
Pubblicato da HarperCollins Italia - Marzo 2020
Pagine: 235 - Genere: Non fiction
Formato disponibile: Brossura, eBook
ISBN: 9788869055652

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Ci sono molte cose che le ragazze contemporanee non vogliono più essere: non le spose sottomesse degli anni Cinquanta, ma nemmeno le femministe arrabbiate degli anni Settanta. Ci sono molte altre cose che le ragazze contemporanee sono già, invece: donne in carriera, politiche impegnate, esseri umani indipendenti. Eppure quelle ragazze continuano a essere anche figlie, fidanzate, madri, spose. Come non rimanere, allora, prigioniere dell’uno o dell’altro modello? Come ripensare al femminismo, e quanta strada siamo riuscite a fare?

Si può trovare una via intermedia tra apparire e essere e, soprattutto, che è tutto molto personale; unire l’accettazione, la costante ricerca di un miglioramento e la consapevolezza di sé.
Ha ancora senso parlare oggi di femminismo? Cosa è rimasto delle rivoluzioni sessuali, dei roghi dei reggiseni, della nuova consapevolezza di se stesse delle donne degli anni Settanta? Le donne di oggi hanno raccolta e sviluppato quella eredità, oppure hanno dimenticato le lotte per i diritti civili, in cambio di una apparente uguaglianza?
Per rispondere a queste domande le autrici ripercorrono la storia del femminismo, in tutte le sue molteplici declinazioni, e parlano delle donne e per le donne, investendo la politica, l’economia, la società, analizzando il ruolo della donna, nel tempo e nei tempi in cui viviamo. Di femminismo, sessismo, parità di genere si parla molto, ma forse non abbastanza, perché dietro una apparente parità, dietro la conquista di diritti sociali fondamentali, si nasconde ancora tanta disuguaglianza tra uomini e donne: disparità nei salari, nella copertura di ruoli essenziali nella società, nella politica, nel mondo del lavoro. Perché diciamocelo chiaramente: l’immagine della donna angelo del focolare ancora ci rimane attaccata addosso, quasi fosse un marchio di fabbrica; e parlare oggi di donne che scelgono la carriera piuttosto che la famiglia, o che all’istinto materno hanno sostituito una vocazione al sociale o all’impegno politico sembra ancora una eccezione quasi contro natura.
E invece le donne sono diventate tante cose, hanno fatto tesoro delle battaglie passate e delle conquiste dei diritti sociali e sono diventate più consapevoli, più determinate, più essenziali nella società; ma allo stesso tempo sono anche diventate più fragili, vittime inconsapevoli di tanti retaggi socio-culturali che ancora ci trasciniamo dietro come un bagaglio pesantissimo. E se da una parte troviamo donne emancipate e culturalmente ed economicamente indipendenti, dall’altro troviamo ancora chi cerca il matrimonio come unico riscatto sociale o chi si mortifica in dimensioni che non le appartengono. Ed è proprio dinanzi ad una realtà così variegata, così complessa, ignorata e banalizzata che oggi più che mai ha ancora senso parlare di femminismo, ha ancora senso continuare a parlare di diritti, di uguaglianza di genere, di pari opportunità, soprattutto in una società dove, a dispetto di una sbandierata modernità, forte è il rischio che le disparità diventino sempre più profonde.
Le ragazze stanno bene è un’indagine sociologica dei nostri tempi, è una fotografia semplice ma fin troppo realistica del ruolo delle donne soprattutto della loro autoconsapevolezza; è il racconto lungo quasi settantanni del tortuoso e difficile percorso che dalla battaglia in favore del voto alle donne, consente alle ragazze di oggi di candidarsi in politica, di poter scegliere con chi condividere la vita, di decidere se e quando avere figli. Non è mai facile parlare delle donne, perché sa da un lato si rischia di essere tacciati di femminismo, dall’altro c’è il pericolo di scadere nel più bieco “politically correct”, che ci obbliga a declinare “sindaco” al femminile, ma che ignora quante donne siano costrette a rinunciare alla carriera perché mancano gli asili nido; in questo romanzo- che è soprattutto un saggio di carattere antropologico e sociale- troviamo una forte onestà intellettuale ed un profondo senso di appartenenza e di conoscenza del mondo femminile, tanto da poterlo raccontare senza sovrastrutture e senza ideologismi.
Approfondimento
Le due scrittrici, che si fondono in unico io narrante, hanno il grande pregio di riuscire a parlare di temi scottanti, a sfatare tabù inconfessabili con un linguaggio fresco e moderno, schiette e dirette parlano soprattutto alle donne, perché la conoscenza, il sapersi e potersi raccontare senza stereotipi o aspettative è il punto di partenza per una vera parità di genere, dove davvero uomini e donne possano avere le stesse opportunità e giungere ai medesimi obiettivi…certo la strada è lunga ma le ragazze stanno bene e non hanno paura di camminare.
La vera sfida per le nuove generazioni allora è questa: trovare un modo di spiegare a tutti che il femminismo è un dialogo per ridefinire le forme del potere, un percorso da fare insieme verso l’uguaglianza, un processo che non implica rubare i diritti civili a qualcuno per darli agli altri, ma solo estenderli al maggior numero possibile di persone. Sarà dura, ma sarà bellissimo.