Autore: Michela Murgia
Pubblicato da Einaudi - Marzo 2021
Pagine: 128 - Genere: Femminista, Saggi
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788806249182
ASIN: B08X7J6GG5
📗 Acquista scontato su ibs.it
📙 Amazon (spedizione gratuita)
📗 eBook su ibs.it
📙 Versione Kindle
📗 Trovalo usato
✪ Le recensioni dei lettori su Goodreads
“Il linguaggio è un’infrastruttura culturale che riproduce rapporti di potere.”
“Per quale motivo le conseguenze di uno “Stai zitta” sono talmente minime da far pensare a tutti coloro che lo ascoltano che si tratti di una reazione normale nella dialettica con persone di sesso femminile?”
Partendo dall’analisi della lingua italiana, idioma a connotazione fortemente maschilista che declina al maschile sostantivi e aggettivi ogni volta che ci si riferisce ad entrambi i generi, questo breve libro vuole essere un trattato in miniatura di ciò che le donne non vogliono più sentirsi dire dagli uomini.
Una donna socialmente gradita è una donna silenziosa, che diletta con qualunque arte, tranne quella oratoria.
Nel libro Stai zitta vengono analizzate le dieci frasi che più frequentemente le donne si sentono rivolgere dagli uomini con l’intento di sminuirle: brava e pure mamma!, le donne sono le peggiori nemiche delle altre donne, sei una donna con le palle, era solo un complimento; solo per citarne alcune.
Il ruolo subalterno delle donne viene imposto anche attraverso un linguaggio che esprime la sovrastruttura patriarcale della società.
A nessun uomo si farebbe mai notare che oltre a essere un professionista competente sia anche un bravo padre. A nessun uomo si direbbe mai “ormai siete dappertutto”. Sfumature linguistiche che servono al genere maschile per difendere la loro posizione di supremazia e continuare a relegare le donne a posizioni marginali. Anche quando si lascia loro credere di essere salite al potere, si tratta di una mistificazione: è un potere subordinato a colui (un uomo) che il potere lo esercita realmente.
Le donne che ragionano con disinvoltura fanno paura e vanno annichilite, chiamandole col nome di battesimo anche in contesti altamente professionali, dove per i colleghi maschi si usano i titoli di laurea e i cognomi.
Perché è questo che fa l’uso del nome proprio delle donne in contesti non confidenziali: riduce la distanza simbolica, esprime paternalismo, agevola l’uso del “tu“ familiare e diminuisce l’autorevolezza della funzione ricoperta, riportando la donna alla condizione di principiante.
Approfondimento
La violenza fisica, la differenza di salario, l’assenza della medicina di genere, il divario del carico mentale e del lavoro domestico, la discriminazione professionale e mille altri svantaggi sono concretamente misurabili anche quando non sempre misurati.
La scrittura della Murgia è ipnotica: graffiante, pungente, colta. Questa è la sua forza. Sa convincere con l’abilità di una grande oratrice e comunicatrice.
Probabilmente a un certo punto, soprattutto nell’ultima parte di Stai zitta, viene da chiedersi se le stesse cose avrebbero potuto essere espresse con meno aggressività e con meno stereotipi. Perché se è vero che la maggior parte di esse corrisponde al vero, la tematica è troppo importante per essere trattata ricorrendo a esempi che cadono un po’ troppo spesso negli stereotipi, come quello che le bionde siano ritenute intellettualmente meno dotate delle brune o che sentirsi dire “brava” da un uomo metta le donne in una posizione di inferiorità, poiché implica il fatto di subire un giudizio.
A parte queste mie personali perplessità, azzeccatissima l’idea di dover partire dal linguaggio per vincere una battaglia che non può aver partita senza un cambiamento culturale, che deve essere comune, di uomini e donne. Un’ emergenza della collettività.
Suggestive le vignette di Stefania Spanò, in arte Anarkikka, che illustrano la copertina e scandiscono i vari capitoli.