Con la penna dei ricordi, qui, a portarli al presente, di quei caldi. Tutti i miei caldi persi e ritrovati. Quello non scelto del 16 Agosto 1983 alle due del mattino e quelli scelti di abbandonare il 9 Gennaio 2008. Il caldo di soli pungenti giorno su giorno che danno il sorriso e te lo fermano per 3/4 di un anno. La pelle pizzica, i piedi affondano nella sabbia bollente, il sale diventa la seconda pelle, la spiaggia è una famiglia a pranzo.
L’odore di resina tra i pineti, il tuo gusto del gelato che fa prima a finirti sulle dita che dove volevi, i caldi delle macchine in coda da mille ritorni, i finestrini abbassati che portano musica e risate, ancora maniche al vento, magliette bagnate e capelli raccolti, occhi pieni di blu, labbra asciutte senza fiato, labbra bagnate impegnate delle coppie tra onde infinite.
Soli, ancora soli, sui campi coltivati carichi di profumi, i gusti delle nostre tavole, le fatiche di piccoli uomini abbronzati per rinfrescare le verdure fino ai mercati. I filari d’uva che respirano solo alle 6 del mattino. L’odore dell’erba appena tagliata, le palme che dondolano, quel triste addio dei campi gialli bruciati. Le vele al vento, il mistero del mare nel buio, gli arrivi e le partenze nei porticcioli, lo scricchiolio delle funi, degli assi dei ponti in legno. Il maestrale che non lascia più niente in cielo. I gabbiani e il loro appetito. Il caldo di un calice di vino di montagna bevuto in compagnia. Il caldo sulle pareti dei ricordi del cuore.