
Autore: Michele Lamacchia
Pubblicato da Altrimedia - Luglio 2019
Pagine: 244 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: I narratori
ISBN: 9788869600883

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Autogrill non è soltanto la straordinaria storia di Rocco Pantano e della sua piccola stazione di servizio sulla cima del Montedoro; ma è anche la storia di quei personaggi che, chi perché ci vive, chi perché di passaggio, attraversano Carino (piccolo paese lucano) in quel giorno in cui qualcosa di inaspettato succederà. Ognuno ha una sua storia, fatta di segreti e di passato. Ognuno ha un motivo per salire sul Montedoro quel giorno. Ognuno ha una piccola rivoluzione da combattere.

Rocco Pantano gestisce una piccola stazione di rifornimento sulla cima del Montedoro, ma Rocco Pantano è anche il “luogo” dove in molti convergono per un consiglio, per un aiuto o, semplicemente perché la strada fino a lì li ha portati
Mesto Rocco Pantano è un uomo di vita e profonde conoscenze. Per l’umanità nei dintorni era una specie di sapiente saggio: un “intellettuale”, si direbbe. Un intellettuale fuori dai circuiti, uno che sa interpretare i fenomeni e li rende lucidi e comprensibili alle persone della valle. Uno a cui chiedere le cose. Un mesto Rocco, che ascoltava la radio, leggeva i giornali, i libri, faceva le ricerche, faceva.
Ma questa non è solo la storia di Rocco, e soprattutto questa non è solo una storia, ma un insieme di storie, di racconti, che paiono essere prese per mano ognuna dal suo protagonista per essere condotte lassù, dove devono arrivare, dove devono trovarsi quel giorno.
E quel giorno, che il lettore trova a titolo del capitolo due, è già una partenza potente, come lo è quella pistola che vede piazzata già nell’incipit. Ma da qui, il lettore partirà per un viaggio a ritroso che lo porterà a conoscere ogni componente del patchwork umano che Michele Lamacchia vuole rappresentare. Perché nulla è come sembra, perché come nella vita ogni tassello nasconde qualcosa o, qualcosa rappresenta. Perché l’apparenza spesso nasconde l’imbroglio, il meschino, la cattiveria.
Leggendo Autogrill, il lettore percorre un viaggio nello spazio, verso quel punto di arrivo di cui abbiamo già parlato, ma anche nel tempo, nel passato. Un passato che incontra Garibaldi, ma anche gli anni Ottanta, fino ad arrivare a oggi, anzi all’oggi delle vicende, quel 1994 che vede l’ingresso in politica di Berlusconi. È un passato fatto di Storia, fatto di imbrogli e corruzione, fatto di disastri e di sangue, fatto di maledizioni.
Tutto principiò con una maledizione. Si può provare a raccontare ma quando si va così indietro nel tempo ci si può affidare solo al ricordo, passato di bocca in bocca davanti al fuoco o nascosti in un bosco, o mentre si è in banda a scuoiare animali per ricavarne carne, pelle per calzari o solo per diletto.
Ed è anche un viaggio fatto nella lingua di Michele Lamacchia. Una lingua che si intreccia con il dialetto, una lingua che fa incontrare termini retrò al linguaggio più attuale e moderno. Una lingua capace di dare voce anche a Carmelo, il muto. Una lingua che sa essere aspra come il paesaggio arso dall’estate del Sud, ma che riesce ad addolcirsi quando passa attraverso le parole di quei due protagonisti che hanno il compito di smussare gli angoli della storia. Benedetto, il ragazzo che non regge le emozioni e Maria Pia che quelle emozioni vorrebbe fargli vivere.
Prova a pensare a cosa ti succede quando ti batte il cuore, quando ti batte forte forte forte… In quel momento tu ti spegni, ti spegni come una lampadina che si spegne! Non si fugge dalle emozioni, come fai tu. Le devi vivere! Se non le vivi è tutto inutile: perdi il tempo, il tempo che passa e non torna più!
Ma è, soprattutto, un viaggio tra personaggi disegnati perfettamente, ognuno dei quali pare voler simboleggiare un aspetto dell’indole umana. Metafore viventi di quei sentimenti che li muovono e li conducono a percorrere la strada del loro destino. L’autore in questo è magistrale, come lo è nel far “uscire” il personaggio da quei dialoghi perfetti, che anche quando parlano di poco, quando riportano le chiacchiere da bar, hanno lo scopo di disegnare i contorni di chi parla.
Autogrill è un romanzo che travolge con la sua ricchezza di caratteri umani, di dettagli e di parole. È un romanzo con descrizioni potenti e, in alcune pagine, perfette (bellissima la scena del maresciallo dei carabinieri con la mosca). L’autore è molto bravo nel gestire la coralità della vicenda, nell’intrecciare fili senza perdere nulla per strada, nel creare una struttura senza alcuna sbavatura. E lo è anche nell’essere spietato con le sue creature, nel suo volercele far vedere fino in fondo, nel suo metterne alla prova le motivazioni della loro personale rivoluzioni. Autogrill è, infine, un romanzo supportato da molta ricerca dove tutto non pare mai essere lì per caso.
Approfondimento
Michele Lamacchia è un vero cantastorie moderno e con Autogrill ci regala un romanzo visivo, cinematografico, pare quasi che insegua i suoi personaggi con una macchina da presa. E il risultato è che il lettore riesce a vedere questi suoi protagonisti e ha anche sempre davanti agli occhi il paesaggio lucano, arrivando quasi a percepirne il calore, senza riparo, del suo sole estivo. Gli stessi dialoghi sono visivi (mi permetto di ribattere su questo punto, perché lo considero una vera forza nel romanzo e nella scrittura di questo autore in generale), in alcuni punti ricordano lo stile di Tarantino: quel parlare di un niente che, forse, niente non è.
Autogrill lascia il lettore con una domanda o, forse, con la risposta a quella domanda: qual è la vera rivoluzione che vale la pena combattere? Qual è l’unica rivoluzione che ci può fare uscire vincenti?
A chi lo consiglio? A chi ama il Sud, a chi cerca le storie poco banali e poco lineari e a chi vuole indugiare sulla scoperta dell’animo umano.
Monia Merli