Oggi 27 Gennaio il mondo ricorda i sei milioni di vittime dell’Olocausto, celebrando la Giornata della Memoria. In questo giorno più che mai, si percepisce il bisogno di leggere, di guardare, di affacciarsi alla dura realtà del passato per non dimenticare le atroci sofferenze che gli ebrei hanno dovuto vivere nei campi di concentramento durante il Nazismo. Così oggi vogliamo proporvi dieci romanzi forti – già pubblicati e di prossima pubblicazione – libri sulla giornata della memoria che ci portano in un passato oscuro che non riusciremo mai a comprendere del tutto; ma che tengono in vita il ricordo di quelle vite piegate e spezzate sotto il peso dell’Olocausto.
1) Se questo è un uomo, Primo Levi: Pubblicato nel 1947 e accolto da Einaudi nel 1958, “Se questo è un uomo” viene da allora continuamente ristampato e tradotto in tutto il mondo. Rappresenta la sconvolgente ma meditata testimonianza di quanto vissuto dall’autore nel campo di concentramento ad Auschwitz. È nota la misura, la compostezza di questo intramontabile classico dell’esperienza della deportazione, il suo intento di descrivere l’indescrivibile, che ha portato l’autore a affermare «se c’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio».
2) Diario, Anna Frank: Racconto testimonianza sotto forma di diario di una ragazzina ebrea tredicenne di Amsterdam, costretta nel 1942 a entrare nella clandestinità insieme alla famiglia per sfuggire alle persecuzioni e ai campi di sterminio nazisti. Nel suo diario, Anna racconta la vita e le vicende di tutti i giorni, scrivendo le proprie impressioni sulle persone che vivono con lei, finendo per raccontare gli orrori del Nazismo sotto gli occhi innocenti e giovani di una ragazza di tredici anni.
«È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere.»
3) Il bambino con il pigiama a righe, John Boyne: Bruno, un bambino di nove anni, ci prende per mano e ci porta davanti a un recinto.Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com’è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall’altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini.
«Anche se Bruno era basso per la sua età, la sua mano era sana e piena di vita. Le vene non si vedevano attraverso la pelle, le dita non erano poco più di bastoncini secchi. La mano di Shmuel raccontava una storia molto diversa.»
4) L’ultimo sopravvissuto, Sam Pivnik: Strappato alla sua famiglia, che trova la morte nelle camere a gas, Sam – ragazzino allora tredicenne – subisce terribili soprusi e atrocità, e ogni giorno, alla famigerata Rampa di arrivo dei treni dei deportati, vede compiersi sotto i suoi occhi la più inenarrabile delle tragedie. Sopravvissuto alla crudeltà delle SS e dei Kapo, ai lavori forzati nella miniera Fùrstengrube e alla “marcia della morte” nel rigido inverno polacco, Sam è infine tra i prigionieri sulla nave Cap Arcona, bombardata dalla Royal Air Force perché luogo di esperimenti dei nazisti su donne e bambini da parte delle SS. Ma ancora una volta, miracolosamente, riesce a salvarsi. Questo libro racchiude la sua testimonianza: la storia di un ragazzo che diventa uomo attraverso tutti i gironi dell’inferno nazista, e riesce a sopravvivere per portare ai posteri la testimonianza di un orrore indicibile che non dovrà mai più ripetersi.
«Ad Auschwitz non c’erano calendari. Nessuna data, nessuna ricorrenza, nulla che segnasse lo scorrere del tempo. Per i più fortunati, per quelli di noi che sono rimasti in vita, ad ogni notte seguiva un altro giorno, e i giorni diventavano settimane.»
5) La bambina che salvava i libri, Mark Zusak: È ancora una ragazzina la protagonista di questo romanzo, dal quale è stata tratta la rappresentazione cinematografica prossima nelle sale. Siamo nella Germania nazista del 1939. Il paese è con il fiato sospeso. La morte non è mai stata più impegnata e presto lo sarà ancora di più. Liesel Meminger è una ragazza adottata che vive al di fuori di Monaco di Baviera, che cerca di tirarsi fuori da un’esistenza misera rubando, quando incontra qualcosa a cui lei non può resistere: i libri. Con l’aiuto del padre adottivo, Liesel imparerà a leggere e a condividere i libri rubati con i suoi vicini di casa durante i bombardamenti e con il ragazzo ebreo nascosto nel suo seminterrato.
«Un essere umano non ha un cuore come il mio. Il cuore dell’uomo è una linea, il mio un cerchio. Io, inoltre, ho un’illimitata capacità di essere al posto giusto nel momento giusto. La conseguenza è che negli uomini trovo sempre il meglio e il peggio: vedo la loro bruttezza e la loro bellezza, e mi domando come la medesima cosa possa essere entrambe. Eppure, hanno la sola cosa che invidio: se non altro, gli uomini hanno il buon senso di morire.»
6) Maus, Art Spiegelman: Attraverso una graphic novel, l’autore ci regala un’opera amarissima e toccante. Fortemente autobiografico e basato sui racconti del padre sopravvissuto ad Auschwitz, trasforma gli ebrei in topi e i tedeschi in gatti. La vicenda di Vladek, ebreo polacco internato nel lager, si mescola così alla riflessioni di Spiegelman stesso su cosa significhi essere il figlio di un sopravvissuto, come se il peso della barbarie nazista continuasse a gravare anche sulla generazione successiva alla guerra. Un ottimo modo per avvicinare anche il pubblico più giovane a questa realtà, allontanandoli dai soliti dogmatici testi scolastici.
7) Il Silenzio dei vivi, Elisa Springer: Elisa Springer aveva ventisei anni quando venne arrestata e deportata ad Auschwitz con il convoglio in partenza da Verona il 2 agosto 1944. Salvata dalla camera a gas dal gesto generoso di un Kapò, Elisa vive e sperimenta tutto l’orrore del più grande campo di sterminio nazista. In un saggio pubblicato da Marsilio editore, ricco di parole vere di una donna che ha deciso di raccontarsi dopo cinquant’anni di dolore represso nel silenzio del suo cuore.
«Lo strazio più grande, in questi cinquant’anni, è stato quello di dover subire l’indifferenza e la vigliaccheria di coloro che, ancora adesso, negano l’evidenza dello sterminio. Come tanti altri sopravvissuti, mi ero imposta di non parlare, di soffocare le mie lacrime nello spazio più profondo e nascosto della mia anima, per essere io sola, testimone del mio silenzio: così è stato fino a oggi.»
8) Il Diario di Helga, Helga Weiss: Degli oltre quindicimila bambini rinchiusi nel campo di Terezín e in seguito deportati ad Auschwitz, solo un centinaio è sopravvissuto all’Olocausto. Helga è una di questi. Il diario che Helga non smette di tenere anche durante la prigionia racconta la forza e la lucidità di una bambina capace di trovare le parole per trasformare la memoria in Storia, e la Storia in un monito eterno. La stesura ricorda il diario di Anna Frank, ma viene arricchito anche dai disegni della giovane Helga che disegnava ciò che vedeva. Di prossima pubblicazione da Einaudi editore. «I capelli ricresceranno, non è tutta questa gran tragedia, basta solo che sopravviviamo. Io non mi faccio grandi illusioni. Non appena siamo arrivati, ci hanno tenuto un lungo discorso di cui non mi ricordo che la prima frase, ma basta e avanza: «Ihr seid in Vernichtungslager!» (siete in un campo di sterminio).»
9) Si sente? Tre discorsi su Auschwitz, Paolo Nori: «Per noi, la storia, la storia a noi contemporanea, noi è come se abitassimo tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono “Ti dà fastidio, il rumore dei treni?” ci vien da rispondere “Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?” Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui. » Che altro dire su Paolo Nori?
10) Storia di un amore in tempo di guerra, Giorgio Van Straten: Nuovissima uscita a cura della casa editrice Mondadori. In questo romanzo l’autore sceglie di raccontare l’orrore della persecuzione razziale attraverso una splendida storia d’amore. Miriam e Enrico sono due giovani ebrei che si incontrano e si innamorano nel ghetto di Roma negli anni sbagliati.
«Sono convinta che la Storia è come un riassunto ben fatto: mette in risalto quanto c’è di più importante, seleziona ciò che ha contato da ciò che è stato insignificante; nella sostanza non mente. La vita invece è il libro intero: contiene tutti i gesti, i pensieri, le occasioni, gli avvenimenti, senza la capacità di metterli in ordine di importanza. E questo è molto pericoloso.»
Era il 27 gennaio 1945 quando le truppe dell’Armata Rossa entrarono ad Auschwitz e liberarono i pochi prigionieri rimasti in vita. Noi vogliamo ricordare.