Autore: Francesca Marzia Esposito
Pubblicato da Mondadori - Ottobre 2019
Pagine: 216 - Genere: Narrativa Contemporanea
Formato disponibile: Brossura, eBook
Collana: Narrative
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Due ballerine, due coetanee, due coinquiline, due amiche che dividono la stessa passione e la stessa ossessione per la danza e tendono al medesimo obiettivo: il raggiungimento della perfezione, che va oltre il talento e si avvicina pericolosamente al concetto di sparizione.
Quando danzavo la distanza tra la vita e la morte si azzerava fino ad annullarsi ……Perché tutto si innalzasse al di sopra dell’ovvio e del normale, occorreva ridursi a meno corpo possibile, meno diventava presente il fisico e più sarebbe stato adatto per ballare.
Francesca Marzia Esposito, scrittrice e insegnante di danza, conosce bene il mondo che racconta nel suo ultimo lavoro e ci presenta Miriam e Anita, due ventenni che dividono lo stesso appartamento e fanno parte della stessa compagnia di danza classica. Trascorrono le loro giornate allenandosi molte ore sotto lo sguardo vigile della direttrice della compagnia, ex ballerina per la quale la perfezione delle sue allieve è sinonimo di magrezza estrema. Gli allenamenti sono faticosissimi ed estenuanti e le due ragazze dedicano il loro poco tempo libero alla sciagurata ricerca di mille espedienti per rimanere lontane dal cibo. L’unico loro collegamento con il mondo esterno è rappresentato da Giordano, il fidanzato di Miriam, da Bruno, amico di quest’ultimo con la fissa della scrittura e dai messaggi che Miriam riceve sui social network, dove pubblica le sue foto.
Pur essendo amiche, Anita prova a volte una certa invidia nei confronti di Miriam:
Certi giorni avrei voluto essere lei …….. Miriam era talentuosa, in fila accanto alle altre spiccava, catalizzava l’attenzione…….. Il suo corpo insetti-forme, anche in condizione di stasi, irradiava. Era carismatica.
E sarà proprio un evento drammatico occorso a Miriam, dopo l’ennesima massacrante sessione di allenamenti, che porterà Anita a mettere in discussione tutte le proprie certezze e a interrogarsi sul vero ruolo della danza nella propria vita, insieme a tutte le ferree regole che da sempre si è autoimposta, a cominciare dal rapporto con il cibo e con il proprio corpo.
Corpi di ballo è una lettura intensa, un vero e proprio pugno nello stomaco: la scrittura, delicata e accurata diventa a volte feroce ed è come se trascinasse il lettore fino a fargli sentire la fame delle protagoniste e il loro desiderio di farsi “assenza”.
Approfondimento
In una società come quella odierna, in cui la cura ossessiva dell’immagine pare essere diventata un “must” e si sono persi di vista altri valori importanti, in cui disordini alimentari quali bulimia e anoressia colpiscono ragazze e ragazzi sempre più giovani, la lettura di Corpi di ballo invita a una profonda riflessione.
Coltivare una passione – come la danza, nel caso di Miriam e Anita – è estremamente positivo, ma per nessuna ragione si deve permettere che la passione si tramuti in ossessione.
Sentivo a volte la necessità organica di ingerire qualcosa, la smania di riempire una cavità che bruciava all’altezza dello sterno, ma questa doveva fare i conti con una nausea reale che sbarrava la strada. Come se il corpo si trovasse all’improvviso diviso in zone autonome non comunicanti: lo scomparto centrale, nel quale avvertivo il bisogno di riempire, e quello superiore, controllato da una centralina che impediva anche solo di avvicinare la bocca all’alimento, pur continuando a desiderarlo.
Le parole di Bruno ad Anita, durante una discussione, pur nella loro crudezza, sono un messaggio importante d una vera e propria spinta verso la lenta e dolorosa ricostruzione dell’ identità della ragazza:
In realtà la nostra vita comprende un po’ più del corpo che abbiamo in dotazione.
Connie Bandini