
Autore: Roberto Saviano
Pubblicato da Feltrinelli - Novembre 2016
Pagine: 352 - Genere: Romanzo d'inchiesta
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori

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Ad andare con lo zoppo si impara a zoppicare. E se cresci tra le paranze, devi imparare a zoppicare molto in fretta, perché chi rimane indietro è finito. Non c’è salvezza per gli ultimi, solo chi schiaccia gli altri e vince su tutto può sopravvivere.

SacMaraja, Briato’, Tucano, Dentino, Drago’, Lollipop, Pesce Moscio, Stavodicendo, Drone, Biscottino, Cerino. Nicolas, Fabio, Massimo, Giuseppe, Luigi, Vincenzo, Ciro, Vincenzo, Antonio, Eduardo, Agostino. Quanta differenza può fare un nome.
– Allora sei tu ‘o Maraja?
– Nicolas Fiorillo…
– Appunto, ‘o Maraja… è importante come ti chiamano. È più importante il soprannome del nome, lo sai?
Nell’ambiente delle paranze il nome è tutto, perché del nome la gente deve avere paura. Non serve farsi vedere con una pistola in mano per riscuotere il prezzo che i commercianti pagano per la pace del quartiere, il nome deve bastare. E Nicolas ‘o Maraja lo sa. Con il soprannome suo e quello dei suoi amici, Nicolas vuole mettere su una paranza per fare i soldi, per comandare, per fare i grandi. Lui, che Il principe di Macchiavelli lo ha letto così tante volte da saperlo a memoria, sa come si comanda, e niente lo fermerà nel suo progetto di farsi valere sulle più importanti e pericolose famiglie mafiose di Napoli. Partendo dallo spaccio, per poi arrivare alle piazze, fino a far fuori i capi. Lui comanderà. E la paranza dei bambini verrà riconosciuta.
Roberto Saviano conosce quello che scrive, lo ha vissuto e ha trovato le parole giuste per raccontarlo. Ne La paranza dei bambini riutilizza lo stesso metodo del romanzo-verità, già famoso per il suo primo libro, Gomorra, per dare spazio a un argomento a cui aveva già accennato appunto nel primo libro, vale a dire quello dei ragazzi, normalmente minorenni, ingaggiati dai più importanti boss del Sistema, la Camorra, per creare nuove bande e ramificare sempre di più il loro enorme potere. Ma c’è una differenza: in queste pagine la nuova banda parte dal basso, da un sedicenne, Nicolas, che sogna in grande e vuole comandare come i grandi boss e anche più di loro. E si porterà dietro i suoi amici più fidati e delle nuove leve per creare una paranza, la paranza dei bambini.
Per quanto si sappia che questo è “solo” un libro, che, come confermato dallo stesso Saviano su un articolo per La Repubblica, questo libro è di narrativa, quindi una finzione, sembra anche troppo vero. E a volte, leggendo, la tristezza ti agguanta. La tristezza di sapere che per molti ragazzi l’infanzia finisce troppo presto, che devono farsi grandi perché i grandi glielo chiedono e perché la vedono come l’unica via per crescere e trovare un posto nella società che li circonda. Sono sprazzi di visione su una realtà più o meno vicina a chi legge, ma che fanno riflettere.
Approfondimento
Anche se ne La paranza dei bambini i protagonisti sono dei ragazzi, le figure che più fanno riflettere sono quelle delle madri di quei ragazzi che nella paranza vedono il loro futuro. Le loro sono quasi delle voci fuoricampo, sembrano ovattate a volte. Ma quando riescono a emergere si fanno sentire con tutta la loro forza. Il messaggio di Saviano è chiaro: sono i genitori che possono fare la differenza per i propri figli, che abbiano cinque o vent’anni. È un segnale di avvertimento che viene lanciato a tutti i genitori, che devono stare attenti a questa nuova realtà aumentata in cui vivono i loro figli. A volte è difficile comprenderla e starci al passo, ma è necessario per proteggere quei ragazzi che vogliono crescere troppo in fretta. Proteggere non vuol dire rinchiudere, ma seguire, indirizzare, aiutare, allungare una mano su una spalla per fermare, proibire se necessario. Ma non bisogna mai darsi per vinti e lasciar andare. Perché lasciare il gioco vuol dire perdere. E a nessuno piace perdere.