
Autore: Robert Ward
Pubblicato da Compagnia Editoriale Aliberti - Maggio 2016
Pagine: 164 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: The Outlaws

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Quattro racconti dall'animo noir che raccontano personaggi immersi in un mondo come quello di Hollywood tra realtà e finzione in cui la verità è più ricca di colpi di scena della fantasia.

Era l’ultima nota che avesse mai fatto esplodere dal proprio sax. Mentre eseguiva una canzone scritta da lui. Credo che fosse, in ogni senso, la morte perfetta per un jazzista [..] Fu terribile e nobile allo stesso tempo. Un artista che dava la vita per la propria arte.
I personaggi dei racconti di Hollywood requiem cadono tutti in quel buco nero di Hollywood: Augie, Billy e gli altri credono che la fama e il successo possano essere per sempre e nulla potrà far andare diversamente le loro vite in ascesa. Invece, c’è sempre un colpo di scena in ogni storia, come sa bene chi le storie le scrive: alcuni personaggi sono sceneggiatori in fondo e dovrebbero sapere il labile confine che esiste tra realtà e finzione. Eppure si lasciano trasportare dagli eventi, dall’amore, dal denaro, dai sensi di colpa che credono di aver lasciato alle spalle e che ritornano come il loro passato burrascoso.
Hollywood è una città in cui tutto può cambiare da un momento all’altro, dove l’edonismo e l’apparenza lasciano spazio alla violenza, all’abuso di sostanze e di sesso facile per sentirsi appagati e dove quello che succede si confonde con la trama di un film già scritto. Tra locali alla moda, jazz club, set cinematografici e vita notturna, i personaggi dei racconti credono di aver trovato una strada facile per avere tutto quello che desiderano, credono di essere forti, invincibili e di non aver paura nemmeno di morire. I personaggi sono ben caratterizzati e anche se ricalcano quelli di vecchi film o comunque cliché hollywoodiani, quali sceneggiatori in crisi, donne fatali, ricattatori… Non vengono banalizzati e c’è sempre un accenno al loro risvolto psicologico.
In un mondo ricco di luci, ma anche di molte ombre, quello che lega tutti i racconti è il senso di fragilità dei personaggi, vittime e carnefici, di una vita che sembra un film, in una città che abbaglia e che oscura le menti proprio come in quei vecchi film in bianco e nero pieni di suspence e di apparenze mendaci.
La prosa di Ward, al di là, dei racconti stessi, mi ha entusiasmato. Uno stile asciutto senza troppe descrizioni, ma dettagliato per gli stati d’animo e nelle piccole scene di introduzione che fanno capire subito il quadro generale del racconto. Quello che mi è piaciuto di più è che i colpi di scena vengano usati in modo esemplare e non stravolgono le storie, ma fanno prendere nuove luci o ombre ai protagonisti così come se cambiasse il loro modo di vedere le cose. Le trame sono ben congegniate e riescono a trasportare il lettore in una dimensione diversa e a mettersi nei panni dei personaggi, tanto che ad un certo punto anche per il lettore è difficile capire quale sia la realtà e quale la finzione.
E alla fine, quando le tenebre della notte incombono sopra l’immagine irreale della città, ci stringiamo uno all’altra, come tutti gli altri amanti disperati, uniti, sul mio letto caldo e rosso come il sangue.
Approfondimento
Di solito non mi piace leggere racconti, mentre quelli di Hollywood requiem li ho letti in due giorni. L’atmosfera noir contraddistingue tutti i racconti e i colpi di scena sono molti, ma mai superflui come spesso accade. Non ho mai pensato che fossero ridondanti, anzi danno un ritmo alle storie che funziona e che non le rende banali. Lo stile è asciutto e i personaggi sono ben caratterizzati e sembrano usciti davvero da quei film di Hollywood dove si intrecciano amore, sparatorie e criminali. La fine dei racconti non è mai prevedibile, anzi, realtà e finzione si mescolano talmente bene da avermi fatto rimanere con l’amaro in bocca nell’ultimo racconto.
Non si possono leggere i racconti senza prendere le parti dei personaggi e si riesce veramente senza fatica a entrare in una dimensione fatta di fama e di cadute inevitabili quando si arriva troppo in alto. Senza dubbio consiglio questi racconti perché hanno uno stile di scrittura unico e soprattutto mantengono un ritmo di tensione dall’inizio alla fine, ogni parola è necessaria ai fini della narrazione e non si sente il bisogno di avere maggiori descrizioni o dialoghi. Lo stile è semplice, diretto ed essenziale: quello che serve a chi ha voglia di leggere una buona storia scritta in modo originale, a tratti, ma mai noioso e difficile da interpretare.
L’unica nota stonata sta nella brevità dei racconti e nel loro numero: avrei voluto fossero più lunghi e qualcuno in più lo avrei letto volentieri. Al contrario di molte raccolte di racconti, in cui sembrano tutti uguali e ci si annoia facilmente. Ne aspetto altri.
Gloria Rubino