
Autore: Luis Sepúlveda
Pubblicato da Guanda - Maggio 2020
Pagine: 132 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Sogni
ISBN: 9788823511033

📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
🎬 La video recensione su Youtube
“Fu invitato al generoso festino offerto dai vecchi quando decidevano che era arrivata l’ora di “andarsene” … aiutò a portarli fino a una capanna lontana per coprire i loro corpi con un dolcissimo miele di palma.” È la descrizione dell’incontro del protagonista con il “rito del morire” nella civiltà dei “shuar”, popolo di nativi della foresta Amazzonica.

È il primo romanzo di Luis Sepúlveda. Ci parla di un’umanità sofferente che vive a ridosso e all’interno della foresta amazzonica dell’Ecuador.
Il protagonista, Antonio, è un “vecchio” sulla sessantina (in un’ambiente dove si muore mediamente prima dei cinquant’anni). Era vissuto in precedenza a San Luis, un villaggio della Sierra nel quale le sue condizioni, pur di estrema povertà, erano quasi sopportabili. Faceva il bracciante e si era sposato, secondo le usanze del luogo, a 15 anni con Dolores una ragazza della sua età. La vita degli sposi che si amavano teneramente era diven-tata dopo qualche anno impossibile a causa di un’assurda superstizione. Dolores non rimaneva incinta. Questo, per gli abitanti del villaggio, era un segno che la donna era preda del demonio. Antonio e Dolores prendono così la via dell’esilio. Tentano di diventa-re coloni nelle aree della foresta Amazzonica. Dopo un viaggio lungo e faticosissimo arri-vano a El Idilio, località nella quale vive meno di un centinaio di persone. Si costruiscono una capanna e tentano di avviare l’attività agricola sui due ettari di terreno che, in base all’autorizzazione governativa, essi avevano il diritto di coltivare dopo averlo disboscato. Ma l’impresa è impossibile. Due persone sole, prive di strumenti meccanici, in mezzo a uragani furiosi, bestie feroci, nugoli di zanzare che con le loro punture provocano infe-zioni inguaribili, sono destinate a soccombere in poche settimane.
In loro soccorso arrivano però i “shuar”, indios che vivono da sempre nella foresta, e della foresta conoscono tutti i segreti. Impietositi verso Antonio e Dolores, i shuar insegnano loro come cacciare, come riconoscere i frutti commestibili, come ricavare un po’ di terreno coltivabile. Ciò non è sufficiente però per Dolores che, dopo un anno muore di malaria.
Antonio, pur sopraffatto dal dolore, resiste e inizia una nuova vita “integrandosi” nella ci-viltà dei shuar. Dice Sepúlveda: “pian piano dimenticò (l’odio per la foresta che gli aveva strappato la sua Dolores) sedotto da quei luoghi senza confini e senza padroni”.
Il nostro eroe trascorre la sua vita fino alla “vecchiaia” nella foresta partecipando alla vita degli indios diventando “uguale” a loro senza però poter diventare mai – come prescritto dalle leggi assolutamente inviolabili di quella comunità – “uno di loro”.
Antonio, da vecchio, ritorna quindi a El Idilio e si reintegra nella civiltà dei bianchi impe-gnandosi, per quanto gli sarà possibile, a difendere le ragioni dei shuar contro le prepotenze dei governi e degli avventurieri che vogliono distruggere la foresta.
Per sopportare le terribili sofferenze che gli vengono dalla vecchiaia, dalla solitudine, dai ricordi antichi e recenti Antonio troverà un “analgesico”: la lettura dei romanzi d’amore.
Approfondimento
Con questo romanzo Sepulveda ci consegna un messaggio. Ci sono “valori”, in civiltà che noi giudichiamo “primitive”, con i quali la nostra civiltà dominante fa-rebbe bene a confrontarsi. Soprattutto sul tema del rapporto fra uomo e natura ma anche, più in generale, sul tema del senso della vita.
Curiosità Il lettore italiano troverà qualche qualcosa di inaspettato nell’ambientazione del romanzo: accenni alla città di Venezia e al libro Cuore di Edmondo De Amicis.
Giorgio Pizzol