Autore: Rosanna Amaka
Pubblicato da Piemme - Gennaio 2021
Pagine: 436 - Genere: Narrativa, Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida, eBook
ISBN: 9788856679335
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Che cos’hanno in comune la Gran Bretagna e l’Africa di fine anni ‘80? Moltissimo, più di quanto potessimo mai immaginare…
Una semplice decisione e il mio mondo, il nostro mondo, cambiò per sempre.
Decisioni apparentemente insignificanti che stravolgono il loro mondo, rimescolando le carte nella partita della vita. Progetti svaniti, deviazioni di percorso inattese, viaggi di disperazione e speranza, aspettando che arrivi, finalmente, quella mano fortunata che li rimetta in gioco. È questo che accumuna i due protagonisti di Le nostre parole nel tempo: Michael e Ngozi, tanto lontani quanto vicini. Lui a Brixton, Inghilterra, lei in Nigeria: un “ragazzo-ormai-quasi-uomo” e una “ragazza-ormai-quasi-donna”, costretti entrambi a crescere prima del tempo e alla costante ricerca di risposte alle tante domande che affollano la loro mente. Artisti del compromesso con la sopravvivenza come unico obiettivo, i loro mondi sono tutt’altro che inconciliabili. Perseguitati da un senso di inadeguatezza onnipresente, cercano di trovare la loro strada in un mondo meschino, spietato, inospitale. Nuotano in un torrente che scorre da sempre in un’unica direzione, e sembra quasi impossibile invertire la rotta. Ma, proprio come coloro che li hanno preceduti, non si danno per vinti e si battono con tutte le proprie forze. Comincia così, in punta di piedi, la loro vera vita, la storia che desiderano scrivere, l’impronta che vogliono lasciare.
Con la sua magnifica scrittura figurativa, Rosanna Amaka riesce a dipingere immagini e situazioni con una chiarezza e una precisione uniche, conferendo loro un potere evocativo e una fisicità cartacea rari. Speranza, sconfitta, riscatto, rivincita, libertà: è su questa altalena che oscillano le pagine del capolavoro di Amaka, che mi ha conquistata per la sua ricchezza emotiva e psicologica. I suoi personaggi sono la quintessenza del coraggio e dell’audacia: riescono a vincere la paura del fallimento e a spiccare il volo, finalmente liberi, verso il sogno del successo. Ma l’autrice riesce a fare molto di più: dà voce a chi non l’ha mai avuta e restituisce dignità agli attori di una pagina di storia spesso dimenticata: il suo è un inno al testimone della resilienza, che si tramanda di generazione in generazione, immutabile, eterno.
Le nostre parole nel tempo racconta storie di speranze disattese, di assenze pesanti e di mancanze presenti. Lo sfondo caleidoscopico e l’arcobaleno di personaggi danno vita a un intreccio dal tono colorato, in cui ritroviamo tutte le sfumature dell’animo umano. La narratrice onnisciente ha uno sguardo radiografico, che arriva dritto all’anima dei personaggi e li aiuta a risalire alla radice, alla fonte, perché solo guardandosi dentro riusciranno a filare quel loro gomitolo scarmigliato interiore. E a farne la loro bussola nel mare della vita.
Approfondimento
Le parole vorrebbero venire fuori, ma lei le ricaccia dentro come un pupazzo a molla nella sua scatola e ci preme sopra con forza il coperchio.
Le parole del titolo sono soffiate, sussurrate nel tempo, come un eco portato da un refolo di vento. Sono talvolta parole messaggere di una realtà lontana, incomprensibile. Ma i personaggi si scontrano spesso con un’afasia che riflette l’incomunicabilità e l’incapacità di dare voce ai propri pensieri, ai propri tormenti. Sono tanti, infatti, i momenti in cui Michael, Ngozi e tutti gli altri non riescono a esprimere a parole il loro groviglio interiore. Farsi sentire, urlare, fare a pugni e poi pace con il passato è però l’unico modo di iniziare a vivere. Per davvero.
Quello che ho amato di Le nostre parole nel tempo è stata la capacità dell’autrice di raccontare la diaspora africana in modo inedito e inaudito, attraverso gli occhi e le orecchie della narratrice onnisciente, che fluttua nel tempo e nello spazio. Questa sua atemporalità e adimensionalità si riflettono nella scrittura: è tutto insieme, lì, ora qui, senza divisioni o interruzioni nette, mentre i confini di ieri, oggi e domani sfumano e si confondono. Rosanna Amaka ci invita anche a porci una semplice domanda: cosa sarebbe successo se…? La risposta forse non ci piace molto, perché il mondo sarebbe l’opposto di quello che conosciamo oggi. O forse no?
Barbara Pellegrini