
Autore: Aleksandar Hemon
Pubblicato da Einaudi - Marzo 2016
Pagine: 273 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Copertina Rigida
Collana: Supercoralli

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Joshua Levin è alla ricerca dell'idea giusta per sfondare come sceneggiatore e quando propone “Guerre Zombi” agli strampalati colleghi del workshop cinematografico che sta frequentando sembra che sia arrivata la volta buona. Intanto però la sua vita sentimentale è a un bivio: alzare di livello la sua relazione con la fidanzata Kimmy o cedere alle avances di Ana, seducente bosniaca che frequenta il corso d’inglese per stranieri che lui tiene per mantenersi? In mezzo a uno “zoo umano”, popolato di personaggi disadattati e bizzarri, riuscirà Joshua a portare a termine almeno uno dei suoi progetti di vita?

Se i morti viventi potessero tornare, come ricorderebbero quello che è accaduto nel loro passato di non morti?
Joshua Levin incarna lo stereotipo dell’inconcludenza: ha già passato da un po’ la trentina, ma ancora le sue aspirazioni professionali come sceneggiatore non hanno trovato sbocchi; il suo secondo impiego come insegnante di lingua per stranieri è appena sufficiente per pagare l’affitto e concedersi qualche bevuta; i rapporti coi suoi familiari sono una confusa accozzaglia di affetti repressi e incomprensioni mai risolte; la relazione con Kimiko, la sua fidanzata pienamente realizzata come psicoterapeuta infantile, procede fra momenti di intensa complicità sessuale e timori di non essere all’altezza di una storia seria.
Al workshop che sta frequentando, Joshua propone la bozza di una sceneggiatura intitolata “Guerre zombi” e una sua idea viene finalmente apprezzata. Anzi sembra proprio l’evento in grado di innescare un inaspettato circolo virtuoso: il padre Bernie, anche se un po’ pateticamente, si confida per la prima volta con lui, Kimmy appare sempre più intenzionata a consolidare il loro rapporto, al corso per stranieri Ana, procace donna bosniaca, non gli toglie gli occhi di dosso e pare più che ben disposta a concedersi. Ma ogni conquista ha un prezzo: come Stagger, il suo padrone di casa, reduce della Guerra del Golfo, con insane passioni per l’hard rock, la katana e la sua biancheria intima; o come la nevrotica sorella Janet, sempre pronta a porsi come inarrivabile pietra di paragone; o come Esko – il mastodontico marito di Ana – che Joshua un mattino trova nella cucina di Kimmy, perché Joshua non ha resistito alle avances di Ana ed Esko vuole mettere in chiaro le cose a modo suo. Gli eventi della storia prendono così una piega del tutto diversa da quella che Joshua aveva immaginato: tocca a lui a questo punto, “aiutato” da Stagger e dalla stessa Ana, rimettere tutto a posto, impresa non facile per uno che non ha mai portato nulla a compimento. Intanto però la stesura di “Guerre zombi” va avanti e forse sarà proprio questo il salvagente da usare per tirarsi fuori dai guai.
L’arte della guerra zombi è un testo poliedrico, diretto, con una sprezzante vena comica che sconfina spesso e volentieri nel grottesco, condita di inserti filosofici apposti con sagacia allo scopo di amplificare il carattere paradossale della storia.
Aleksandar Hemon, anche se in alcuni frangenti con malcelato autocompiacimento, compone con sapienza il mosaico di personaggi e situazioni che animano il romanzo, ponendo in definitiva un marcato accento sull’incapacità quasi fisiologica, da parte di un’intera generazione di americani, di rapportarsi compiutamente alla realtà e di costruire architetture relazionali stabili.
Joshua Levin non è che uno dei tanti trentenni ancora alla ricerca di una propria dimensione, che non sa trarre alcun concreto insegnamento dall’esperienza e non riesce di conseguenza a proiettarsi nel futuro. Le linee di demarcazione delle sue azioni non si spingono oltre la prossima idea per una sceneggiatura, la prossima prestazione erotica, la prossima cena di famiglia, in un’interpretazione bislaccamente spiccia della regola dell’ubi maior minor cessat. E, forse, proprio il rifugiarsi nella finzione delle sue idee per il cinema, rivela nella maniera più sfacciata la difficoltà di gestire la complessità della vita reale, delle interazioni con gli altri, dell’assunzione di responsabilità.
Approfondimento
Lo sviluppo, parallelo alla narrazione e indicato solo da una diversa impostazione grafica del testo, della sceneggiatura di “Guerre zombi” è un inusuale filo rosso accompagna le vicissitudini di Joshua e degli altri personaggi. L’indomita tenacia del maggiore Klopstock, uno dei pochi sopravvissuti al devastante contagio che ha popolato la terra di famelici morti viventi e forse l’unico a poterne fermare la funesta avanzata, è un espediente efficacissimo per ironizzare sulla pochezza di certe produzioni hollywoodiane e insieme costruire un alter ego finalmente vincente al povero Joshua. E la sorpresa dei due capitoli finali ci lascia addirittura col dubbio (o la speranza?) che la finzione sia migliore della realtà.
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