“Alle estremità della terra ha trovato una ragione per vivere, e una causa per cui combattere”. Questa è la frase di lancio del film Gorilla nella nebbia (titolo originale “Gorillas in the Mist: The Story of Dian Fossey”) uscito nel 1988, per la regia di Michael Apted. Nel ruolo della protagonista l’attrice Sigourney Weawer, nota al grande pubblico anche per i film “Ghostbusters” di Ivan Reitman (1984) e “Avatar” di James Cameron (2009). Il film è tratto dalla celebre autobiografia “Gorilla nella nebbia”, in cui l’autrice, l’etologa Dian Fossey, narra i suoi studi e i suoi incontri con i gorilla di montagna. Nel libro si parla anche della sua vita, della sua battaglia per la protezione della specie, ed emerge chiaramente anche la sua preoccupazione in merito alla possibile estinzione di quella razza entro pochi decenni. L’adattamento cinematografico racconta la storia di questa donna coraggiosa, determinata e straordinaria, sino alla sua terribile morte.
Proprio il 16 gennaio scorso, la studiosa avrebbe compiuto 82 anni, e persino Google, le ha dedicato per quell’occasione, un bellissimo doodle che ricordava i monti del Ruanda e i gorilla. Dopo gli studi in veterinaria e la laurea in terapia occupazionale, la Fossey andò in Africa nel 1963 e in Tanzania conobbe il paleontologo Louis Leakey, che le chiese di condurre uno studio sui gorilla. L’interesse crescente in questo ambito, la portò a fondare nel 1967, il Karisoke Research Center, in Ruanda. Il successo dei suoi studi, convinse il National Geographic ad inviare, nel 1970, un suo fotografo, Bob Campbell, per documentarne il lavoro per tre anni. Il risultato fu il documentario ‘The Lost Film of Dian Fossey’ che consacrò la ricercatrice, come una delle principali esperte al mondo dei “cugini” dell’uomo. Altrettanto celebre, il suo impegno nella lotta contro i bracconieri, i quali minacciavano l’esistenza dei primati, che lei con tanta cura riuscì a studiare e osservare da vicino. Le numerose foto della Fossey insieme agli animali, testimoniano il rapporto di rispetto e affetto reciproco che la donna era riuscita ad instaurare con loro. La più famosa, senz’altro, quella con Digit, uno dei gorilla a cui lei teneva di più, scattata mentre le accarezzava i capelli. Poco tempo dopo, lo stesso Digit, fu barbaramente ucciso dai cacciatori. Stessa macabra sorte, toccò proprio alla Fossey , che fu brutalmente assassinata, il 26 dicembre 1985 nella sua capanna.
Una morte avvolta nel mistero. L’unica cosa certa è l’arma del delitto: il “panga”, usato tradizionalmente dai cacciatori di frodo per uccidere i gorilla, una volta intrappolati. Tante le ipotesi formulate nel corso degli anni, sui mandanti di questa mostruosa esecuzione. Forse i bracconieri stessi per vendetta. O forse, qualcuno che vedeva nell’attività della donna, un limite allo sfruttamento turistico di quelle zone. La Weawer, che vinse per questo ruolo il Golden Globe come miglior attrice drammatica nel 1989, restò molto colpita dalla storia di Dian ed è diventata Presidente Onorario del Fondo Dian Fossey per i gorilla di montagna. Nel film emergono, con chiarezza, i tratti distintivi di una donna instancabile e appassionata. Una vita dedicata all’amore per gli animali, alla natura. Un’esistenza vissuta sul campo, in prima linea, impegnata in una ricerca e in una battaglia che dal cuore dell’Africa, l’hanno resa celebre in tutto il pianeta. Poco prima di morire, la Fossey, aveva firmato un accordo con la Warner Bros per i diritti del suo libro, dando il via libera per realizzarne la trasposizione sul grande schermo. La signora dei gorilla è sepolta in Ruanda, poco distante dall’amato Digit. Sulla sua lapide sono incise le seguenti parole: “Nessuno amò i gorilla più di lei”. Nel suo diario l’ultima frase recita: “Quando ti rendi conto del valore di tutta la vita, ti interessi meno di ciò che è il passato e ti concentri nella preservazione del futuro”. Lei lo aveva capito e ha lottato in prima persona, impavida e ostinata. Per preservare il futuro dei suoi adorati gorilla. Per la tutela di quelle bellissime e “difficili” terre. Finché qualcuno, una maledetta notte, ha spezzato, spietatamente, il suo sogno per sempre.
Luca Vagnoni