
Autore: Elizabeth von Arnim
Pubblicato da Fazi - Settembre 2019
Pagine: 296 - Genere: Narrativa rosa, Noir
Collana: Le strade

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Un incontro nel luogo giusto e al momento giusto. La Cornovaglia e due lutti recenti avvicinano i due protagonisti della storia. Lucy che ha appena perso il padre improvvisamente e Wemyss che è reduce dalla recente morte della moglie, avvenuta in circostanze poco chiare. Così, come due naufraghi che si trovano a dover condividere la stessa sventura, i due costruiscono una loro intimità
«Non sembriamo forse due bambini impauriti», disse, anche lui con voce resa profonda dal sentimento, «che si stringono l’uno all’altro, soli nel buio?»
...e questo fino a quel matrimonio che cambierà di molto le cose.

È l’estate del 1920 e la giovane Lucy sta guardando il mare della Cornovaglia quando incontra Wemyss, un uomo sulla quarantina, la cui moglie ha appena avuto un incidente (o quell’incidente se lo è procurato?) e si sta rifugiando nella solitudine per sfuggire all’opinione pubblica che lo vorrebbe schiavo del lutto. Wemyss si insinua subito nella vita di Lucy, la prende subito per mano, diventandone faro e sostegno. Lucy scivola così dal dipendere da un padre che l’ha appena lasciata, al dipendere dall’uomo che nel giro di pochi mesi diventerà il suo sposo.
Ma le nozze mostreranno a Lucy la vera natura dell’uomo che ha sposato, e a temerlo.
Le Sacre Scritture dicevano che nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, ma non sapevano di cosa parlavano, perché l’amore che lei provava per Everard era perfetto e ciononostante temeva quell’uomo.
Come teme The Willows la casa dove Wemyss la porta, la casa che è stato teatro del suo matrimonio precedente e della tragica morte di Vera, la prima moglie.
Elizabeth Von Arnin scrive un romanzo che unisce i pensieri sentimentali di una giovane donna che crede di aver trovato il suo grande amore, al noir dalle atmosfere spirituali, dove una casa pare avere vita a sé, pare essere presenza dominante e determinante; ricordando in ogni momento chi ci ha vissuto prima e, soprattutto, chi da quella casa in qualche modo ha cercato la fuga (emblematico il titolo del libro: il nome di un personaggio già morto prima che la storia inizi, ma fondamentale, presente, vivo). Ma l’autrice, cosa non proprio usuale per un romanzo pubblicato nel 1921, riesce a dare anche un tono umoristico alla storia, nella descrizione e nel pensiero di alcuni personaggi, specialmente quella servitù che deve soggiogare alle tirannie, o alle manie di Wemyss, e che deve trovare un modo per sopravvivergli.
In Vera il punto di vista dei vari soggetti, il loro sentire le situazioni e, in alcuni casi, il loro trovare il modo di giustificare, di accettare o, ancora, di superare, alcuni atteggiamenti si alternano e sono supportati da una scrittura sintetica e scorrevole. L’autrice conduce il lettore all’interno della testa dei suoi protagonisti, così che il lettore passa dal vedere le cose con gli occhi del dispotico Wemyss, al sentirle e cercare di capirle come la remissiva Lucy. Ma anche a leggere il punto di vista di quella zia di Lucy che, forse, ha capito la natura di Wemyss fin dall’inizio, fin da “quei pantaloni grigio chiaro” indossati in modo inappropriato da un uomo in lutto. E infine con gli occhi di una servitù costretta a subire un padrone egoista crudele e che prova, in qualche modo, a riderci sopra.
Von Arnin costruisce un romanzo strutturato in modo perfetto. Ci parla di The Willows e di Vera fin dalle prime pagine, ci incuriosisce su quanto è successo, ci fa temere quella dimora come la teme la povera Lucy.
La casa, nella sua posizione scoperta e libera da alberi creava una grande macchia rosso intenso nel paesaggio.
«Rosso sangue», pensò Lucy, e provò subito vergogna.
Ma poi ci conduce lì con i giusti tempi, solo a metà del romanzo la porta della casa di campagna verrà aperta e vedremo la magnifica scalinata, per poi entrare in quella stanza dove tutto è successo. La casa, piano piano, pare diventare la stessa Vera.
Il ritmo è degno di un thriller e, in fondo, abbiamo a che fare con una sorta di thriller psicologico, dove su ogni pagina incombe un mistero. Non dico nulla su un finale che ho trovato, dopo una piccola esitazione, essere perfetto. L’unico possibile.
Vera ci racconta un rapporto più che di amore, di dipendenza (ammesso che l’amore non lo sia di suo). Una storia che pare parlarci di sottomissione della donna nel matrimonio, di un dover restare anche quando la situazione è diversa da quanto ci si era aspettate. Ma, in fondo, il tono ironico dell’autrice forse vuole dirci proprio il contrario. Vuole dirci che non tutto è come sembra e, magari, anche di fare attenzione alle apparenze
Approfondimento
Vera è un romanzo piacevole e di lettura veloce, ma è un romanzo che fa anche riflettere su temi quali la dipendenza da un uomo, le convenzioni sociali, l’egoismo che a volte si maschera da amore, ma è solo possesso. E in questo Vera tratta un tema, purtroppo, molto attuale.
Controindicazioni: il lettore potrà provare un forte sentimento di rabbia e trovarsi indeciso se inveire contro quella Lucy che, ogni volta, torna a credere in un amore malato o contro Wemyss semplicemente perché è detestabile.
Monia Merli