
Pubblicato da Giunti - Marzo 2016
Pagine: 288 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: Scrittori Giunti

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D'Arco è uno sbirro morto che fa l'investigatore nel mondo dei morti. Gli viene, però, affidata una missione: comprendere il motivo del canto dei bambini del mondo dei morti. Questo lo porterà a tornare tra i vivi, per risolvere il caso, in compagnia di un bambino senza voce come guida.

Io non voglio più fare il detective, cercare indizi, accumulare prove di tutto questo male. Io non voglio più svolgere indagini, non mi interessa cercare la verità se questa è la verità.
Nel mondo dei morti D’Arco è un detective dagli occhi bianchissimi, che svolge una vita tale e quale a quella dei vivi nel mondo dei vivi. Riceve l’incarico di scoprire il motivo di quel canto continuo e sottile di bambini che echeggia per le strade del mondo dei morti. È una melodia continua, eppure quasi impercettibile. Cantano ogni volta che un bambino della città dei vivi viene ucciso. La domanda è perché?
Un bambino senza voce accompagna, così, D’Arco in un viaggio che lo porta a indagare nel mondo dei vivi. Già, perché i morti possono andare a farsi un giro nel mondo dei vivi e i vivi in quello dei morti, in entrambi i casi con la possibilità di tornare a quello di origine. Quel bambino è senza voce e ha il corpicino ricoperto di cicatrici. Spiccano, in particolare, quelle sul collo, che somigliano a una corona di spine. Il piccolo comunica con lo sbirro scrivendogli messaggi talvolta molto inquietanti, risposte secche e molto spesso crude. Nella città dei vivi scoprono un vero e proprio giro di affari di massacratori di bambini in cui addirittura le madri ammazzano i propri figli per graziarli.
Approfondimento
Qualcuno potrebbe definirlo un giallo o quantomeno un poliziesco, ma sarebbe una definizione sbagliata. L’addio di Antonio Moresco non ha tutti quegli elementi tipici dei lavori di questo genere. Sono assenti le indagini effettive, poiché la trama è semplicissima. Probabilmente è più corretto definirlo come un’indagine introspettiva, considerata la mole di domande che il personaggio (e altre figure che incontra) si pone continuamente. È nato prima il mondo dei vivi o quello dei morti? È nato prima il male o il bene? Da dove arriva il male? A cosa serve il bene se c’è il male? Purtroppo questo è un grande difetto del lavoro. La ripetitività di questi quesiti non risulta martellante in senso costruttivo, bensì spesso si configura come un elemento di noia, che spezza le gambe al ritmo di scrittura.
Molte sono le domande che in particolare si pone il protagonista, ma non dà mai una risposta. Manca, per questo motivo, un’evoluzione del personaggio tale da consentirgli di crescere in maniera positiva o negativa.
Molto interessante è, invece, l’intersecazione tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. Pur essendo un topos letterario sfruttato da sempre, riesce a funzionare, in questo contesto, proprio per la similarità dei due mondi e l’influenza che l’uno ha nell’altro. Tuttavia, questo elemento, pur essendo comune poteva essere un trampolino di lancio per rendere più avvincente la storia, non viene sfruttato a dovere.