
Autore: Michael Cunningham
Pubblicato da La nave di Teseo - Aprile 2016
Pagine: 150 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Brossura
Collana: Oceani

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Ogni fiaba ha al suo interno un lato oscuro: a volte è solo un sottile velo di tragicità, in altre occasioni i segni sono più marcati e possono farci vedere i protagonisti sotto una luce completamente diversa. E se i vari Hansel, Gretel, Biancaneve, la Bella e la Bestia, non fossero esattamente come li abbiamo sempre conosciuti? E se riuscissimo a osservare altri aspetti delle loro vite, scoprendo anche le loro manie e le loro debolezze?

È sorprendente quanto sia facile impararle, queste maledizioni.
A ciascuno di noi, almeno una volta, da bambini, è stata raccontata una fiaba: che fossero la mamma o il papà, nel tentativo di metterci finalmente a letto, o la maestra, per catturare la nostra attenzione e solleticare la nostra immaginazione, tutti abbiamo presto fatto la conoscenza di principesse da salvare, incantesimi da spezzare, streghe di cui aver paura. Fingiamo allora per un momento di non aver acquisito questo bagaglio di storie e suggestioni, o quantomeno di essercene dimenticati. Parrebbe così strano, dunque, che un principe con un’ala di cigno al posto del braccio destro frequentasse locali di basso ordine e rincasasse ubriaco a notte fonda in un anonimo appartamento? O che una strega nascondesse un passato da cougar, alla ricerca di un’impossibile eterna giovinezza, e che finisse buttata nel forno da un Hansel e una Gretel psicopatici? O che ancora Jack approfittasse con bieco cinismo della pianta di fagioli giusto per togliersi gli sfizi di un’esistenza votata al consumismo? O ancora di un soldatino di piombo e una ballerina di carta fotografati ormai anziani a meditare sulle vicissitudini del proprio matrimonio?
È questo l’incantesimo che riesce a Michael Cunningham in Un cigno selvatico: trasformare molte delle storie che ci hanno accompagnato durante l’infanzia in istantanee di una società materialista e disincantata, popolata di personaggi che devono fare i conti con le proprie fragilità quotidiane, interiormente tormentati, mai limpidi e positivi come nelle loro più rassicuranti versioni fiabesche. Ne risulta una piccola galleria di ritratti in cui la dimensione umana surclassa per profondità e varietà quella fantastica, talvolta con esiti eccezionali – come la dialettica dei sentimenti di Tremotino, dilaniato da un misto di amore e odio per la figlia del mugnaio divenuta regina, la Bestia ossequiosa che una volta tornato uomo mostra a una Bella attratta dalla sua mostruosità la sua vera natura belluina, o la tragicità gotica che investe la famiglia della zampa di scimmia – altre volte restando vincolati a meri esercizi di stile – si veda la Biancaneve emancipata che analizza con laconico distacco l’intesa sessuale col principe azzurro o la Raperonzolo la cui lunga chioma non è che un feticcio per imbonire il proprio amato e alimentare l’illusione di una vita ancora felice.
Non si arriva forse all’oscuro fascino dei racconti di Neil Gaiman, ma ci si avvicina molto. Insomma, una serie di fiabe nere e crude che sarà difficile non rievocare ogni qualvolta rileggeremo anche le loro edizioni classiche.
Approfondimento
Le brevi storie contenuto in Un cigno selvatico sono accompagnate dalle illustrazioni dell’artista giapponese Yuko Shimizu, che con tratti estremamente incisivi, a cavallo tra la tradizione degli illustratori nipponici del passato, reminiscenze di autori manga come Takeshi Obata e un gusto più cosmopolita, sottolinea, senza mai forzarla né stravolgerla, l’essenza di ciascun racconto, esaltandone la complessità emotiva e i risvolti più drammatici. Un perfetto corollario alle fiabe in chiave nera proposte da Cunningham.
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