
Autore: Hilary Mantel
Pubblicato da Fazi - Febbraio 2016
Pagine: 493 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Le strade

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A chi si dichiara veggente si vuole credere, ma allo stesso tempo si capisce che non è possibile. E se invece ci fosse qualcuno che riesce per davvero a leggere le carte? O a parlare con i morti? Allison è proprio quella persona, ma non ci tiene a esagerare nel suo ruolo. Tenere a bada tutti i demoni che la circondano è già difficile di per sé, senza contare quelli che ha sotterrato nella sua memoria.

Allison parla con i morti. Lo fa da quando era una bambina, anche se allora non capiva ancora come quelle persone potessero camminare attraverso le cose senza spostarle o perché nessun’altro le vedesse se non lei. Insomma, non capiva che fossero morti. Per tutta l’infanzia ha vissuto circondata da persone, soprattutto uomini, che andavano e venivano da casa sua e della madre, caricando e scaricando scatole tra un furgone e il garage, facendo entrare cani che poi non uscivano. Almeno non sulle loro zampe. Non ha mai saputo davvero cosa succedesse. Oppure se l’è solo dimenticato? Chi può dirlo. Ciò non toglie che i demoni con lei non hanno mai smesso di parlare e di farsi vedere. A volte interi, a volte a pezzi, a volte facendo rumore, altre volte prendendola alle spalle. Solo la nonna (che poi sarà davvero sua nonna?) riuscirà a far fruttare questa sua abilità insegnandole il mestiere della veggente.
Vivendo, mangiando, ingrassando e facendo spettacoli in teatri poco raccomandabili per una donna con le sue capacità, Allison si fa grande in tutti i sensi, e avvia la sua attività di chiaroveggenza e cartomanzia nell’Inghilterra del Sud negli anni Novanta. A scuoterla sarà l’incontro con Colette, un’altra donna in piena crisi da divorzio e affamata di attenzioni, che entrerà nella vita di Allison, già troppo popolata da presenze fastidiose, prima tra tutte quella maleodorante di alcol e sboccata di Morris, il suo spirito (o demone, a seconda dei punti di vista) guida. Allison le farà da segretaria, contabile, organizzatrice di eventi e (inutilmente) da dietologa.
Ma sarà a convivenza con Colette e il limite di sopportazione reciproca che supereranno a fare in modo che Allison si svegli dal torpore in cui ha cercato di rifugiarsi fin dall’infanzia, nell’invano tentativo di liberarsi dai demoni veri che l’hanno tormentata per tutta una vita, sia al di qua che al di là del nero.
Al di là del nero è uno dei libri più impegnativi che io abbia mai letto. Non ha una narrazione lineare, ma costantemente interrotta da ricordi, per lo più annebbiati nel caso di Allison, arrabbiati per Colette, ai quali si aggiungono stracci di storie passate, che tormentano Allison, ma che non trovano un posto nel puzzle della sua vita. A volte la storia diventa talmente frastornante che sembra di stare nella mente di Allison stessa, e si capisce quello che deve provare a essere continuamente interpellata dagli spiriti che la circondano per delle domande stupide o senza senso. Una persona non può vivere così e pretendere di essere anche magra. Abbiate pietà, perdio!
Unica nota negativa di Al di là del nero è la sovrabbondanza di parole. Nonostante gli eventi siano relativamente pochi, tornano e ritorno lungo tutte le pagine, ripetendosi e aggiungendo un pezzetto in più ogni volta. Una narrazione per certi versi esasperante, per altri realistica. Ogni pezzo è Allison che lascia più spazio a ciò che ha seppellito, che scava fino a trovare la verità che ha nascosto il più lontano possibile dalla sua anima.
Approfondimento
Allontanandosi completamente dal romanzo storico, genere a cui ci ha abituati fino a ora, Hilary Mantel lascia qui che il suo sangue di scrittrice fluisca al di là delle semplici storie. Con un’attenzione spropositata alla crescita psicologica dei suoi personaggi, così come anche nei suoi altri libri, lascia spazio alle azioni quotidiane e alla mente di ognuno, alla rabbia repressa e ai ricordi nascosti, ma senza mai rivelare tutto insieme.
La pesantezza della narrazione viene spesso spaccata dal tipico humor inglese, non sempre facile alla comprensione immediata, ma, dopo qualche ragionamento, apprezzabile al massimo. L’educazione che contraddistingue Allison e la sua dolcezza che a volte sfiora l’ingenuità ci fanno venir voglia di scuoterla, soprattutto appena la conosciamo. Ed è proprio quello che fa Colette: scuote lei, la sua vita, il suo frigorifero, la sua anima. Solo dopo questo terremoto riusciremo a capire davvero chi è Allison, ma lo capiremo insieme a lei. E allora a quel punto non vorremo fare altro che aiutarla a portare quel peso che ha nascosto ben bene sotto tutta quella ciccia.