
Autore: Uwe Tellkamp
Pubblicato da La nave di Teseo - Dicembre 2020
Pagine: 96 - Genere: Narrativa
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Le onde
ISBN: 9788834602508

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Fabian Hoffmann – uno dei personaggi del capolavoro di Uwe Tellkamp "La Torre", vincitore del Deutscher Buchpreis – torna per ricordare la figura del padre Hans, ginecologo dell'Accademia di medicina Carl Gustav Carus di Dresda. Fabian riporta in vita la storia della città simbolo della Germania Est, Dresda, quando era capitale del romanticismo tedesco, culla della musica, della pittura e della filosofia: un momento di grande fervore culturale di cui il dottor Carus, che il padre stimava molto, era stato un'esponente di primo piano. La nostalgia amplifica il grigiore del presente: la città mostra ancora i segni del terribile bombardamento che la distrusse nel 1945, mentre i casermoni costruiti dal regime socialista sono avvolti in una nuvola di fumo grigio.

Nei villaggi, proseguì mio padre, a parte gli allevatori, ci sono quattro autorità: il pastore, il sindaco, il medico e le nonne. Le nonne sono il potere occulto. Al villaggio, alle brutte, è possibile cavarsela anche senza gli uomini, la guerra lo ha dimostrato, ma senza le nonne, mai.
Fabian Hoffman torna a Dresda per raccontare la sua infanzia e soprattutto per parlare del padre, Hans, ginecologo dell’Accademia di medicina Carl Gustav Carus. Accanto alla figura magnifica e gigantesca del ginecologo Hans, si intreccia la figura di Carus, medico ed intellettuale vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento, celebrato, ammirato e quasi venerato dallo stesso Hans. E tra i ricordi e i racconti si mescolano le figure e i piani temporali, si alternano le voci che raccontano del rapporto padre-figlio, dello stupore e della ammirazione del figlio verso il padre, ma anche del rapporto di pura devozione tra Hans e Carus, e come su una tela si fondono le parole, si intrecciano le storie e il vissuto intimistico e quotidiano del protagonista si sovrappone con la storia contemporanea della città di Dresda.
L’intrecciarsi delle dinamiche familiari degli Hoffmann va di pari passo con la descrizione di luoghi, attimi e paesaggi che hanno fatto di Dresda una perla architettonica e la culla del romanticismo, che hanno visto fiorire artisti, letterati, musicisti e scienziati, e i ricordi della città, le parole dell’infanzia, le memoria dei luoghi danno vita ad un racconto struggente che rivive nelle immagini e negli schizzi che parlano anch’essi di una passato meraviglioso e nostalgico. Dresda, profondamente offesa dai bombardamenti della seconda mondiale, dilaniata da una storia che non ha rispetto della sua grandezza passata, è la grande protagonista di Le cose di Carus, è il filo rosso che lega a sé tutti i personaggi che inconsapevoli si muovono lungo le sue vie, nei cortili, nelle piazze e ne perpetuano la memoria; Dresda, città luminosa, città che rinasce proprio nei luoghi che hanno incontrato guerra e distruzione, città che nonostante tutto non ha perso la sua identità originaria più pura, che cura le sue ferite e rinasce dalle cicatrici.
Le cose di Carsu è una lunga carezza al passato, all’infanzia, a un tempo e un luogo che non potranno essere più, è il rammarico dolce di quando i ricordi sopravvengono e inumidiscono gli occhi, è la poesia d’amore di un figlio al padre, è il filo sottilissimo del ricordo che disegna storie, luoghi, case e città e ci riconduce lì, dove tutto è cominciato e dove ogni volta ricomincia ancora.
Approfondimento
Leggere il racconto di Fabian Hoffmann è avventurarsi in un contesto intimistico, rassicurante, culturalmente stimolante, la narrazione scorre tra parole e immagini, tra la turbolenta storia della città di Dresda e la memoria di un padre eccezionale, tra il racconto di passato perduto e quelle di un presente ancora da ricostruire, e si fonde nelle illustrazioni puntali, magnifiche, dense di vita vissuta e di una profonda nostalgia per ciò che non è più.
Le cose di Carus
è un racconto struggente che trova il suo contrappunto nelle illustrazioni di Andreas Töpfer, che riproducono con tratti essenziali i luoghi più significativi di Dresda.
Di notte le stelle nel cielo, disse mio padre sulla Terrazza di Bruhl, da un lato è una sciocchezza e dall’altro è l’alfabeto Braille dei nostalgici.