
Autore: Nick Hornby
Pubblicato da Guanda - Aprile 2014
Pagine: 171 - Genere: Teatro
Formato disponibile: Brossura

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Londra, primi anni '60: dopo un inaspettato incontro, la banale vita della giovane Jenny sta per cambiare. Educazione o disincanto? Evoluzione o amara consapevolezza?

In una piovosa giornata nella periferia londinese, la sedicenne Jenny Mellor aspetta alla fermata dell’autobus. Quando le si accosta una bella Bristol color amaranto, guidata da un affascinante uomo con il doppio dei suoi anni, Jenny non sa ancora che i mesi a venire saranno molto diversi da ciò che si aspettava.
Londra nel 1961 sta per diventare la swinging city dei Beatles e di Mary Quant, ma è ancora intorpidita in un intervallo storico aggrappato a vecchi retaggi culturali, conflitti di classe e (troppo) timidi tentativi di emancipazione femminile. Immerse in questa dimensione, le giornate di Jenny passano tra la scuola (con il sogno di essere ammessa a Oxford) e il confronto con i genitori, tipico esempio del conservatorismo piccolo-borghese; unici svaghi, la musica francese, qualche sigaretta rubata, un cappuccino con le compagne in una città che non sembra poter offrire di più. Ma l’arrivo di David si rivela una variabile inaspettatamente frizzante: l’uomo introduce la ragazza in un mondo emozionante fatto di macchine sportive, concerti, artisti, serate glamour con gli amici Danny e Helen e viaggi in quella Parigi che, allora, è il riferimento chic dell’immaginario collettivo.
David incarna per Jenny l’ideale dell’uomo di successo, anticonformista e allo stesso tempo così manifestatamente affascinante da riuscire anche ad ammaliare i genitori di lei e indurre infine la giovane, abbagliata dalle promesse di una nuova vita scintillante, ad abbandonare gli studi. Solo alla fine David si dimostrerà per ciò che è davvero: un bellissimo scrigno vuoto, o meglio, pieno di bugie e ingannevoli speranze.
La sceneggiatura di An education, preceduta da un’interessante sezione in cui Nick Hornby spiega il processo che l’ha portato a trasporre la biografia della giornalista Lynn Barber sullo schermo cinematografico, identifica in un’efficace sintesi il suo punto di forza. Il ritmo incalzante dei dialoghi ci introduce subito in medias res, all’interno di un ambiente mai propriamente descritto ma prepotentemente suggerito da una serie di piccoli dettagli, come la musica di Juliette Gréco nel giradischi di Jenny, i tavolini di un caffè tipicamente anni ’50, l’abbigliamento pre-hippy di Helen, gli inevitabili sandwich della domenica con pasta d’acciughe e le sigarette Gitane.
Ma la vera forza della narrazione risiede nell’ironia: ogni parola si muove sul sottile filo della parodia, giocando abilmente con gli eccessi di un periodo post-bellico ricco di contraddizioni e abitato da personaggi diametralmente opposti. Tra questi, Jenny si muove con l’inevitabile indecisione tipica dell’età giovanile, confusa dal desiderio di una vita eccitante, dall’ingenuità, dalla (mancata) informazione sessuale, dalle speranze di una generazione alle porte di una rivoluzione sociale senza precedenti.
An education racchiude, nel titolo stesso, il brillante sarcasmo di cui è intriso: il riferimento è a un’educazione poco educativa, palesemente non lineare ma, infine, dall’epilogo positivo.
Approfondimento
Se riesco a entrare all’università, leggerò e ascolterò quello che voglio. E guarderò i quadri e vedrò i film francesi e parlerò con gente che sa tutto di tutto.
Dalle parole di Jenny traspare tutta la sua disarmante ingenuità e, allo stesso tempo, i suoi goffi tentativi di approcciarsi alla vita adulta. Seduta in un caffè, con la sigaretta in una mano e Lo straniero di Camus nell’altra, intenta a esercitarsi in un sofisticato broncio di annoiata superiorità, Jenny cerca disperatamente di figurare un futuro brillante ma stereotipato, lontano dal “grigio e marrone” del proprio presente (ma ancora pressoché nebuloso).
La normale inesperienza di un’adolescente si muove sullo sfondo di un mondo adulto altrettanto indeciso e pieno di superficialità: palese è l’incoerenza del padre di Jenny, ottuso nell’auspicio che la figlia studi solo per “maritarsi bene”, la sciatteria della docile madre, la becera ignoranza (ma molto chic) di Helen, l’ignavia di Danny e soprattutto la codardia di David, delinquente di belle parole. La mancanza di una figura in grado di farsi carico di una vera e solida “educazione”, tuttavia, anziché rappresentare una reale carenza, si inserisce nella vita di Jenny con grande leggerezza: la pungente intelligenza dei dialoghi, tipicamente witty, ricorda una trasposizione teatrale da commedia, a tratti esilarante e talvolta dallo scarso spessore.
Dall’esperienza di vita narrata Jenny comprende, infine, che deve trovare da sola la propria strada nel mondo, e che molti degli adulti che ha amato o odiato sono ancora, semplicemente, dei giovani insignificanti (“Uno dei ragazzi con cui uscivo, ed erano veramente ragazzi, una volta mi chiede si andare a Parigi con lui. Gli dissi che mi sarebbe piaciuto, che morivo dalla voglia di vedere Parigi… come se non ci fossi mai stata.”). An education di Nick Hornby è un magnifico spaccato su di una realtà storica che, tra le righe, mostra allo stesso tempo la sua potenzialità e la sua inconsistenza.
Irena Trevisan