Autore: Gabriele Romagnoli
Pubblicato da Feltrinelli - Settembre 2015
Pagine: 87 - Genere: Autobiografico
Formato disponibile: Brossura
Collana: Varia
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“Non sai mai quando accadrà. Nel tuo caso finisce ora, pensi di essere pronto? Di aver usato al meglio il tempo che ti è stato concesso?” È la domanda che il protagonista di questo agile libretto si sente rivolgere da uno degli addetti dell’organizzazione Korea Life Consulting, che sta per portare a conclusione il suo (finto) funerale.
Prende le mosse da un funerale posticcio, Solo bagaglio a mano di Gabriele Romagnoli, il suo.
La Corea del Sud riflette sul numero esorbitante di suicidi. È un primato talmente negativo, quello del paese asiatico (la media dei suicidi si attesta sul numero di trentatré al giorno), che alcune grosse società, come la Samsung, cercano di alleggerirlo retribuendo i dipendenti che chiedono di sperimentare le proprie (fittizie) esequie. Tutto ciò nel tentativo di sensibilizzare il dipendente e di dissuaderlo dal compiere veramente il gesto estremo e, più generalmente, per cercare di scoraggiare il numero di gesti inconsulti che in Corea del Sud portano alla morte centinaia di persone ogni anno.
Un martello batte sui chiodi ai quattro lati, racconta Romagnoli, che ha davvero partecipato al singolare esperimento nelle vesti del morto, una manciata di terra viene fragorosamente gettata sulla bara. Poi tutto tace. Buio. Posso cominciare a raccontare quel che ho pensato e imparato mentre ero morto.
In seguito nel libro Gabriele Romagnoli vuole fornire una serie di riflessioni maturate nel corso dei suoi numerosi viaggi e traslochi in giro per Europa, Asia, Africa e America. Una sola è la conclusione data per certa da Romagnoli: meglio portare con sé solo il bagaglio a mano, alleggerirsi cioè, e muoversi, abbandonare convinzioni consolidate negli anni e scolpite nella mente. Per sentirsi in ogni dove e, nonostante tutto, a proprio agio ed essere in grado di interagire con un mondo che negli ultimi decenni è diventato sempre più vario, veloce e problematico (un mondo dove tutto, ormai, è diventato relativo) occorre diventare flessibili e disponibili al cambiamento.
Se tutto è diverso a diversa latitudine, diventa inutile portarsi le proprie bussole, i vocabolari, i modi di pensare”, scrive Romagnoli. Decodificando, occorre aprirsi totalmente al diverso e all’ignoto, sforzarsi per diventare, dappertutto e in ogni circostanza della vita, “di casa” e “up to date”.
La sintesi del pensiero dell’autore, peraltro, appare imparentata con alcuni principi importanti che ci vengono da quello orientale:
Per come la vedo io, il percorso perfetto è quello in cui alla fine non hai più nulla da lasciare, ti sei già disfatto di ogni cosa. E nessuno a cui dare, nessuno a provare dolore per la tua fine. Soltanto cosi puoi davvero andartene in pace, come se ne va un alito di vento: c’era, è passato, non c’è bisogno di voltarsi per salutare.
Abbandonare le sovrastrutture mentali che impediscono il godimento pieno della vita, la serenità del nostro vivere quotidiano e di tutta la nostra esistenza.
Come viene spiegato in Solo bagaglio a mano, l’apparentemente strambo diversivo del funerale finto ha uno scopo preciso. Esso non consiste nel prepararsi a morire, ma piuttosto nell’imparare a vivere, senza complicazioni e tanti patemi d’animo, l’unica vita di cui siamo dotati. Del resto, la vita, scrive Romagnoli nella parte conclusiva del libro, “finché non è finita non è finita. E anche allora, può sempre ricominciare. Il futuro è una valigia da aprire accettando ogni possibile contenuto. Possiamo provare a prepararcela da noi, ma senza esagerare, appesantirci, illuderci. Potrei dire che questo è un manuale di resistenza umana. O il prologo alla creazione di una nuova specie: più leggera, mobile, che sfugge a ogni schema e che quindi sopravvivrà alle mutazioni in corso”.
Chiaro il messaggio?
Approfondimento
Solo bagaglio a mano costituisce una sorta di “pronto intervento filosofico” che contiene suggerimenti pratici da consultare al bisogno, soprattutto quando vivere in contesti geografici e sociopolitici che negli ultimi decenni si sono andati del tutto “liquefacendo” provoca dei disagi.
Dalle considerazioni dell’autore sembra peraltro emergere un mondo popolato da persone e generazioni che sempre più appaiono orientate alla libertà e alla consumazione del mero necessario e sempre più inclini a recidere pesi e legami, perdere battaglie e oggetti materiali, non prestare credito a dogmi, ideologie e fedi calate dall’alto.
Giovanni Graziano Manca