
Autore: Andrea Camilleri
Pubblicato da Sellerio - Novembre 2019
Pagine: 96 - Genere: Non fiction
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Il divano
ISBN: 9788838940330

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Il primo libro di Andrea Camilleri che viene pubblicato dopo la sua morte, il primo che egli non ha potuto vedere stampato (n.d.e.) è un monologo per il teatro. Un monologo che vede un Caino alla sbarra degli imputati mentre prova a discolparsi o, semplicemente, a raccontarci la sua storia. Anzi le sue storie.

Andrea Camilleri in questo monologo indaga il primo assassino della storia umana… Si mette dietro il suo punto di vista, lo fa parlare. Immagina un Caino che invece del pubblico ha davanti un’aula di tribunale ed espone l’arringa finale del suo processo d’accusa. Un Caino stanco di essere giudicato e offeso e che vuole esporre le sue motivazioni. Un Caino che diventa omicida quando “non ammazzare” non era ancora un comandamento e quindi un divieto; ma un Caino che sa da subito di essere colpevole. Ma la storia del Caino di Camilleri non è certo quella dell’ora di religione o dei pomeriggi in oratorio è una visione che unisce tradizioni diverse (da quella ebraica a quella mussulmana), citazioni di altri autori quali Borges che racconta un incontro di Caino e Abele dopo la morte e un atto di perdono, e Shakespeare. Il Caino ironizzato da Dario Fo, o quello descritto da Giordano Bruno. Parla di studi cabalistici e di poemi cavallereschi. Ma, in fondo, è il Caino di Andrea Camilleri. Un Caino che l’autore utilizza per indagare il concatenarsi del Bene con il Male.
Vedete, non è semplice come può apparire e cioè che io ero condannato al Male perché figlio di un diavolo e Abele destinato al Bene perché figlio di un arcangelo.
No, il male è insito in noi nell’attimo stesso in cui veniamo al mondo.
Caino dichiara di non essere figlio di Adamo, dichiara di essere stato concepito durante il Peccato Originale, dichiara che nemmeno Abele ha Adamo come padre.
Dunque io non sono figlio di Adamo, ma discendo dal seme di un angelo decaduto che quando voleva, secondo le Sacre Scritture, si trasformava in serpente.
Ed è un Caino che arriva a mischiare le parole con quelle dell’autore in un gioco di immedesimazioni, dove Camilleri a volte pare quasi scivolare, o evidenziare che ciò che il suo personaggio sta sostenendo non è altro che il punto di vista del suo creatore. E il pubblico che lo sta ascoltando, il pubblico che Camilleri/Caino si immagina è un pubblico silenzioso, un pubblico che non manifesta rancore alla presenza di un omicida, un pubblico che è ormai abituato a crimini e guerre, un pubblico che ci ha fatto il callo.
E dopo centinaia di milioni di anni, c’è ancora chi ha il coraggio di dire che è stata tutta colpa mia? Che se non ci fossi stato io, avreste amato il prossimo vostro come voi stessi? Ma va’… va’…
Con Autodifesa di Caino Camilleri ci regala un’opera che è il racconto di un mito. Di un personaggio che ha affascinato da sempre l’immaginario come solo la rappresentazione del male può fare. E conclude ricordandoci che dalla razza di Caino non è nato solo il male; e così il nostro Caino ci viene raccontato come fondatore di città e inventore della musica. Perché
…non sempre dal bene nasce altro bene e … non sempre il male genera altro male.
Come del resto ci dice l’autore stesso citando a sua volta Orson Welles ne il Terzo uomo
In Italia per trent’anni sotto i Borgia ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine, ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento.
In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fori? L’orologio a cucù.
Troviamo tra queste pagine, in questa sceneggiatura pensata per essere rappresentata alle Terme di Caracalla il 15 luglio di quest’anno, due giorni prima della scomparsa dell’autore, un Caino che, come Camilleri, è un cantastorie che prende la parola e ci trasporta nella sua visione delle cose, che diventa avvocato di se stesso, che ci vuole dalla sua parte, pur lasciandoci, in fondo, il beneficio del dubbio e l’onere della decisione.
Approfondimento
La lettura di questo testo è una lettura lieve, nonostante l’argomento trattato, un argomento così universale e discordante, forse. Lieve nel senso di piacevole, ma è anche una lettura che porta ad agganci, al desiderio di indagare il mito e scoprire le “varie versioni” dello stesso. Una lettura che incuriosisce, l’opera di una delle grandi menti della letteratura italiana moderna.
Camilleri ci mancherà su questo non ci sono dubbi e ci mancherà la possibilità di vedere quest’opera da lui interpretata a teatro. Però Camilleri se ne è andato lasciandoci un altro suo personaggio e lasciandoci una domanda, o un dubbio, sull’eterna disputa tra il bene e il male. Ci ha lasciati andandosene con un passo non proprio lieve.
Monia Merli