Autore: Alessandro Perissinotto
Pubblicato da Piemme - Luglio 2013
Pagine: 275 - Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Pickwick
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
“L’odio ha travolto me e Shirin. Quella tempesta ha spazzato via la più bella storia d’amore che si potesse mai scrivere”. Lo dice Giacomo, rinchiuso nel Braccio 6, reparto di massima sicurezza di un carcere del Nord Italia, rivolgendosi all’avvocato Di Stefano a conclusione di un racconto: la sua vita riassunta in trentanove fotografie.
Shirin e Giacomo s’incontrano, si amano seppur siano di cultura, religione e ceto sociale completamente diversi. Si sposano ma, c’è sempre un ma nella vita, una decisione un po’ azzardata, il cambiar località di residenza e posizione lavorativa, li farà cambiar ruoli, abitudini, relazioni e soprattutto amicizie in maniera completa e diversa. Scoppierà così una tempesta che li travolgerà in modo paradossale e tragico, senza via di scampo.
Una tragedia annunciata.
Semina il vento è un romanzo scorrevole. Buttato giù con una scrittura semplice e lineare che a tratti potrebbe sembrare fin troppo superficiale, ma è piacevole da leggersi. Il finale è un po’ troppo repentino, quasi una volontà a tagliar corto, troppo corto, ma tutto sommato ci sta.
Inizia dalla fine, dalla conclusione della vicenda, per cui ogni cosa va a ritroso attraverso ricordi, flashback. Ma parte soprattutto da un pensiero di un personaggio secondario del racconto, dell’avvocato Di Stefano, legale d’ufficio di Giacomo, che sarà invece la voce narrante poi. Penso sia fatto di proposito, per evidenziare, credo, quanto siano importanti le emozioni nella vita.
“…ci si abitua. Un giorno ti accorgi che non hai provato niente uscendo dal carcere e allora da quel giorno non proverai più nulla, mai più. Per fortuna, quel giorno non è ancora arrivato”.
E proprio questi, i sentimenti provati, i vortici interiori che vengono di riflesso scatenati e il caos emozionale che ne consegue, saranno il cardine degli avvenimenti, del loro susseguirsi, all’interno della storia. Sarà il nocciolo della questione.
Il sentirsi esclusi, diversi, abbandonati, soli che spingeranno alla nascita di una comunità immaginata, tenuta insieme dall’odio. Già, sarà questo il vero tarlo che instauratosi nella mente, fomenterà, istigando ad azioni scatenate più per automatismi di pensieri ciclici schematici presenti nelle persone perché inculcati dalla cultura, spirito di appartenenza, chiusura mentale, piuttosto che dalla ragione, obiettività dei fatti, tolleranza. Sarà proprio questo il personaggio principale del racconto. Il voler essere accolti e quindi esser un qualcuno all’interno di un gruppo.
Approfondimento
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior.
Parto da questo celeberrimo carme di Catullo per riallacciarmi al tema di fondo di Semina il vento: Amore ed Odio. Approfondisco il tema del libro.
Questi due sentimenti che vanno spesso di pari passo seppur siano opposti, esistono poiché reciproci. Non esiste l’uno se non c’è l’altro. E Alessandro Perissinotto, scrittore torinese autore principalmente di polizieschi, ha voluto ben marcare questo concetto e parla dell’aspetto negativo – l’odio appunto – proprio nella sua forma più assurda e inconcepibile, nei confronti di chi è diverso. Parla di Islam, conservazione di tradizioni, xenofobia e razzismo. Nessuno ne rimane immune sebbene sia stato travolto da una passione come l’amore verso la persona presa di mira, sebbene lei stessa sia un essere in cui si sia investito in termini affettivi o vincoli matrimoniali.
Perissinotto parla soprattutto dell’importanza che ricopre il gruppo, in particolar modo quello conterraneo, i nostri simili per origine e tradizioni culturali, anche se a volte nemmeno ci si accorga. In verità, se costoro danno giudizi e sentenze su chi ci sta vicino, allora le nostre opinioni in merito a questa persona traballano e insorgono dubbi sul nostro pensare, sul nostro giudicare e quindi anche su noi stessi . Si mette a rischio infatti una parte dell’identità, quella nazionale o peggio ancora quella religiosa. Si aggiungono interrogativi sul rapporto che abbiamo instaurato con l’individuo e se il confronto sociale e lo spirito di appartenenza alla propria Terra, patria e cultura predominano, allora l’amore può tramutarsi in distacco, emarginazione, odio appunto. Si scelgono la maggioranza, i luoghi comuni, gli schemi mentali tradizionalmente accettati per auto-conservazione, auto-protezione, chiusura, il conosciuto contro l’ignoto, il vecchio per il nuovo. Essere outsider non è facile e non è da tutti.
Diceva Faber…la gente da buoni consigli se non sa più dare cattivo esempio.
Aggiungerei: la gente semina vento per raccogliere tempesta. Mai un miglior detto fu azzeccato come titolo.