Parlare di “Quella casa nel bosco” senza rivelare nulla è difficile ma doveroso, perchè se si vuole apprezzarla per davvero,meno si sa di “Quella casa nel bosco”, meglio è. Gli sceneggiatori Joss Whedon e Drew Goddard, il secondo anche regista del film, da bravi ragazzacci scatenati hanno fatto una cosa che, nella sua semplicità, ha il sapore della genialata. Prendere tutti i clichè, gli stereotipi e le situazioni più trite di cui l’horror si è nutrito negli ultimi anni, metterli dentro una sola pellicola, e smontarli pezzo per pezzo.
Attraverso due ambienti, due contesti e due differenti punti di vista, Whedon e Goddard ci fanno credere tutto ed il contrario di tutto. Il racconto varia di continuo, i personaggi cambiano, i buoni diventano cattivi, i cattivi paiono buoni, la partita con lo spettatore è apertissima. E proprio quello spettatore ormai assuefatto da anni di appiattimento di genere, abituato a sequel, remake e reboot finalmente capirà il motivo di tutto questo, il senso del rituale e si renderà conto che, d’ora in poi, nulla sarà più come prima.
Nella seconda parte poi, così diversa dalla prima, tutta la somma delle nostre paure sarà liberata, in un circo splatter in cui i mostri, si ribelleranno ai loro creatori, ma sarà solo l’inizio. Originale, intelligente nella sua apparente banalità, ironico ed in alcuni momenti, la scena della festa finale con il video sullo sfondo, francamente divertente, “Quella casa nel bosco” è una vera e propria sorpresa. Imperdibile per i veri appassionati del genere, con un cast perfetto, così ha voluto “il Direttore”, “Quella casa nel bosco” possiede un finale quasi epocale. Perchè se, come dice uno dei personaggi “questa società ha bisogno di sgretolarsi“, forse anche il genere ha la necessità di ripartire, e “Quella casa nel bosco” può essere il suo punto zero.
Ilaria
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