Dimenticate il tempo, lo spazio, le strade, l’asfalto, l’intonaco dei palazzi perché qui non c’è più niente. Qui – dove? – non ci sono che tubi scoperti e grigiore. Qui, le persone non hanno nome e il loro sesso è incerto: solo un’iniziale per chiamarsi, quelle rare volte in cui c’è bisogno di farlo. In questo clima d’insicurezza generale in cui persino il cielo ha cambiato colore, abbiamo solo due certezze: l’esistenza del Macello, un luogo squallido nel quale bere qualcosa che non si sa neppure cos’è, e l’esistenza di un passato.
I personaggi, infatti, non ricordano quasi nulla del mondo com’era prima ma sanno che c’è stato un “prima” in cui c’era qualcosa da desiderare, da fare, da dire. L’unica che sembra avere qualcosa da raccontare e da ricordare è S**, stupida e svampita ma ancora legata a ciò che esisteva prima della Grande Guerra Contro Il Nulla.
Poi c’è Q**. La protagonista e Q** scavano fossi per cercare quel che resta delle cose che esistevano prima, e con quei rottami costruiscono altre cose senza saper bene perché lo fanno. Perché continuare a costruire se tutto è andato distrutto? Perché continuare a vivere e, seppure inconsciamente, a lottare in un mondo in cui non esistono più né tempo né spazio né società?
Questo romanzo breve è una valigia a doppio fondo: è crudo, disperato, di un grigio metallico che fa male agli occhi eppure, sul fondo, ci sono vite che non si arrendono. I personaggi non vogliono perdere il loro passato, si aggrappano a quel poco che hanno e scavano alla ricerca delle cose che appartenevano a ieri. E’, questo, il racconto seghettato di un’umanità che resiste malgrado il mondo, con i suoi palazzi splendidi e le sue strade, si sia arreso molto tempo addietro. Sembra che l’agrodolce del titolo faccia riferimento proprio a questo, con quell’Apocalypse che stride così tanto con il suono dolce della parola Marshmellow (appositamente scritta con la “e” al posto della “a”: pronunciando il termine in questo modo errato, il suono risulta ancora più morbido).
La scrittura di S.H. Palmer in Apocalyptical marshmellow crunchers infine, è straordinaria: surreale ma mai stancante, sperimentale senza esagerazioni, con “incursioni” di frasi in tedesco e ossimori congegnati in modo originale e unico. La prosa della Palmer raggiunge l’insolito scopo di essere isterica e dolce allo stesso tempo, come in una poesia di Marinetti alla quale sia stato tolto il rumore.