Sin dalla notte dei tempi calcio e letteratura continuano ad incontrarsi, accarezzandosi e sfiorandosi appena, incrociando per un attimo le loro strade e generando, dai loro incontri clandestini, libri e volumi che abbiano come fondamenta il re degli sport mondiali, il calcio. L’approccio con la letteratura, però, non ha mai coinvolto direttamente i giocatori scesi in campo, limitandosi a scrittori e giornalisti infatuati tanto dal brivido del goal quanto dall’ebbrezza di una lettura notturna. Ma a proporre che le cose possano cambiare e trascinare anche i calciatori stessi è proprio un noto conduttore, scrittore e giornalista, Darwin Pastorin.
In un’intervista rilasciata per Libreriamo, il giornalista italo-brasiliano ha delineato il suo rapporto con la patria brasiliana dove i suoi genitori emigrarono in epoca fascista, ha raccontato della sua fervida passione per il calcio che avvicina l’Italia alle terre sudamericane e infine si è lasciato andare ad una confessione che – com’è noto – tradisce un altro suo interesse, quello per la lettura. «Sono uno che, pur lavorando in televisione, dedica almeno due ore alla lettura la sera. Per me i libri sono stati sempre una salvezza, nei momenti di malinconia come in quelli di felicità» asserisce lo scrittore, che di libri sullo sport più popolare al mondo ne ha pubblicati davvero tanti.
Ma si sa, il calcio è un gioco spassoso, basta un pallone e tanta voglia di muoversi, di correre sino a sfondare quella rete intonsa che si ha davanti. Tanta voglia di divertimento, di condivisione con i compagni di squadra, tanta voglia di attenzioni. La lettura invece no, quella è per molti tediosa. È una catasta di infinite pagine ricoperte di piccole parole in bianco e nero che attendono negli scaffali di essere lette. La lettura non diverte, isola piuttosto che avvicinare agli altri, e soprattutto non dà gloria. Come si può stimolare pertanto alla lettura? Pastorin avanza fiducioso la sua idea: «Una volta ero arrivato a proporre che prima dell’inizio di una partita i giocatori, oltre ai gagliardetti, si scambiassero anche un libro, scelti da loro stessi. Questo potrebbe essere un bel gesto da parte del calcio per rendere sempre più popolare la letteratura.»
La proposta non è nuova di zecca, ma nasce da un tentativo di sensibilizzazione alla lettura attuato tempo addietro da Günter Grass, scrittore tedesco e Premio Nobel per la letteratura nel ’99, che in occasione degli intervalli delle partite di Bundesliga aveva proposto la lettura di poesie o frammenti di testi inneggianti il calcio.
Ma gli esperimenti suggeriti da Grass e Pastorin non sono andati evidentemente in porto se ancora oggi i calciatori continuano a barattare magliette e strette di mano a fine partita mentre dei libri nessuna impronta sul campo. «C’è bisogno, soprattutto oggi, di leggere molto» conclude l’intervistato, perché i libri sono stati una salvezza per lui ma potrebbero esserlo per tanti altri che, sconfitti dalla noia di starsene seduti a sfogliare le pagine, non hanno mai sperimentato il piacere della lettura di un buon testo. Può darsi che i libri non scendano mai in campo, che le poesie non vengano mai recitate sotto i riflettori di uno stadio mentre i tifosi prestano attenzione ai versi ricercati piuttosto che alle peripezie dei loro beniamini, può darsi che l’appello di Darwin non venga neppure preso in considerazione, perché al giorno d’oggi tira più una canzoncina prima del calcio d’inizio che la lettura di un qualsivoglia testo. Può darsi che calcio e libro continuino ad incontrarsi di sfuggita senza che vadano mai di pari passo, ma è così che vanno le cose. Checché se ne dica, la letteratura rimarrà sempre un’attività più impegnativa di una partita di calcio e quindi meno popolare del grande sport.
Pertanto, senza che si rinunci alla sensibilizzazione alla lettura e alla cultura in genere: le partite ai tifosi, la lettura ai colti. Ai più intraprendenti ambedue le arti!
Antonio Puleri
Fonte: Libreriamo