Autore: Wilkie Collins
Pubblicato da Fazi - Gennaio 2016
Pagine: 811 - Genere: Romanzo storico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Le strade
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Due uomini che, pur non essendo parenti, portano lo stesso nome. Le colpe dei loro padri che gravano su di loro. Una donna bellissima e malvagia, con un passato misterioso, che viene a sapere della coincidenza e vorrebbe sfruttarla a suo vantaggio. Questi, più la forza dell'amicizia, sono gli ingredienti di “Armadale”, da Eliot definito come «Il migliore dei romanzi» di Wilkie Collins.
Il romanzo si apre con un prologo abbastanza lungo, nel quale il moribondo Allan Armadale affida a una lettera, destinata al figlio che porta il suo stesso nome, la confessione di un terribile delitto, insieme alla rivelazione dell’esistenza di un altro bambino chiamato Allan Armadale. È quindi un nome a dare il titolo al romanzo: nome che indica la sventura che porta con sé.
L’azione vera e propria comincia vent’anni più tardi: conosciamo subito un Allan Armadale dal carattere ingenuo e impetuoso, del tutto incapace di valutare le persone e le circostanze, animato da una grande fiducia nel prossimo. Nel villaggio dove Allan vive fa presto la sua comparsa un ragazzo strano, che si fa chiamare Ozias Midwinter: i due stringeranno una grande amicizia, anche se Midwinter verrà a conoscenza di un segreto che gli farà desiderare di allontanarsi da Allan, per poi decidere di rimanergli accanto per proteggerlo dal “destino”.
La superstiziosa fiducia – o dovremmo dire paura? – che Midwinter nutre nei confronti del destino è uno dei grandi temi di Armandale: possiamo, con le nostre azioni, cambiare il fato? O siamo incatenati alle colpe dei nostri padri? E poi, questo fato, esisterà davvero?
Legata al passato è anche Lady Gwilt, che compare improvvisamente a Thorpe-Ambrose – paese dove Allan e Midwinter si sono stabiliti – e sembra avere delle mire precise su Allan, che però si innamora della giovane – e goffa quanto lui – Miss Milroy. Venuta a conoscenza del terribile segreto che Midwinter custodisce, cercherà di sfruttare la situazione a suo vantaggio.
La storia si complica sempre di più, entrano in scena altri personaggi, tra cui l’orribile Mr. Bashwood, e si risolve solo nel finale, col trionfo dell’amore e dell’amicizia.
La descrizione dei luoghi in cui si svolgono le vicende è ridotta ai minimi termini, come sempre in Wilkie Collins: quello che conta sono i personaggi e l’intreccio.
Lady Gwilt è una cattiva meravigliosa, che suscitò l’orrore dei lettori dell’epoca. È una donna animata dal desiderio di denaro e di vendetta, ma non è immune alle umane passioni, che anzi la trascinano. Midwinter è nervoso, tormentato, lunatico, eccessivo: un bel personaggio, ricco di sfaccettature ma forse un po’ eccessivo. Completamente malriuscito è, a parer mio, Allan Armadale: il suo carettere, sciocco e bonaccione, è sicuramente funzionale alla trama, ma non è assolutamente credibile. Troppo naïf per essere vero. Anche Mr. Bashwood è, sempre secondo me, troppo viscido e troppo poco lucido. Sono due macchiette prive di personalità.
Il romanzo è molto lungo e le vicende si susseguono veloci; in particolare ho trovato meraviglioso il prologo e la notte che Allan e Midwinter trascorrono sul relitto. L’intreccio è costruito magistralmente, tutto torna però, superata la metà, non vedevo l’ora che arrivasse la fine; mi dispiace ammetterlo.
Approfondimento
Armadale è il terzo romanzo di Collins che leggo e recensisco per Leggere a Colori. Mi è venuto quindi spontaneo confrontarlo con La donna in bianco e Senza nome. Anche qui ci sono temi forti, come il destino, l’amicizia e l’amore. Anche qui Wilkie Collins non giudica mai: non c’è moralismo, anzi. C’è la consapevolezza che dove si sono gli uomini ci sono anche i gesti e le passioni che vanno al di là della morale. Siamo noi lettori a giudicare, e in parte anche capire, la perfida ma altrettanto sventurata Miss Gwilt.
Non riesco però a liberarmi dalla sensazione che Collins sia più bravo a costruire alleanze tra le donne, con ne La donna in bianco. L’amicizia tra Allan è Midwinter è sì forte, ma non così convicente.
In conclusione: leggete Wilkie Collins, forse non partendo da qui.