
- 2013
Pagine: 262 - Formato disponibile: Brossura
Collana: Scrittori italiani e stranieri

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La storia di un bambino, Fin, e della sua tutrice Lady tra viaggi, avventure e insoliti spasimanti.

L’ho apprezzato moltissimo ed era da molto tempo che non riuscivo a farmi prendere così tanto da un libro. Non si tratta del semplice “è un buon romanzo”, frase che mi avete visto scrivere più volte negli ultimi mesi. No. Si tratta di qualcosa di più, del libro perfetto sotto ogni punto di vista: divertente, travolgente e qualunque altro aggettivo in “ente” vi passi per la testa.
Che ragazza! è la storia di Lady e Fin, figli dello stesso padre ma di madre diversa. Fin ha un nome che significa “fine” in francese, come nei titoli di coda dei vecchi film in bianco e nero. Ha da poco compiuto undici anni quando rimane orfano e scopre che l’unica persona che può prendersi cura di lui è la sua sorellastra, Lady. Anche Lady è un nome assurdo, quasi quanto Fin, eppure calza alla perfezione a colei che lo porta: bellissima, vivace, spavalda, Lady è l’incarnazione della spensieratezza e della gioia di vivere. Fin l’aveva incontrata una volta soltanto, negli anni precedenti la morte dei suoi genitori. Era successo quando lui aveva sei anni e Lady “si era messa nei guai” – ma passeranno anni prima che Fin possa comprendere di quali guai si tratti. I due si erano visti a Capri, dove Fin e i suoi genitori si erano precipitati per scovare Lady e riportarla a casa, a New York, sulla retta via. Se non fosse che Lady, sulla retta via, non si è mai fatta accompagnare. Adesso che i suoi genitori sono morti, Fin vive con la stramba sorellastra nella casa aristocratica e soffocante di Charles Street insieme a Mabel, la domestica di colore, e il vecchio cane Gus. Il ragazzino non ha neppure il tempo di pensare al dolore causato dalla mancanza dei suoi genitori: la vitalità e le stranezze di Lady, le sue letture, i versi delle poesie scanditi dalla sua voce, non lasciano spazio ai pensieri tristi. La situazione non cambia quando, abbandonata la casa di Charles Street perché lì “si sente in prigione”, Lady si trasferisce al Greenwich Village insieme a Fin e Mabel. E’ a quel punto che ha inizio il frenetico progetto di Lady: sposarsi entro i venticinque anni, pena la condanna sociale. Il compito di Fin consiste nell’aiutare la sua tutrice a trovare l’uomo della sua vita e, per questo motivo, durante i party organizzati da Lady, lui conduce indagini, sceglie gli uomini e chiede loro: “quali sono i tuoi interessi?”. E’ così che conosce Biffi, un ungherese che fuma la pipa e indossa calzini dai colori strani. Il punto, tuttavia, è che Biffi non è affatto l’unico pretendente: a lui si aggiungono l’odioso Ty e il bellimbusto Jack. Lady, incerta su tutto fuorché sulla decisione di essere libera, vola da un uomo all’altro come un’ape sui fiori, senza posarsi mai. Sarà il destino a scegliere per lei in un turbinio di eventi che porterà all’amaro quanto inevitabile finale.
Ciò che più colpisce, in questo romanzo, è il modo in cui è scritto. La narrazione è resa vivace e brillante soprattutto dai dialoghi che permettono di entrare appieno nella psicologia dei personaggi – tutti i personaggi, dai principali alle mere comparse. La scrittura è costellata di citazioni splendide, mai banali, da trascrivere per non dimenticarle. E’ interessante vedere come una donna – Cathleen Schine, appunto – sia riuscita a rendere perfettamente il punto di vista di un personaggio maschile nel corso del tempo, da bimbo di sei anni ad adolescente problematico di quindici, poi diciott’anni. Di Fin conosciamo tutto: i modi di dire, di fare, di leggere. Cosa ama, cosa odia, cosa mangia. Arrivati alla metà del libro, possiamo dire di conoscere Fin da sempre, di averlo ospitato in casa nostra per chissà quanto tempo, per quanto sappiamo di lui. Lo stesso discorso vale per Lady, personaggio affascinante e problematico del quale l’autrice traccia un ritratto che è quasi un omaggio alla libertà, alla gioia di vivere e, contemporaneamente, alla sofferenza che si cela dietro l’apparenza. Perché è questo che Lady è: infelice. Nel corso di tutto il libro non facciamo altro che vederla ridere, danzare, amare eppure Fin sa che si tratta di finzione. Lady recita la parte della ragazza spensierata, in cerca di marito, in cerca di sistemazione ma non è questo ciò che vuole davvero. Non è un caso se i famosi tre pretendenti – Biffi, Jack e Ty – non riescono a convincerla fino in fondo e lei continua a rimandare, rimandare, rimandare ogni decisione.
Il ritratto psicologico di Lady è accuratissimo, colorato, pervaso ovunque da un sottile quanto penetrante bisogno di amare e non solo di essere amata. E’ per questo che i tre pretendenti non le bastano: lei vuole ricambiare l’amore, non solo collezionarlo come inutili e vuoti gusci di conchiglie. E quando finalmente arriverà il momento dell’amore, sarà lei a non essere ricambiata fino in fondo eppure, con imprevedibile saggezza, dirà: se qualcuno deve amare di più, che sia io a farlo. La voce narrante – della quale si scoprirà l’identità solo nel finale – racconta la storia di Lady attraverso gli occhi spauriti di un Fin bambino che legge i necrologi sul giornale e gioca con i soldatini, sino ad arrivare allo sguardo adulto di Fin diciottenne, il ragazzo che vuole andare a Woodstock, che si è diplomato e andrà alla Columbia. E’ interessante veder cambiare le sfumature della narrazione, veder crescere Fin e maturare e, al tempo stesso, Lady stessa farsi donna.
Curiosa è la ciclicità della storia che si verifica in due occasioni: innanzitutto in quel “mettersi nei guai” che colpisce Lady all’inizio e alla fine del romanzo e, inoltre, nel ripetersi della situazione “orfano-tutor” in due generazioni consecutive. Sullo sfondo della vicenda, si dipana il panorama caotico degli anni Sessanta, i concerti, la musica, l’erba, i piedi scalzi, i figli dei fiori. La guerra, soprattutto. A un certo punto del romanzo, emerge una vera e propria spaccatura tra l’America in guerra e la bellissima Capri invasa dal sole. Con una serie di immagini rese con la chiarezza di una fotografia – le stesse fotografie che scattano Michelangelo e Lady – l’autrice rimarca la differenza tra il caos di New York e la quiete surreale delle stradine dell’isola italiana. Tuttavia, sorge presto in Fin il dubbio che quella a Capri non sia la vita vera, ma solo la proiezione dei sogni di Lady, la sua felicità finalmente rivelata nella bellezza dei luoghi, nel mare, nei limoni che incorniciano la porta verde dell’appartamento. A sorvegliare il loro personale mondo felice vi è il Vesuvio, imponente e silenzioso, oscuro come una minaccia. E arriverà davvero, la tragedia, sul finire del romanzo. Eppure, chissà come, la Schine riesce a farci comunque sorridere e a rendere il suo romanzo una commedia al cento percento americana, intelligente, pervasa da un’ironia sottile. Ho riso molto, leggendo questo libro, ma mi si sono anche inumiditi gli occhi. Credo che la bravura di un’autrice consista anche in questo: nella capacità di suscitare una vasta gamma di emozioni nel lettore che s’immerge nella sua scrittura. E Cathleen Schine – bisogna riconoscerlo – ci è riuscita in pieno.