Autore: Ian Manook
Pubblicato da Fazi - Giugno 2016
Pagine: 524 - Genere: Gialli
Formato disponibile: Brossura
Collana: Darkside
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Quanto conoscete della Mongolia? I suoi usi, costumi, tradizioni, storia e personaggi? Vi piacerebbe che a guidarvi nella scoperta di queste meravigliose e infinite lande fosse un poliziotto tutto d’un pezzo, un vero mongolo, una persona d’onore e incapace di accettare ricatti, bugie e rassegnarsi solo a ciò tutti sono di-sposti ad accettare?
Non credeva a granché, tranne alla pace delle anime.
La Mongolia è una terra molto lontana da ogni nostro immaginario: sconfinati paesaggi inabitati, foreste arroccate su montagne rocciose, case che si possono montare, smontare e trasferire. Proprio in questi luoghi si svolge Morte della steppa, il primo capitolo della trilogia Yeruldegger.
Yeruldegger, commissario della polizia di Ulan Bator, trova il corpo di una bambina sotterrata con il suo triciclo rosa nel mezzo di una steppa disabitata, proprio mentre è alle prese con un triplice massacro in una fabbrica. Tutto parte da qui e percorre tutte le indagini, grazie alla collega e cara amica Oyun, ragazza davvero coraggiosa e che, come il suo superiore, non accetta nessun tipo di ricatto o manomissione della verità. A loro si aggiunge Solongo, il medico legale della squadra investigativa. È una donna estremamente saggia, rispettosa delle proprie tradizioni e con una sensibilità molto particolare e fine. Cresciuta nella steppa profonda non sarebbe nulla senza il suo passato e ciò che il suo popolo ha fatto nei secoli per arrivare fino a creare la società che vivono loro oggi e proprio grazie a questo attaccamento che ha per le sue origini spesso riesce ad essere il punto fermo di tutto il libro, capace di tranquillizzare, dare le giuste risposte e curare ogni tipo di male.
Questi tre personaggi si trovano presto coinvolti in un’indagine estremamente delicata e che rischia di portare via loro tutto ciò che hanno di più chiaro e importante, proprio come a Yeruldegger è successo molti anni prima quando qualcuno ha ammazzato la sua figlioletta per imporgli di interrompere un caso che riguardava i poteri forti del paese. Dovrà quindi rimettersi in piedi, avere coraggio e pazienza ed essere più furbo degli altri, perché sarà il suo passato – sia recente che atavico – e le sue capacità a lungo dimenticate e sommerse da dolore e rabbia a permettergli di arrivare fino in fondo avendo così tanti lati di se e del proprio cuore in gioco e scoperti. Le donne della sua vita saranno fondamentali, il suo pilastro e la sua forza, ciò che gli farà mantenere sempre alta la guardia e fidarsi del proprio istinto, anche quando le prove dimostrano qualcosa a cui fa fatica a credere…
Questa volta il commissario può non solo trovare riscatto per tutto quello che ha vissuto nel suo passato, che l’ha segnato fino a perdere se stesso oltre che tutta la sua famiglia, ma inizierà anche una battaglia che durerà nei prossimi libri e che si promette agguerrita e ricca di sorprese.
Tutto sempre rimane in noi, siamo noi a dimenticarlo.
Approfondimento
Morte nella steppa mi ha segnata nel profondo e mi ha emozionata fino all’ultima pagina. Era molto tempo che non leggevo un giallo così ben strutturato e pieno di piccoli indizi che fanno evolvere la storia con coerenza e colpi di genio, a volte anche di fortuna.
La trama è semplice, lineare, e nonostante la mole si legge tutto d’un fiato. Inoltre la dovizia dei particolari e le descrizioni dettagliate lo trasformano in uno splendido modo per imparare di più su una terra e la sua cultura, tanto lontana da noi. Se accettate di provare, leggetelo con una tazza di tè al burro salato, bevanda tipica di questo popolo (si, ci sono anche sprazzi di ricette tipiche!). Quindi assolutamente positivo e appuntamento in libreria! Ah, su internet si trovano dei video in cui Ian Manook spiega come pronunciare il nome di questo misterioso commissario dal cuore d’oro.
Jessica Garino