
Autore: Mario Fortunato
Pubblicato da Bompiani - Giugno 2020
Pagine: 304 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Romanzi Bompiani
ISBN: 9788830103023

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La storia di una famiglia che si evolve nel corso degli anni e come la parte meridionale dell'Italia evolve e si peggiora sotto molti aspetti. Valentino, ultimogenito della famiglia, è l'unico che se ne va dal Sud e si lascia alle spalle la sua storia

Una volta, quando ancora non era in grado di coglierne la spietata bellezza, egli aveva trovato nel Peer Gynt, dramma di un autore prediletto, Henrik Ibsen, l’idea che l’esistenza fosse simile ad una cipolla e che ripercorrendola non si può fare a meno di lacrimare. Era un’ immagine semplice e insieme capziosa- ora lo comprendeva.
Il romanzo si divide in brevi capitoli, come racconti sulla storia di una famiglia, quella del Notaio dagli inizi del Novecento alla fine degli anni 70. Durante la seconda guerra mondiale il Notaio fugge nei boschi per le sue idee comuniste abbandonando la sua numerosa famiglia. Dopo la morte della moglie, i ragazzi crescono senza conoscere il padre e nel momento del ritorno non sarà facile ricucire i rapporti interrotti. La politica si intreccia nel racconto di una storia intima di una famiglia borghese con origini ebraiche, ormai dimenticate. I figli del Notaio sono molti, ognuno con dei conflitti interiori molto forti che sfociano spesso in conclusioni drammatiche. La seconda moglie del Notaio, Elvira riesce a mantenere l’unità familiare e a tacere di fronte alle scelte del marito. I personaggi sono davvero molti e caratterizzano un ambiente sociale che oggi non esiste più: l’autista Ciccio Bombarda, Maria del Nilo e Maria la pioggia le inservienti, gli scansafatiche del paese, gli amici sui campi di battaglia. L’albero genealogico ad inizio del libro serve a districarsi in nomi che spesso si assomigliano, proprio per prossimità al reale e soprattutto a seguire un ordine temporale spesso disatteso passando da un racconto di una famiglia all’altro (da quella del Notaio a quella dell’Avvocato o del farmacista).
L’avvocato è il figlio del Notaio, personaggio di cui si seguono le vicende più da vicino e che unisce la sua vita con quella di Tamara, donna forte e sicura, figlia del Farmacista di cui si seguono alcune emblematiche vicende, come la depressione e il passato degli ebrei che angoscia il presente.
A loro volta hanno quattro figli, l’ultimo dei quali è appunto Valentino, colui che all’inizio del romanzo si chiede dove siano finiti tutti.
“Dove saranno finiti tutti? Una volta popolavano il fondo dei suoi sogni; li vedeva sfilare di notte simili a figurine di carta; li vedeva trasformarsi da ombre in corpi e da corpi in statue, e ogni statua era una storia. Di giorno, invece, si perdevano in quella nebbia sfilacciata e inconcludente che sono i ricordi – franavano i volti, le parole dileguavano – e non importava trattenerli, fissarli.
Valentino se ne andò alla fine degli anni Settanta del secolo scorso. Era un ragazzo e, come tutti i ragazzi, si guardò bene dal voltarsi indietro.”
La storia della famiglia è strutturata in brevi capitoli, ognuno dei quali con un titolo molto incisivo che riesce a racchiuderne il senso. I vari personaggi non hanno lunghe descrizioni se non quella iniziale riguardo al notaio e alle origini della famiglia e del motivo che lo spingeva a rimanere al sud. Ognuno di loro non vuole andarsene, legato ad un luogo che è la proiezione reale del loro stato interiore. L’evolversi della società è lo specchio della famiglia e dei suoi cambiamenti. La borghesia in decadenza si scontra con la voglia di benessere della ‘ndrangheta nascente e la resistenza e la ribellione insita nel dna familiare portano ogni personaggio a scontrarsi con una realtà difficile da accettare: la guerra, l’ amore, la propria identità sessuale, la scelta degli studi, il coraggio di vivere.
Ci sono molti temi che vengono toccati nel romanzo con leggerezza anche se molto drammatici. Romanzo a tratti toccante, a tratti malinconico, sfugge a qualsiasi interpretazione classica che rilega i romanzi ad un genere e ad una sola dimensione emotiva. Si alternano parti ironiche e realtà difficili in una miscellanea multiforme, mai inutile o ridondante.
C’è un meridione che cambia e che resta sempre uguale a se stesso come nel Gattopardo, ci sono i ricordi che anche se lasciati alle spalle, fanno parte di noi, come i luoghi che si lasciano.
Valentino alla fine piangerà nel ricordare ciò che non avrà mai più. E anche noi come lettori ci immedesimeremo in lui dovendo lasciare quel mondo sulle pagine di carta.
Approfondimento
Il romanzo è narrato in terza persona, in alcune parti si rivolge direttamente al lettore come per avere conferma dei suoi pensieri. Non è di semplice lettura se si è abituati ad una narrazione lineare con continui rimandi a ciò che è già successo nella storia. Il testo è asciutto, le parole sono scelte con cura ed anche le parti più drammatiche non sono mai narrate con tono cupo o con troppa enfasi. Le vicende sono chiare, narrate con precisione, a volte talmente tanto da risultare fredde. La parte che ho preferito è la notte in cui il Notaio deve prendere una decisione sul futuro del Paese: svelare i nomi dei fascisti agli americani oppure rimanere fedele ai liberatori, ma con le sue convinzioni di integrità morale. Il romanzo è un affresco di piccoli mondi legati all’interiorità personale e al grande mondo della vita che si affaccia su un panorama storico e geografico difficile da declinare se non nel corso della storia.
L’autore Mario Fortunato, di origini calabre, ha scritto molti romanzi (Luoghi naturali, 1988; Il primo cielo, 1989; Sangue, 1992; L’arte di perdere peso, 1997; L’amore rimane, 2001; I giorni innocenti della guerra, 2007) in cui ha trattato temi della solitudine e della omosessualità. Ha scritto anche libri di inchiesta e collabora con l’Espresso con una rubrica personale.
Gloria Rubino