi esperti di internet e diritto d’autore.
È sempre possibile, insomma, che la Corte Costituzionale, chiamata di nuovo a pronunciarsi, bocci alcuni aspetti dell’Hadopi. Anche se così fosse, però, le altre pene (super multa e fino a un anno di carcere) sarebbero sufficienti come deterrente. Il punto però è un altro: resta da vedere la reale efficacia dell’Hadopi, dal momento che tutto dovrà passare da indagini e processi. È impensabile che i tribunali vengano sommersi da cause contro utenti peer to peer (problema che la prima Hadopi pensava di aggirare appunto con un’Autorità dai super poteri).
È possibile quindi che si farà come già avviene ora in Italia: cause contro gli utenti che più creano problemi al diritto d’autore, cioè quelli che hanno un proprio server peer to peer o che condividono una grande quantità di album (magari “pre-release”, cioè prima che escano nei negozi). Si è già visto come questa strategia, adottata in Italia da anni, riesca solo, forse, a rallentare la crescita del peer to peer; non a fermarlo. Improbabile che la Francia abbia migliore fortuna, a meno che non decida di dedicare risorse extra per combattere gli utenti peer to peer.
Fonte: Repubblica