
Autore: Andrea Mauri
Pubblicato da Ensemble - Settembre 2019
Pagine: 128 - Genere: Racconti
Formato disponibile: Rilegato
Collana: Officina
ISBN: 9788868815127

📗 Acquista scontato su ibs.it
In un’epoca indefinita, un virus senza nome infetta e uccide velocemente. La vita dei protagonisti è ormai fatta di ospedali, medici, quarantene e tute protettive.

Mi viene da pensare se la solitudine sia poi così differente dalla morte. Nessuno ti parla. Per gli altri non esisti. Da vivo sei pure d’intralcio. Una persona scomoda. Un untore.
La morte è più forte dell’amore: i figli uccidono i padri, le mogli scappano all’improvviso sbattendo la porta in faccia ai mariti, i fidanzati abbandonano la persona che baciavano fino al giorno prima, gli amici fingono di non conoscersi. Nei dodici brevi racconti di Mauri troviamo pezzi di persone non più umane e delle loro vite sbriciolate.
Riccardo prima teneva la mano del suo compagno e lo abbracciava per tutta la notte, ora quando lo guarda non riesce a provare nient’altro che repulsione: è infetto. Irene dovrebbe stare in quarantena, ma poi si innamora di Saverio. Arianna è appena nata, ma la madre non può allattarla. Sara finalmente è guarita, o forse no.
Siamo di fronte a un tremendo esperimento sociale: qual è la vera epidemia? Cosa uccide di più? La febbre, il sangue, il vomito, gli scarafaggi, le mandibole frenetiche dei topi? Oppure l’odio, la follia, la persecuzione degli untori? Non si può dire. I ricordi della vita precedente si mescolano continuamente con le allucinazioni febbrili della malattia. I protagonisti capiscono all’improvviso di essere completamente soli, e forse di esserlo sempre stati. Eppure c’è un medico che scappa dal ricovero per tornare dai suoi pazienti, lasciati a morire in mezzo al deserto. Ci sono Carola e Maria, che resteranno amiche per sempre. Anche se la Grande Epidemia trionfa su tutto e su tutti, anche se non ci sono più rifugi sicuri né nulla in cui sperare, l’umanità – minuscola, inutile, moribonda – resiste.
Se scriverete non vi accadrà nulla, se scriverete qualcosa di umano anche voi, vi salverete dal vostro destino arido. Chiaro?
Contagiati è soprattutto una riflessione. I racconti sono diversissimi tra loro per personaggi e situazioni (insomma: un virus non guarda in faccia nessuno e non bada a colore della pelle o condizione sociale), ma perlopiù assumono i contorni di un flusso di coscienza. Alcuni personaggi scrivono diari, alcuni si rivolgono direttamente a qualcuno, altri semplicemente riflettono sulla loro vita: un po’ di azione in più non sarebbe guastata.
In molti casi le descrizioni risultano efficaci (sopra tutte, quella del deserto nel racconto Vento del Sud), ma più spesso la narrazione è infarcita di parole altisonanti e di espressioni ampollose, utilizzate a sproposito e che rendono i dialoghi artificiosi (nello stesso racconto: «Dottore, […] mi liberi dalla terra che non ci ama abbastanza» e, prima, «Mi assopisco dal dolore in un letto alieno».)
Tralasciando l’aspetto stilistico e passando al contenuto, è evidente come i dodici diversissimi episodi siano in fondo parte di un quadro generale che evolve insieme all’epidemia: nei primi racconti non si conosce ancora la gravità della situazione, i personaggi sono tutti convinti di non essere malati, vanno ancora a fare la spesa, leggono libri, stanno in quarantena precauzionale ma senza temere di rischiare davvero qualcosa. Ma la lettura procede, e il tempo della narrazione anche: le cose peggiorano, la gente inizia a morire, chi è ancora sano fugge lontano nella speranza (vana) di salvarsi, chi si ammala trova un untore a cui spezzare le gambe, finché la speranza non regredirà a semplice istinto di sopravvivenza. Qualcuno invece si darà al vino, e qualcuno al sesso: non c’è più molto da vivere.
Alla fine, cosa rimane? La scrittura. L’ultimo protagonista è uno scrittore – o forse soltanto uno scribacchino: in ogni caso, scrive –, e proprio alla scrittura viene affidato il compito di salvare il genere umano. Anche per sopravvivere alla Grande Epidemia in fondo basta un taccuino impiastricciato di buone parole, perché, come dicono in tanti, l’uomo è fatto per raccontare storie.
Approfondimento
Nonostante lo stile trasandato, gli spunti offerti dai singoli racconti sono interessanti; il libro potrebbe quindi essere un ottimo punto di partenza per approfondire temi ben più ampi.
L’orrore della malattia (reale o immaginaria che sia) attrae sempre. Da Tucidide a Camus, gli uomini hanno sempre avuto il bisogno di raccontarlo, e le epidemie o pandemie del passato hanno ispirato spesso alcune grandi pagine di letteratura o di storia. Di fronte a questi eventi spesso la razionalità viene meno, e l’uomo si ritrova a portare allo scoperto i lati più marci e nascosti di sé stesso. Anche la Grande Epidemia di Mauri non parla di altro che della disperata e animalesca voglia di vivere degli esseri umani.
La psicologia dei personaggi è abbastanza approfondita: la brevità dei racconti non permette di certo di avere personaggi a tutto tondo, ma tutti possiamo riconoscerci nelle loro delusioni o nei loro affetti, e, perché no, anche nei loro egoismi e nelle loro cattiverie. Cosa farebbe ciascuno di noi in una situazione del genere? Quali scheletri tirerebbe fuori dall’armadio? Forse la vita di tutti i giorni non è molto diversa – solo più trattenuta; forse ciascuno, in fondo, cova i suoi virus e le sue infezioni, forse verrà il giorno in cui si risveglieranno e ci sarà davvero una Grande Epidemia.
Giulia Salvaterra