
Autore: Patrick Modiano
Pubblicato da Einaudi - Ottobre 2014
Pagine: 120 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura
Collana: L'arcipelago Einaudi

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Attraverso voci narranti diverse, Modiano ci conduce in questo romanzo sulle tracce di Jacqueline Delanque, soprannominata Louki, che in un periodo della sua vita ha frequentato assiduamente il Café Condé, situato sulla rive gauche di Parigi.

Le voci narranti di Nel caffé della gioventù perduta sono quattro: quella di Louki stessa, del suo amico e amante Roland, di uno studente dell’Ecoles des Mines, che nota Louki al Condé, e dell’investigatore Caisley, l’uomo incaricato dal marito di lei di cercarla dopo la sua scomparsa.
Non è semplice, all’inizio, abituarsi alla narrazione discontinua. Facciamo fatica a capire quale sia il ruolo dei personaggi e chi stia raccontando in quel preciso momento, ma superato questo piccolo scoglio iniziale veniamo risucchiati nella Parigi descritta da Modiano.
Jacqueline, o Louki, è una figura strana, quasi evanescente. Da adolescente vaga di notte per le vie di Montmartre e Pigalle mentre la madre lavora al Moulin Rouge, e da adulta sposa un anonimo impiegato, Choureau, col quale sembra avere una relazione assolutamente superficiale, finta. Sarà proprio il marito a rivolgersi a Caisley per cercarla dopo la sua improvvisa e apparentemente immotivata scomparsa. È come se la donna fosse emersa da un mondo misterioso, fatto di amicizie dubbie e di droghe per tornare, dopo la breve parentesi coniugale, in un altro universo altrettanto nebuloso, del quale fa parte lo scrittore Guy de Vere, appassionato di materia esoterica.
Caisley sceglierà di non riferire i risultati delle ricerche a Choureau, quasi a proteggere la donna dalla realtà. Il finale – sul quale preferisco non dire nulla – non giunge inaspettato, e viene raccontato con toni soffusi, quasi dimessi. Come se Louki avesse vissuto sempre in punta di piedi.
La narrazione ruota, ovviamente, intorno al personaggio della donna, che ci appare sempre in balia di forze che fatica a controllare e angosciata dalla solitudine, la paura della quale sembra essere all’origine del suo matrimonio.
Ciò che Patrick Modiano descrive con chiarezza, nonostante i toni siano sempre leggeri, soffusi, è la geografia di Parigi, che ci viene presentata come una città nella quale ci si può perdere, e si può vivere come se non si esistesse. I confini spaziali della storia sono chiarissimi, soprattutto per chi conosce e ama la capitale francese. A non essere facilmente individuabili, invece, sono i confini temporali: facciamo fatica a capire a quando risalgano gli episodi della vita di Louki e in quale ordine vadano collegati sulla linea della sua storia.
L’impressione finale è quella di aver letto una storia sfuggente, più vicina alla favola che alla realtà, raccontata da una penna meravigliosa, caratterizzata da una capacità evocativa senza pari.
Approfondimento
Nel caffé della gioventù perduta è stato per me il secondo romanzo di Modiano, dopo Dora Bruder. Entrambi sono caratterizzati da una scrittura affascinante, ma ho trovato Dora Bruder più incisivo, seppur altrettanto breve: ho amato il personaggio di Dora e ho sperato per lei; lo stesso non posso dire di Louki. A chi dovesse ancora avvicinarsi a Modiano consiglio, pertanto, la lettura di Dora Bruder.