
Autore: Fausto Brizzi
Pubblicato da Einaudi - Marzo 2016
Pagine: 132 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Stile libero extra

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Fausto Brizzi, noto regista e sceneggiatore italiano, racconta le sue (dis)avventure quotidiane con una vegana, la moglie Claudia Zanella. Come recita il sottotitolo, è una storia vera, purtroppo.

I primi appuntamenti con Claudia, ragazza molto bella e irriducibilmente vegana, sono per Fausto imbarazzanti. È attratto da lei e vuole fare di tutto per conquistarla: non sa nulla dell’alimentazione dei vegani, della differenza tra un vegano e un vegetariano e dei tanti principi salutistici che la ragazza segue. Inizia ad approfondire l’argomento per dimostrarle di essere una persona attenta alla salute. E ci riesce. Capisce, però, che non è facile la vita con una donna convinta che essere onnivori sia un male assoluto, non solo perché nutrirsi di carne, pesce, uova e miele è un reato contro gli animali, ma anche perché è un grave, quotidiano e persistente danno alla propria salute.
Ma l’amore, si sa, fa miracoli!
Lei si trasferisce a casa di lui e iniziano le restrizioni alimentari e non solo: obbligato a diventare erbivoro, a nutrirsi soltanto di frutta, verdura, riso integrale, zuppe di cipolle o di ceci, quinoa, germogli, e qualche seme. Niente proteine animali, niente carne, pesce, uova, latte e derivati, formaggi, farine o zuccheri. Per disintossicarsi, non si capisce da cosa, i due mangiano solo crudité. Un mese di verdure crude. Una mattina Fausto arriva a vedere Claudia, in ginocchio, brucare foglie verdi direttamente da un vaso.
All’inizio della loro convivenza, di nascosto, insieme ad amici, o nelle pause di lavoro, o anche quando Claudia è assente, Fausto si concede abbondanti scorpacciate di latticini, mozzarelle di bufala e formaggi; o anche caffellatte e cornetti a colazione. Incapace di mentire, confessa i suoi reati e Claudia lo costringe a una settimana di digiuno: si può nutrire soltanto di acqua e limone.
Le analisi cliniche, cui è obbligato a sottoporsi, risultano perfette e lui stesso ammette di sentirsi bene.
Decidono di sposarsi: il matrimonio viene celebrato su una spiaggia, tra distese di pietanze vegane e amici della coppia, che di nascosto ingurgitano megatrecce di mozzarelle di bufala, sapientemente e furbescamente mimetizzate in scatole poste in un angolo buio della spiaggia, portate da chi, terrorizzato dall’idea di restare digiuno, si è organizzato.
Il racconto si avvia al termine con l’organizzazione di un viaggio, in Bengala, nella giungla, per prendersi cura di cuccioli di orango, orfani di mamme uccise dai bracconieri: saranno per una settimana volontari, travestiti da scimmie mamme, che allattano e coccolano i piccoli per non farli sentire soli.
Intanto Claudia annuncia a Fausto di essere incinta: nascerà un piccolo vegano.
Approfondimento
Ho trovato noiosa, nonostante la vena ironica che a tratti trapela, la lettura di Ho sposato una vegana. Soprattutto irritante. Per l’integralismo che mi fa orrore, sia quando si tratta di religione, di costumi o di politica, e sia, come in questo caso, di cibo e di alimentazione. Però mi è servita a svelare un arcano: come è possibile che molte donne restino accanto a uomini che impongono loro restrizioni, divieti e stupide proibizioni. Per amore! Per amore nonostante tutto!
In questo caso è un uomo a subire angherie, alimentari naturalmente, da parte della propria donna. Fausto subisce ogni sorta di pressione, obbligato com’è a nutrirsi, secondo le convinzioni fideistiche di Claudia, di vegetali, ma anche a evitare capi di lana, bagnoschiuma, saponi per capelli, detersivi per stoviglie, e così via.
In compenso abbondano poltiglie colorate molto simili agli omogeneizzati, guarnite di fiori, rose e gerani, dal sapore stucchevole e disgustoso. Parole di Fausto.
Davvero simpatica è Lana la cana, il labrador di Claudia che vive con la coppia, riempie di manifestazioni di affetto i coniugi al loro rientro a casa, mangia abbondanti ciotole di pasti drasticamente vegani, ma molto gustosi e golosi e guarda la TV seguendo film distesa sul divano. Ma soprattutto dorme nel lettone, in mezzo a loro.
Fausto Brizzi indulge a un compiacimento, a una malcelata ammirazione per una donna, non solo bella fuori, ma, ai suoi occhi, anche irresistibile per l’intransigenza dei principi che guidano le sue azioni e reazioni. Per questo ho immaginato che il viaggio nel Bengala potesse servire anche a manifestare contro la detenzione senza termine e senza processo di due militari italiani nella contigua India. O anche a protestare contro la condizione di nullità in cui vivono moltissime donne pakistane, bengalesi, indiane: mi riferisco alle vedove, alle bambine e alle ragazze per molte delle quali tra stupri, violenze, impiccagioni, matrimoni forzati con anziani, omicidi per dote, la morte diventa una liberazione.
Molto meglio coccolare i cuccioli di babbuino travestiti da mamme babbuino, nella giungla.